lunedì 27 gennaio 2020

Elezioni regionali la sconfitta di Lega e M5S

Le elezioni regonali hanno avuto un chiaro esito: la sconfitta di Lega e M5S.
Il M5S è ridotto oramai al lumicino in particolare in quella terra (L'emilia Romagna) che l'aveva visto nascere, segnando l'ennesima tappa di un declino inesorabile dovuto essenzialmente ai tanti errori nella gestione del governo , apparso subalterno prima a lega e poi al PD paga il fatto di essersi posto disponibile a qualsiasi alleanza pur di governare.
La lega di Salvini paga invece la'rroganza del suo leader che è riuscito con questa sfida e la crisi di governo dell'estate scorsa ha ridare credito ad un partito che smebrava oramai destinato a sparire : il PD.
La Lega paga anche il fatto di aver politicizzato una elezione amministrativa e aver puntato su un candidato di basso profilo in Emmila Romagna, completamente oscurato dall'ingombrante presenza del leader Salvini. Bonaccini eletto con meno del 50% dei voti nel 2014 quand votò solo il 37% degli elettori, grazie a Salvini trovo ora una legitimazione che fino ad oggi era incerta. Un peso certamente lo ha avuto il movimento delle Sardine che ha dimostrato alla sinistra che si poteva vincere e che le piazze non erano tutte con Salvini, il ritorno alla piazza ha creato quella consapevolezza che vincere era possibile senza la quale non ci sarebbe stata la mobilitazione che ha portato al 68% di aprtecipazione e alla vittoria di Bonaccini.
Con il M5S sempre più debole il PD diventerà ora paraddossalmente il partito leader della maggioranza e il M5S dovrà praticamente piegarsi ad ogni sua richiesta o quasi.

sabato 25 gennaio 2020

Trump esalta il ruolo delle donne nella difesa per la vita

Oggi, milioni di donne straordinarie in tutta l’America stanno usando il potere dei loro voti per lottare per il diritto in forza del quale tutti i loro diritti sono indicati nella Dichiarazione di Indipendenza – è il diritto alla vita. [applausi] A tutte le donne qui oggi, la vostra devozione e la vostra guida elevano tutta la nostra nazione e vi ringraziamo per questo. Le decine di migliaia di americani riuniti oggi non solo rappresentano la vita, ma è proprio qui che lo sostengono così orgogliosamente insieme. E voglio ringraziare tutti per questo. State dalla parte della vita ogni giorno. Offrite alloggi, istruzione, lavoro e cure mediche alle donne che aiutate. Trovate famiglie amorevoli per i bambini che hanno bisogno di una casa per sempre. Organizzate feste per le mamme che aspettano un bambino. Fate – voi fate semplicemente la missione della vostra vita aiutare a diffondere la grazia di Dio. E per tutte le mamme qui oggi, vi celebriamo e dichiariamo che le madri sono eroi.

President Trump speach at March for Life 2020

Trump becomes first president to speak at March for Life





"Under my administration, we will always defend the very first right in the Declaration of Independence, and that is the right to life."
"Unborn children have never had a stronger defender in the White House. ... Every life brings love into this world. Every child brings joy to a family. Every person is worth protecting."


"We have confirmed 187 federal judges who apply the Constitution as written, including two phenomenal Supreme Court justices"

martedì 7 gennaio 2020

AUSTRALIA : SITUAZIONE DEVASTANTE MA LO E' ANCHE L’INFORMAZIONE

Quello che sta accadendo in Australia è davvero impressionante. Gli incendi durano da mesi, da settembre le fiamme che devastano l'Australia hanno causato almeno 25 vittime. Questi morti sono il primo dato, ma poi seguono gli ettari devastati dagli incendi, quelli delle case distrutte e delle persone che hanno perso tutto e e quelli degli animali morti e dei loro habitat compromessi. Anche questa volta i media si sono buttati sulla notizia evidenziando all’inizio come causa degli incendi fossero i cambiamenti climatici.
Ma in questi giorni diversi media, qui riportiamo i dati di https://www.repubblica.it/esteri/2020/01/07/news/australia_arresti_dolo_incendi_emergenza-245143888/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1, incominciano a far trapelare una realtà molto diversa: centinaia di persone arrestate per incendio doloso, la maggior parte MINORENNI. “In particolare, nel Nuovo Galles del Sud 183 persone sono state accusate di reati relativi agli incendi boschivi da novembre, mentre 24 sono state arrestate per aver provocato deliberatamente incendi. In Victoria, 43 sono le persone accusate di incendi dolosi nel 2019, mentre nel Queensland 101 persone sono state arrestate, il 70 per cento di loro è minorenne”. Appare chiaro che ciò che sta cambiando è soprattutto il livello di negligenza nell’educazione dei figli. E allora il primo pensiero dovrebbe andare alla prevenzione di questo fenomeno e all’educazione di questi ragazzi (“Sono spesso bambini che non riescono a scuola, o l'hanno lasciata presto e sono disoccupati”) subito dopo aver espresso il cordoglio per le vittime di questa tragedia. Invece arrivano i titoloni che francamente lasciano più che perplessi come la dichiarazione del WWF che sostiene che oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi, affermazione assurda a nostro avviso che evidenzia il sensazionalismo che spesso accompagna questi tragici eventi e che però contribuisce ad un clima anti scientifico (come dimostrare una tale cifra?) piuttosto che ad affrontare i problemi seriamente. Senza dire che questi inciendi di grandi proporzioni, come quelli già avvenuti l’anno scorso in Indonesia, Siberia, Amazzonia loro si incidono sul clima per via delle polveri diffuse nell’aria, e questo effetto è verificabile sperimentalmente, mentre altre cause addotte spesso dai media non sono verificabili scientificamente ma solo dichiarate da modelli matematici a volte smentiti dopo qualche anno pefirno dagli esperti che li hanno definiti.

sabato 4 gennaio 2020

USA e IRAN tensione alle stelle

La tensione tra USA e IRAN è alle stelle. Negli ultmi giorni c'è stata un'escaltion da entrambe le parti. E' utile ricordare tutti i fatti ma prima ancora ciò che ha portato a queste tensioni.

Dove inizia la crisi
La tensione è salita da quando la Presidenza Trump ha deciso di stracciare gli accordi firmati dal predecessore Obama sul nucleare iraniano e di mettere pesanti sanzioni economiche all'Iran. La tensione poi è stata favorita dalla sempre più massiccia presenza di truppe legate all'Iran in Iraq e Siria. L'Iran ha risposto poi alla tensione con provocazioni continue in particolare nello stretto di Hormuz.
Lo scorso giugno Trump aveva fermato i caccia 10 minuti prima dell'attacco ad obiettivi iraniani a seguito dell'abbattimento di un drone USA da parte dell'Iran. Trump aveva poi "licenziato" uno dei più fervidi sostenitori dello scontro diretto con l'Iran, John Bolton, consigliere per la Sicurezza, lo scorso settembre. Sembravano segnali chiari del fatto che Trump non volesse arrivare allo scontro diretto con l'Iran. Ma poche settimane dopo ci fu l'attacco alle raffinerie petrolifere dell'Arabia Saudita dove l'Iran è il sospettato numero uno.
Il regime iraniano sembra nonostante tutto in grave difficoltà con cescenti manifestazioni di protesta interne represse nel sangue (300 morti negli ultimi mesi)

L'attacco alle basi in Iraq porta all'escalation
Nel mese di novembre e dicembre diversi attacchi alle basi irachene dove la presenza USA è significativa hanno fatto salire enomemente il livello dello scontro.
Lo scorso 3 dicembre, quattro missili avevano colpito la base di Al-Asad. A novembre oltre una dozzina di missili avevano colpito la base di Qayyarah, dove la presenza militare statunitense è ingente ma l'attacco più grave si è verificato lo scorso 28 dicembre quando un contractor americano è rimasto ucciso e dei soldati feriti in un attacco ad una base Usa nei pressi di Kirkuk con una trentina di missili. Gli americani puntano il dito contro le milizie sciite sostenute dall'Iran. ome risposta gli USA hanno effettuato cinque attacchi aerei, tre in Iraq e due in Siria, colpendo le postazioni della Kata’ib Hezbollah, milizia sciita irachena tra quelle a controllo remoto dall’Iran.

L'attacco all'ambasciata USA a Baghdad
Il 31 dicembre 2019 si è verificato l'attacco all'ambasciata USA a Baghdad da parte di migliaia di manifestazioni legati alle stesse milizie attaccate nei giorni precedenti dagli USA. E' chiara quindi la regia dell'Iran dietro questo grave gesto.
Va ricordato come riporta il sito https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/iraq-in-migliaia-assaltano-lambasciata-usa-a-baghdad-torretta-a-fuoco-la-polizia-lancia-lacrimogeni_12915549-201902a.shtml
che "Da settimane l'Iraq è scosso da proteste di piazza contro il governo e la corruzione, ma anche contro le milizie come Kataib Hezbollah e gli sponsor iraniani che appoggiano l'esecutivo del primo ministro Adel Abdul Mahdi. All'ambasciata statunitense, però, hanno protestato soprattutto combattenti di gruppi paramilitari vicini a Teheran. Tra i molti esponenti di spicco delle milizie, c'era Qais al-Khazali, capo della filo iraniana Asaib al-Haq, tra i leader sciiti più temuti e rispettati".

L'assassinio del Generale Qassem Soleimani 
Oggi (3 Gennaio 2020) gli USA hanno deciso di alzare ulteriormente il livello dello scontro con l'Iran con un'azione gravissima che ha portato all'assassinio del generale Qassem Soleimani all'aeroporto di Baghdad. Soleimani era appena arrivato con un volo dalla Siria ed era stato scortato all'uscita, quando l'auto in cui era a bordo è stata centrata da un missile. Sarebbe interessante capire cosa stava organizzando in Iraq. Qassem Soleimani, 62 anni, comandava dal 1998 le forze Quds, cioè le unità speciali delle guardie rivoluzionarie iraniane. Uomo al vertice del regime iraniano a cui è stata affidata l'organizzazione di tutti i rapporti internazionali degli ultimi anni che hanno portato all'estensione dell'influenza del regime in tutto il Medioriente; dal Libano alla Sira e ovviamente all'IRAQ. Il regime di Teheran perde il suo punto di riferimento strategico.
L'assisinio di un uomo va comunque condannata a prescindere dalle sue responsabilità e colpe, non è questa la via che può portare alla soluzione della crisi Iran - USA.

Scenari
L'Iran rivendica ora la necessità di vendicare il proprio generale. Le ripercussioni potrebbe essere diverse e non necessariamente interessare solo l'Iraq. L'Iran appare in ogni caso fortemente indebolito dalla perdita subita. Il regime dovrà rispondere per amndare un segnale sopratutto interno.
Gli USA hanno annunciato di aumentare la loro presenza militare di 3500 unità in Medioriente. Trump con la decisione di uccidere il generale Qassem Soleimani rischia cosi di dover rivedere la sua strategia di disimpegno e contraddirsi in una dei punti salienti del suo programma proprio nell'anno che porterà alle elezioni presidenziali: ha sempre sostenuto di non voler portare gli USA in inutili e prolungati conflitti in Medioriente. Sembra problematico lo scenario che si apre al presidenre Trump e ci si chiede se abbia un piano preciso o se abbia compiuto un gesto di cui forse non ha valutato tutte le consiguenze.