lunedì 20 novembre 2017

Le parole del Papa sul fine vita sono inequivocabili


Papa Francesco ha ribadito quanto la Chiesa ha sempre affermato , il Santo Padre ricorda quanto sia “moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico" secondo il principio della proporzionalità delle cure. Ribadisce chiaramente il no all’eutanasia e “l’imperativo categorico” “di non abbandonare mai il malato”. Ha ricordato poi l’importanza delle medicina palliativa che “riveste una grande importanza anche sul piano culturale, impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine”. Ha ricordato infine che “lo Stato non può rinunciare a tutelare tutti i soggetti coinvolti, difendendo la fondamentale uguaglianza per cui ciascuno è riconosciuto dal diritto come essere umano che vive insieme agli altri in società”.

Ogni lettura diversa del discorso del Papa, c’è chi addirittura parla di svolta, è del tutto falsa e strumentale.
 
E' del tutto improprio leggere questo intervento del Papa come qualcosa riferibile alla proposta di legge in discussione al Parlamento. Il Papa è intervenuto in occasione del convegno sul “fine vita” promosso dalla Pontificia Accademia. Quanto afferma poi è in notevole contrasto all'idea che è alla base della proposta di legge.
 
L’accanimento terapeutico e il suo rifiuto sono già possibili e regolamentati non serve una nuova legge. La legge sul TESTAMENTO BIOLOGICO E DISPOSIZIONI DI FINE VITA ha ben altre finalità.

Noi diciamo che Il vero atto di rispetto e di civiltà andrebbe indirizzato a fornire il più ampio sostegno alle famiglie per prendersi cura (che non significa solo la medicalizzazione della malattia) della persona malata e non per dare la morte. Anche i recenti dati dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano certificano che queste richieste di porre fine alla propria esistenza anzitempo sono rarissime. I malati desiderato essere curati e accompagnati. Come ha anche ricordato il Papa citando al storia di un sacerdote, 65enne più o meno, che scopertosi ammalato è stato accompagnato dal suo medico, un esempio di quell'alleanza medico paziente che invece la legge sulle "disposizioni" di fine vita mette in pericolo.
 
 
 

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