venerdì 29 marzo 2013

La crisi politica nelle mani di Napolitano


Noi lo avevamo detto subito, “Nel caso Bersani volesse provare il governo di minoranza per fortuna ci sarà Napolitano a non accettare un'avventura così rischiosa e assurda in cui ogni giorno bisognerà contare assenti e trattare tutto, Napolitano la respingerà e sceglierà un tecnico per un governo PD-PDL e Bersani andrà in panchina” e così è stato, Bersani e il PD non sono riusciti a formare un Governo, peccato che la testardaggine di Bersani abbia fatto perdere un mese al paese, in questo ha una grave responsabilità. «L'esito delle consultazioni non è stato risolutivo» dice il comunicato della presidenza della Repubblica.

Giorgio Napolitano consulterà personalmente i partiti e deciderà sugli sviluppi possibili del quadro politico istituzionale. Cioè sceglierà una persona di alto profilo, con prestigio internazionale in grado di trovare il consenso delle forze politiche di centro destra e centro sinistra. Bersani ha obbligato il capo dello stato a trattare al suo posto con il PDL e gli altri partiti, il Pd ne uscirà comunque ridimensionato nell'immagine e senza leader, Grillo griderà all’inciucio e aspetterà di raccogliere i consensi che gli deriveranno dall’essere all’opposizione contro i partiti. L’unica via per uscirne è fare! Le forze partitiche devono fare e agire almeno questa volta per il bene comune. Dubbi sul risultato? Si tantissimi, non sono riuscite a farlo col governo Monti, ma questa volta saranno chiamati ad entrare nel governo ed assumersi una responsabilità politica. Non potrà essere un governicchio deciso col manuale cencelli però. Se falliranno perderanno il paese e lo lasceranno definitivamente al populismo, che ha dalla sua lo sconforto e giuste recriminazioni, ma che si pone obiettivi assurdi e disastrosi come la decrescita e una democrazia assembleare che sa tanto di anarchia.

Unico dubbio è che le varie parti non si fidano una dell’altra soprattutto in vista della sfida decisiva per il Quirinale e cosi potrebbero non decidere prima dell’elezione del nuovo presidente.

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