domenica 9 gennaio 2011

Aperte le celebrazioni per ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia


In questi giorni si sono aperte le celebrazioni per ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Giustamente il Presidente Napolitano ha ricordato «che possiamo e dobbiamo celebrare la ricorrenza del 150/o dell'Unità d'Italia in unità di intenti. Nulla è più lontano da me dell'idea di una celebrazione retorica, idilliaca e acritica del Risorgimento» e ha ricordato che ci furono molte asprezze, contraddizioni, sconfitte e successi. E' corretto infatti non dimenticarsi quelle problematicità che furono presenti nel processo unitario, come è doveroso ricordare tutte le componenti che contribuirono ad esso e non solo l'epica delle battaglie, che tra l'altro furono cruente e drammatiche e proprio di fronte ai dolori e le sofferenze di queste nacque la Croce Rossa a Solferino.

Maggiore secondo noi dovrebbe essere l'approfondimento dei fatti che videro i cattolici protagonisti con una proposta federale con Gioberti, Rosmini e i cattolici liberali nelle loro diverse componenti, ma anche col loro contributo culturale, si pensi a Tommaseo, Cantù e Manzoni. Di Manzoni ci piace ricordare il versetto di Marzo 1821 che introduce un nuovo e più alto concetto di "nazione": «Una gente che libera tutta /o fia serva tra l’Alpe e il mare;/ una d’arme, di lingua, d’altare,/ di memorie, di sangue e di cor» che dovrebbe contraddistinguere anche le celebrazioni.

Napolitano ha ricordato ancora e condividiamo che "Dobbiamo proseguire il cammino per il superamento dei vizi di origine con cui nacque lo Stato unitario, con un processo avviato con la Costituzione repubblicana che in un articolo valorizza le autonomie, prevede uno sforzo per superare il vizio d'origine del centralismo statale di impronta piemontese". Ma la prima proposta federalista ricordiamolo è fatta dai cattolici, Rosmini ne scrive addirittura un testo di costituzione; Pio IX proponeva un pattto doganale di libera circolazione delle merci come primo passo verso l'unità, se ci pensiamo è la stessa modalità usata per incominciare l'unificazione europea nel rispetto delle diversità.

L’anniversario dell’Unità d’Italia deve vedere i cattolici presenti nel dibattito culturale pubblico. È necessario far "riemergere il senso positivo di un essere italiani: servono visioni grandi, non per fare della retorica, ma per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, ragionevole, ottimismo" come sottolineato dal card. Angelo Bagnasco nel suo intervento al Convegno per le Settimane Sociali della Cei a Genova: "Il modo di ricordare questo prossimo anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme. L'Italia deve riscoprire che può contare come sempre sulla Chiesa, sulla sua missione, sul suo spirito di sacrificio e la sua volontà di dono".

Abbiamo scritto come Centro Culturale Cattolico San bendetto un libro e una mostra L’unità d’Italia. Una storia di persone e di idee. La mostra offre uno spaccato della storia dell’Unità d’Italia attraverso le diverse componenti del pensiero cattolico del tempo: personalità politiche, filosofi, economisti, giornalisti, sacerdoti, papi, beati e santi hanno messo a servizio dell’Italia idee innovative, in una situazione difficile e in contrasto con la loro cultura. Da essi nasce l’impegno a costruire una società migliore, senza rinunciare alla propria specificità, apportando un notevole contributo politico, economico, culturale e sociale.
Nella storia dell’Unità d’Italia centrale fu la “questione romana” e il percorso che i cattolici fecero e che li portò prima all'impegno sociale, economico, finanziario e infine ad una completa inclusione nella vita politica del paese con Meda e Sturzo e De Gasperi.

Che queste celebrazioni siano allora un'occasione anche per noi cattolici oggi di riscoprire il valore di questi grande personaggi e che siano spunto di riflessione per dare con nuova creatività e nella nostra specificità un contributo al nostro paese.

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