domenica 10 dicembre 2017

La scommessa di Trump su Gerusalemme

Il presidente americano, Donald Trump, ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e ha avviato il processo per trasferire lì l’ambasciata statunitense che ora, come tutte le altre sedi diplomatiche, è a Tel Aviv. Come ha dichiarato durante l'annuncio Trump è ora di riconoscere che Gerusalemme è la capitale di Israele e procedere sulla strada della pace nella direzione due popoli due stati. Trump fa quello che prevedeva una legge del Congresso del 1995, venuta dopo il Trattato di Oslo del 1993, che riconosceva Gerusalemme capitale, ogni presidente americano ogni 6 mesi doveva firmare un decreto per rinviarne l'applicazione. Trump col realismo che sembra contraddistinguere la sua politica oltre schemi ideologici e orami superati ha deciso di rompere gli indugi. D'altronde era una delle promesse della sua campagna elettorale. Certamente questa mossa gli garantisce anche il sostegno di una parte della destra americana, ma bisogna dire che anche i democratici hanno sempre sostenuto questa posizione, può quindi avere un riflesso interno. MA può rappresentare anche una scommessa sul rilancio di un dialogo che è fino ad oggi morto e senza sbocchi. Una mossa forse azzardata ma che potrebbe costringere i due interlocutori (israeliani e palestinesi) a rimettersi in discussione e rilanciare un dialogo bloccato da veti reciproci. Ognuno dovrà certamente cedere qualcosa. La situazione internazionale che vede una parte del mondo sunnita, Arabia Saudita prima fra tutti, alleata con Israele in versione antri-Iran, lascia presupporre che i palestinesi non troveranno facilmente un sostegno internazionale ad una nuova intifada, sembrerebbe quindi che la mossa, provocazione, di Trump possa sfruttare le attuali divisioni tra sciiti e sunniti e all'interno del mondo sunnita stesso (vedi isolamento del Qatar) per provare ad avere uno sbocco che oggi sembra impossibile e un po azzardato pensare. Certamente Trump scompiglia le carte e vedremo se questo sarà utile o no ad un processo di pace che fino ad oggi era morto...e certamente non è stato Trump ad ucciderlo.

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