giovedì 22 novembre 2012

Stati vegetativi e il principio di precauzione

Lettera pubblicata su Avvenire del 20 Novembre 2012
 
Caro Direttore,
la ringraziamo per lo spazio che sempre dedica alle notizie sui temi di bioetica. In merito alla bella notizia riguardante gli studi sugli stati vegetativi vorremmo sottolineare come queste ricerche aggiungono elementi che dovrebbero almeno lasciar spazio a un principio precauzionale anche nei più dubbiosi. Spesso la stessa stampa che enfatizza le potenzialità delle nuove scoperte scientifiche, curiosamente trascura le possibilità di aiutare e migliorare le condizioni di vita a queste persone che sono in condizioni che limitano o cancellano le capacità comunicative, ma che non perdono la loro dignità.
Lasciateci fare una breve considerazione suggerita da un nostro amico, Andrea, che ci riporta al 2008 e alla vicenda di Eluana. Queste tecniche o tecniche simili erano già conosciute ma non se ne è voluto tener conto.
Non riusciamo a non domandarci se anche Eluana si rendeva conto di tutto, proprio come Routley Scott di cui il neuroscienziato Adrian Owen, alla guida del team del “Brain and Mind Institute”, chiamato anche il “lettore della mente” per i suoi studi sui pazienti con gravissime lesioni cerebrali, ha detto “Crediamo che sappia chi è e dove si trova”.

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