giovedì 19 novembre 2015

Per battere il terrorismo serve dare spazio al dialogo fede ragione

Di fronte agli attentati in Francia e alle seguenti notizie sugli attentatori appare evidente che i terroristi erano e sono cittadini europei. Nati e vissuti in Francia e in Belgio.
Hanno fatto le scuole in Francia e quindi hanno visto e vissuto la nostra società quindi potremmo dire sono “persone normali” non possiamo nasconderci questa verità, certo sarebbe più facile forse per noi per giustificare e giustificarci ritenere che sono persone a noi estranee. Invece no sono cresciuti insieme ai nostri figli. Figli di negozianti, autisti di pullman, e tutti poco più che ventenni. Lo stesso si poteva dire dei terroristi che hanno già altre volte hanno colpito in Francia in diverse città.
Da dove arrivano, sempre dai soliti quartieri e dalle solite banlieue parigine come Saint-Denis. Non è infatti nuovo il nome di Moleenbek per esempio, quartiere di Bruxelles da dove sono arrivati anche il franco-algerino autore della strage al Museo ebraico di Bruxelles, e Abdelhamid Abaaoud, il cervello della cellula di Verviers ancora latitante. E ancora: Amedy Coulibaly, che ci ha comprato le armi per il massacro all’Hypercacher, e Ayoub El Khazzani, l’autore della mancata strage sul treno Thalys Amsterdam-Parigi.
Dovremmo chiederci come mai? Un discorso che tenga conto solo del disagio sociale ed economico che si vive in questi quartieri non è sufficiente, la politica assistenzialista che coi sussidi di disoccupazione dà  migliaia di euro ai disoccupati, favorendone l’inerzia nella ricerca di un lavoro, non ha creato inclusione. Inoltre molti di questi giovani non avevano problemi economici. Innanzitutto analizzando le realtà di questi quartieri si osserva che si è permesso il crescere di un humus culturale a noi estraneo e che non cercava di integrarsi ma anzi si contrapponeva a noi ideologicamente. Perché non si è agito innanzitutto culturalmente per limitare il dilagare di profeti di odio e di un pensiero integralista? Forse per paura di uno scontro, forse per un politically correct, che appare anche in questi giorni, che sembra imporci di non chiamare col giusto nome le cose. C’è una ideologia che ha radici religiose. Questo non significa criminalizzare tutti gli islamici ci mancherebbe, sarebbe un errore altrettanto grave, ma ci permetterebbe di incominciare a capire perché un giovane europeo segue l’integralismo religioso. Forse proprio perché in Europa non ha trovato un sentire comune, una cultura rispettosa di alcuni valori, rispettosa della stessa fede, fa riflettere che gli attentati avvengano in Francia, un paese che ha cercato di cancellare la religione dai luoghi pubblici, che ha espresso un laicismo esasperato.
Noi abbiamo rinnegato la nostra storia, la nostra cultura, le nostre radici cristiane e di fronte ad una società svuotata, senza valori, una società evidentemente decadente, questi giovani si aggrappano ad una ideologia per trovare un senso alla loro vita. E qui che si combatte la battaglia per vincere contro il terrorismo offrendo una cultura, un umanesimo cristiano che invece l’Europa e l’occidente continuano a combattere e smantellare pezzo per pezzo. L’allarme lo aveva già lanciato Benedetto XVI a Ratisbona nel 2006 “Nel mondo occidentale domina largamente l'opinione, che soltanto la ragione positivista e le forme di filosofia da essa derivanti siano universali. Ma le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino dall'universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell'ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture”. Questo è il grave rischio per l’Occidente.
Unultima riflessione va aggiunta sul rapporto tra violenza e religione, è chiaro come disse Benedetto XVI che “La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima. Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione, è contrario alla natura di Dio” e la violenza agisce contro la ragione. Papa Francesco nell’angelus della domenica successiva ai tragici fatti di Parigi ha affermato “Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell'uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti intollerabili, non si può non condannare l'inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell'odio non risolve i problemi dell'umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia”.

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