mercoledì 29 novembre 2017

Rapporto Natalità ISTAT: un paese senza figli


L’ISTAT ha pubblicato il rapporto Natalità e fecondità Periodo di riferimento: Anno 2016. Sono 473.438 i nati nel 2016 (-12mila sul 2015); 1,34 in media i figli per donna; 31,8 anni l’età al parto. Secondo lo stesso rapporto nell'arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità e “Il calo è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani. I nati da questa tipologia di coppia scendono a 373.075 nel 2016 (oltre 107 mila in meno in questo arco temporale). Ciò avviene fondamentalmente per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli”.

Questa ultima osservazione ci ricorda che questa curva non potrà che peggiorare perché sarà sempre più difficile invertire il trend negativo perché in futuro ci saranno sempre meno donne in età fertile.

Si registra inoltre un ovvia diminuzione delle nascite all'interno del matrimonio: nel 2016 sono solo 331.681 (oltre 132 mila in meno in soli 8 anni). Questa importante diminuzione è in parte dovuta al contemporaneo forte calo dei matrimoni, che hanno toccato il minimo nel 2014, anno in cui sono state celebrate appena 189.765 nozze (57 mila in meno rispetto al 2008). Il report riporta anche che “Nel 2016 si conferma la tendenza alla diminuzione della fecondità in atto dal 2010. Il numero medio di figli per donna scende a 1,34 (1,46 nel 2010). Le donne italiane hanno in media 1,26 figli (1,34 nel 2010), le cittadine straniere residenti 1,97 (2,43 nel 2010). L'effetto della modificazione della struttura per età della popolazione femminile è responsabile per quasi i tre quarti della differenza di nascite osservata tra il 2008 e il 2016. La restante quota dipende invece dalla diminuzione della propensione ad avere figli”.

Queste osservazioni e i dati sulle donne straniere mettono in evidenza come il calo non possa essere spiegato solo con problemi ti tipo sociale ed economico. C’è un problema culturale.

C’è poi la tendenza a diventare mamme sempre più tardi e quindi i problemi di infertilità aumentano. Come ricorda il giornalista Polito sul Corriere della Sera “Se si aggiunge una illimitata e spesso superficiale fede nelle risorse della tecnica, quasi che la provetta potesse sostituire del tutto e a qualunque età il ventre materno, si può giungere a paventare la «Morte della madre», intesa come figura simbolo di una società declinante” , il giornalista conclude la sua analisi con delle osservazioni molto interessanti , per esempio, “che il concetto di fratellanza è molto più difficile da apprendere in famiglie senza fratelli” questa sta già cambiando la nostra società “Una generazione di figli unici sta crescendo nelle nostre case senza fratelli, con molti nonni e qualche bisnonno” . In prospettiva conclude “Un’inversione di tendenza potrà dunque avvenire solo quando ci sarà piena consapevolezza di queste cause culturali. Quando ricominceremo a pensarci come una comunità invece che come un agglomerato di interessi, e riprenderemo a premiare chi investe sul futuro, invece di dilaniarci per risorse sempre più limitate di spesa pubblica. Come seppero fare i nostri genitori, la cui spinta vitale generò il baby boom del dopoguerra, in un Paese dalle condizioni economiche e sociali non certo migliori di quelle di oggi”.

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