giovedì 30 aprile 2015

Inizia l’Expo di Milano qualche riflessione

Domani inizia l’Expo di Milano con quasi tutto pronto, gli scandali e i ritardi dovuti a litigi politici.Certo non tutte le infrastrutture saranno subito pronte (anche se molte lo sono già) ma Milano godrà successivamente di nuove autostrade e linee del metrò che difficilmente si sarebbero finanziate senza l’Expo.
I benefici per l’Italia sia per l’immagine sia per l’indotto economico dell’evento e per il turismo saranno grandi. Un occasione per rilanciare il brand Italia.
Un altro aspetto importante è il tema dell’Expo cibo energia per la vita , e la carta di Milano sul cibo può diventare se ben fatta il vero lascito dell’evento. Circa 1 miliardo e 200 milioni di persone continuano a vivere in estrema povertà. Più del 75% dei poveri, ossia 900 milioni di persone, risiedono nelle zone rurali e questo nonostante il numero dei poveri nel mondo sia calato da 2 milardi a 1 miliardo negli ultimi 20 anni.
Il tema della fame del mondo e dell’agricoltura e dell’energia sarà presente nei vari padiglioni , bisognerà non ridurre il tema ai soli prodotti di eccellenza rischiando di ridurrre il tutto alla sola promozione economica dei prodotti, ma pensiamo che la pluralità dei paesi aderenti, il record dell’expo, possa garantire una vera discussione sul tema. Da notare che molti paesi hanno investito molti soldi per i loro padiglioni per portare le loro tecnologie , far conoscere le loro eccellenze e le loro esperienze, il tutto per un totale di 1 miliardo di investimenti.
Non deve essere dato spazio solo ai riduzionisti del cibo e agli slogan facili dell’antispreco, il problema della fame del mondo lo si risolve con la solidarietà e l’educazione all’agricoltura e al cibo, cibo che c’è per tutti anche se mal distribuito o mal sfruttato. La tentazione dei big mondiali del land grabbing rischia di sfruttare le risorse dei paesi poveri che invece vanno valorizzate. Anche l’assistenzialismo non ha prodotto risultati che invece si ottengo nei micro-propgetti che coinvolgono le comunità locali. Lo sviluppo dal basso è la via da seguire serve ai piccoli contadini, allo sviluppo locale, al sistema globale (più cibo), all’ ecosistema . Va inoltre messo al centro anche il tema della pace e della democrazia, senza la pace e senza li libertà fondamentali, come dimostra la storia non può esserci sviluppo. Per avere la pace serve garantire la dignità e i diritti di ogni persona umana. Inoltre la Chiesa porrà attenzione che non di solo pane vive l’uomo, la centralità del cibo non esaurisce la ricerca anche dell’aspetto spirituale dell’uomo.“La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza.”  (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2014)

sabato 25 aprile 2015

La liberazione e la lotta per la libertà dell'Italia non è solo patrimonio della sinistra

La liberazione e la lotta per la libertà dell'Italia non sono solo patrimonio della sinistra
ricordiamo come anche i cattolici furono protagonisti di quella fase storica con le parole di Mattei


le numerose celebrazioni fatte [...] vennero quasi esclusivamente organizzate ed effettuate da altri partiti politici che, come è ovvio, furono indotti a valorizzare ed a mettere in particolare risalto l'apporto delle unità partigiane che a tali partiti facevano capo e che da essi dipendevano. Ciò ha forse ingenerato, nell'animo di coloro che ascoltarono tali rievocazioni o che ne lessero i resoconti sui giornali, la convinzione che la lotta di liberazione sia stata un po' il monopolio di uno o di due partiti politici. Noi troppo poco parlammo, fino ad oggi, dei nostri partigiani e troppo poco ne scrivemmo, quasi fosse la materia a farci difetto.

Orbene, [...] noi non ci sentiamo a nessuno secondi in materia di guerra partigiana, e perché - come S. E. De Gasperi ha ben chiarito nel recente discorso a Torino - non possiamo acconsentire ad essere "accolti" da nessuno tra le file dei difensori della libertà. Noi fummo bensì, e siamo sempre, "al fianco" di tutti per la difesa e la diffusione della libertà, in assoluta parità di diritti con qualunque altro partito, come fummo a chiunque pari nel compiere il nostro dovere.

[...]. Questi nostri partigiani, che, grazie alle loro convinzioni religiose ed alla mitezza dei loro costumi, stabilirono dovunque furono presenti un ordine civilmente cristiano, ci dicono con il muto ma eloquente linguaggio delle loro gesta, che non bisogna disperare, che sono ancora per noi disponibili nel fondo della nostra natura e della stirpe italica inesauribili valori divini ed umani affidandoci ai quali ogni rinascita sarà possibile.

Enrico Mattei,
Associazione partigiani cristiani,
24 aprile 1946

venerdì 24 aprile 2015

Italia difesa del matrimonio slow e divorzio fast

La legge sul divorzio breve è stata approvata con una maggioranza bulgara 398 si 28 contrari, nessun partito italiano ha fatto dichiarazione di voto contraria tutti i partiti si sono espressi a favore o hanno lasciato libertà di coscienza ai parlamentari. Insomma una legge supercondivisa. Ci si potrà lasciare definitivamente divorziando in 6 mesi massimo 1 anno, se si ricorre al giudice non essendo le parti d'accordo. Insomma una legge che sembra risolvere un problema enorme visto che nessuno era contrario nessuno si è opposto non c'è stato neanche dibattito pubblico. Invece dobbiamo guardare alle conseguenze e a cosa ci dice culturalmente e politicamente : due cose importanti la prima che il matrimonio è ridotto a un semplice contratto che si potrà rompere con semplice accordo tra le parti e in tempi veloci, il matrimonio già in netto calo in Italia e bistrattato dalla legislazione fiscale e non solo, ora sarà pure più facilmente scindibile, quindi l'Italia decide che non gli interessa difendere il matrimonio e neppure la parte più debole i figli, neanche citati nelle tempistiche del divorzio. Un individualismo e una precarietà dei rapporti fatta legge. Si dice finalmente adeguiamo le nostre leggi a quelle europee ma peccato che nessuno voti leggi come quelle europee agli incentivi economici alla maternità, alla conciliazione lavoro-famiglia alla defiscalizzazione dei figli a carico, insomma chi dice che ora siamo alla pari imbroglia ora siamo messi peggio. L'altro aspetto prettamente politico ci dice che il mondo cattolico che dovrebbe seguire il papa, che nello stesso giorno ha fatto una grande catechesi sul valore del matrimonio, o subisce passivamente o ha perso qualunque rappresentanza politica, probabilmente sono entrambe veri questi aspetti: l'associazionismo cattolico ha delegato ai partiti le discussioni su questi temi inserendo propri rappresentanti e appoggiando candidature ma ora che si votano queste leggi nessuno ha saputo opporsi in parlamento e pure l'associazionismo ha perso la sua autorevolezza ed è escluso dal dibattito, non c'è stato nessun confronto pubblico nessuna opposizione. 

lunedì 20 aprile 2015

Nuova terribile tragedia nel Mediterraneo

Le parole del Papa ci sembrano le migliori per esprimere DOLORE, CORDOGLIO e un'opinione su questa ennesima tragedia.

- Cercavano la felicità
- Sono unominie  donne come noi, nostri fratelli e sorelle
- rivolgiamo un'accorato appello alla comunità internazionale agisca con decisione e prontezza

GUARDA IL VIDEO DELL'INTERVENTO DEL PAPA

martedì 14 aprile 2015

Senza l'auto si spegne il nostro paese

I dati ISTAT lo certificano in Italia senza il contributo delle automobili (+ 16,3 per cento) e della raffinazione di prodotti petroliferi (+12,2 per cento) la produzione sarebbe colata a picco.
L’autotrasporto e i settori collegati sono ossigeno vitale. E senza la trasformazione della FIAT in FCA cioè da azienda italiana a multinazionale l'auto in Italia non esisterebbe più.
Leggi l'articolo del foglio. http://www.ilfoglio.it/economia/2015/04/13/fiat-fca-senza-marchionne-produzione-a-picco___1-v-127704-rubriche_c309.htm

Il Papa ricorda il genocidio degli armeni e Gozi rende ridicolo il governo


Di fronte alla posizione del Papa che semplicemente ricorda la realtà della vicenda storica che provocò lo sterminio di più di 1 milione di armeni, dopo la veemente reazione del governo della Turchia che si ostina a non riconoscere le atrocità del 1915, ad imbarazzare più di tutto è il governo Renzi con il sottosegretario Gozi  per l'assurda tesi sostenuta che  è «Inopportuno che il governo italiano prenda posizione». Inopportuno è lui, la sua scarsa formazione politica e storica. Un governo ha l'obbligo di denunciare un genocidio ancor più se i fatti sono grandemente documentati dopo 100 anni di indagini storiche. Ricordiamo che di fronte ad un genocidio riconosciuto l'Onu per statuto è obbligato ad intervenire anche con la forza per fermarlo, se il genocidio viene negato può invece venire perpetrato impunemente senza l'intervento della comunità internazionale. E' ciò che accadde in Ruanda quando a riconoscere il genocidio pubblicamente fu solo Giovanni Paolo II, in quest'ottica il governo italiano avrebbe dovuto cogliere anche l'importanza delle parole del Papa che parlano anche di un genocidio dei cristiani in atto oggi richiamando quindi la comunità internazionale alle sue responsabilità come già fatto il venerdì santo.

L'unico esponente del governo che ha evidenziato la sproporzione delle accuse di Ankara al Papa è stato il ministro degli esteri Gentiloni, a questo punto l'opportunità politica richiederebbe che le imbarazzanti dichiarazioni di Gozi lo portassero a rapide dimissioni.

sabato 11 aprile 2015

147 non solo un numero

Vogliamo dare spazio a questa iniziativa che ci sembra molto significativa "147 non solo un numero" http://www.lastampa.it/2015/04/10/multimedia/esteri/kenya-non-solo-un-numero-aqgv2pLcinNnLwjaSeH5HP/pagina.html
ci aiuta a guardare e non dimenticare, a fare memoria e non scordare le storie delle 147 vittime dell'attentato alla Garissa University del Kenya. Quasi tutti studenti universitari cristiani. Guardare il loro volto e leggere chi erano ci aiuta a non pensare a questa tragedia solo come ad un numero ma a soffrire per la perdita di tante persone coi loro sogni, i loro talenti, la loro gioventù, le loro speranze andate perse per sempre.

mercoledì 8 aprile 2015

L'accordo sul nucleare con l'Iran, tra speranze e timori

In Svizzera è stato siglato un accordo tra il cosidetto 5+1 e l'Iran su nucleare, che ne prevede lo smantellamento della parte militare in cambio della fine delle sanzioni economiche.
La pace pensiamo non possa prescindere dalla richiesta di Israele che ci pare giusta: «Israele chiede che ogni accordo finale con l’Iran includa un chiaro e non ambiguo riconoscimento del diritto di Israele di esistere».
L'accordo sul nucleare iraniano apre scenari interessanti ma ambigui, come tutta la politica estera di Obama che in Yemen da per esempio il via libera ai sauditi contro lo stesso Iran.
Certo la riapertura a relazioni economiche e politiche dell'Occidente con l'Iran potrà avere risvolti positivi per entrambe le parti e certo l'Iran potrà essere un alleato contro lo Stato Islamico, rimane il problema della Siria e quello dello Yemen .
Oltre la reazione di Israele bisognerà capire come Arabia Saudita Egitto e Turchia valuteranno questo accordo e che reazioni ci saranno proprio sui campi di scontro tra sciiti e sunniti, vedremo se questo accordo sarà utile a risolvere la complessa situazione nell'area mediorientale o a renderla ancora più confusa.
Certo le parti moderate in Iran festeggiano e vengono rafforzate nel paese da questo accordo, questo è un fatto positivo come sicuramente non si può estraniare l'Iran dal consesso internazionale se si vogliono risolvere i problemi di tutta l'area.

venerdì 3 aprile 2015

Auguri di Pasqua


I cristiani sempre piu vittime o obiettivi inermi del terrore jihadista

Bisogna oramai ammettere, che seppure con un chiaro obiettivo strumentale di focalizzare lo scontro tra mussulmani e cristiani, è in corsa  una vera e propria caccia al cristiano. La strage di 147 studenti in Kenia dove i musulmani e i cristiani sono stati separati e i primi liberati i secondi trucidati.
Che sia strumentale è chiaro se si leggono altri fatti come la guerra in Siria e Yemen : lo scontro in atto è sopratutto uno scontro all'interno del mondo mussulmano tra sciiti e sunniti. 
Ma i cristiani subiscono una vera persecuzione  nuovi martiri sono frequenti  “Ce ne sono tanti!”, ha affermato commosso il Pontefice; essi “non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via”.
Già da mesi in Nigeria da parte di Boko Haram, le ragazze rapite erano solo quelle cristiane, ed ora in Kenya dove gli estremisti di al-Shabaab prendono di mira un campus a Garissa e separano i cristiani dai mussulmani e ne fanno una strage con atti efferati degni dei terroristi peggiori. I cristiani quindi sempre piu vittime o obiettivi inermi del terrore jihadista