venerdì 6 aprile 2012

Auguri Pasqua 2012


San Paolo indica in Gesù origine e compimento della fede: “Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che da origine alla fede e la porta a compimento”(Eb 12, 1-3).
Gesù che muore in croce per noi ci permette di deporre il peso dei nostri peccati facendosene Lui carico, come dice Ungaretti in una poesia “maestro e fratello che ci sai deboli, Santo, Santo che soffri per liberare dalla morte i morti e sorreggere noi infelici vivi”.
E’ a Gesù che dobbiamo guardare sia nei momenti del bisogno sia in quelli di gioia. Nei primi troviamo in lui conforto, nei secondi dobbiamo rendere grazia e ricordarci che la vera fonte della gioia è in Lui come ci ha ricordato Benedetto XVI nel messaggio ai giovani per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù “In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano”, Gesù ha uno sguardo su di noi e noi con lo stesso sguardo dobbiamo avere verso gli altri: “Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità” (SS Messa delle Palme Benedetto XVI 1 Aprile 2012)
Di fronte alla Passione di Cristo, alla violenza fatta su Lui, innocente sacrificato, non possiamo rimanere indifferenti. Come ci ricordava Giovanni Paolo II nella via crucis del 2003 “Noi ci troviamo di fronte a questa testimonianza e sappiamo che non è lecito lavarci le mani”. Cosa diciamo cosa facciamo di fronte alla morte in croce di Gesù? Nella catechesi per la Quaresima a commento della XII stazione, quella in cui Gesù muore, il Cardinale Scola ha scelto una bella poesia di Clemente Rebora “Gesù manda il gran grido. Rende lo Spirito al padre. Immenso silenzio improvviso [..] immobile tutto un istante che è eterno [..] nell’immane momento il centurione, di fronte alla croce, sgomento, dice gloriando, coi suoi: “Veramente era il Figlio di Dio”. Anche noi siamo chiamati a fare questa professione di fede.
Gesù sapeva che avrebbe creato scandalo con la sua morte e Resurrezione. “Voi tutti vi scandalizzerete di me in questa notte; infatti sta scritto: colpirò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma dopo che io sarò risuscitato, vi precederò nella Galilea” (Mt. 26, 31-32) ma disse anche ai suoi apostoli “queste cose faranno poiché non hanno conosciuto né il padre né me.” (Gv. 16,1-4) . Allora come oggi noi abbiamo una diversa attesa, vorremmo un dio diverso, San Paolo diceva “E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani.” (1 Cor. 1, 22-23).
Anche nella società di oggi c’è chi assume solo la ragione e la scienza a criterio o chi chiede a Dio dei miracoli per credere come fecero i sommi sacerdoti che chiesero a Gesù di scendere dalla croce.
Auguriamo a noi e a voi di correre con perseveranza verso Gesù Risorto, di trovare la gioia nello stargli vicino e di sapere accompagnare con amore chi ha bisogno, di lasciarci scalfire e non lavarcene le mani, di dire anche “Veramente era il Figlio di Dio”

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