sabato 15 aprile 2017

Auguri S.Pasqua 2017

Gesù “non è un illuso che sparge illusioni, un profeta ‘new age’, un venditore di fumo, tutt’altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano”. È ciò che ha ricordato nell’omelia papa Francesco alla messa per la Domenica delle Palme.

La resurrezione è un evento storico, confermato da testimonianza e raccontato dai Vangeli. Chi incontra Gesù risorto lo testimonia e lo racconta. La resurrezione ci ricorda poi che Gesù è il Dio della vita, non della morte. Gesù da dignità ad ogni vita e ci ricorda il senso profondo della vita anche di fronte alle difficoltà, al dolore. Difronte ad una società che privilegia una cultura dello scarto, che vuole proporci un modello utilitaristico della dignità della persona
umana, che vorrebbe un “congedo” programmato per le persone che soffrono o
non trovano più un senso alla loro vita; una società che non crede più nella vita (mai così drammatico è stato il calo demografico), una società indifferente alle tragedie di interi popoli feriti dalla guerra, che rischia di assuefarsi anche alle drammatiche notizie della violenza del terrorismo, Papa Francesco ci ricorda che Gesù “È presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono
sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie... Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati.... Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato”.

Provocatoriamente potremmo dire che i cristiani sono attirati proprio dalla bellezza di quel volto sfigurato segno dell’amore di Dio. E’ questa la bellezza del cristianesimo che trova compimento nella vittoria sulla morte e la promessa di una vita eterna.

Siamo chiamati alla speranza: quella che ebbero gli ebrei che passarono dall’Egitto alla Terra Promessa fidandosi di Dio, anche nella Pasqua di Gesù papa Francesco ricorda “La croce è il passaggio obbligato, ma non è la meta, è un passaggio: la meta è la gloria, come ci mostra la Pasqua”, “Gesù che, come chicco di grano, morendo ci dona la vita. È Lui il seme della nostra speranza”. Anche in questi tempi che sembrano di passaggio il Papa ha ricordato a Milano che “Ogni epoca storica, fin dai primi tempi del Cristianesimo, è stata sottoposta a molteplici sfide. Sfide all’interno della comunità ecclesiale e nello stesso tempo nel rapporto con la società in cui la fede andava prendendo corpo”. Ma il Papa ci ha detto che le sfide non vanno temute, è bene che ci siano “sono il segno di una fede viva, di una comunità viva che cerca il suo Signore e tiene gli occhi e il cuore aperti”. Allora siamo chiamati a vivere le sfide del nostro tempo con la Speranza della Pasqua del Signore.

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