lunedì 3 settembre 2012

In merito alla figura del Cardinale Martini

Lettera publicata su Avvenire del 4 Settembre 2012

Vogliamo esprimere innanzitutto il nostro grazie al cardinale Martini per quanto ha dato alla nostra formazione di giovani e di educatori della diocesi di Milano. Da lui abbiamo imparato la lectio divina partecipando alle bellissime e profonde celebrazioni diocesane della scuola della Parola o meditando le sue prediche e lettere pastorali. Come non ricordare, poi, gli incontri educatori al Sacro Monte di Varese o il gruppo Samuele da lui voluto. Come non ricordare i suoi insegnamenti su come vivere i sacramenti e in particolare la confessione. Purtroppo oggi assistiamo a strumentalizzazioni che certo non merita. Abbiamo seguito il cardinale Martini nelle celebrazioni diocesane come seguiamo quelle del cardinale Scola. L’idea di Chiesa, proposta da numerosi giornali, che vuole vedere solo divisioni o peggio ancora i cardinali come esponenti politici non è un’idea cristiana. Pur non condividendo alcuni dei punti di vista manifestati negli ultimi anni, gli dobbiamo riconoscere il merito di aver rilanciato lo studio e la preghiera dei testi biblici a Milano, come pure l’apertura al dibattito con i non credenti e i vari mondi della cultura milanese. Gli stessi che anche il cardinale Scola ha incontrato all’inizio del suo episcopato. Abbiamo avuto l’impressione che negli ultimi anni si sia prestato a possibili strumentalizzazioni, e infatti alcuni giornali non hanno esitato ad usare le sue parole contro la Chiesa; le prefazioni al libro di Mancuso o il libro intervista con Ignazio Marino sono un esempio di ciò. Un’ultima nota sulla squallidissima polemica si suoi ultimi momenti: la Chiesa è sempre stata contro l’accanimento terapeutico e la scelta di Martini non c’entra nulla coi casi Eluana e Welby come ben chiarito da Roberto Colombo su Avvenire.

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