sabato 23 giugno 2012

La vera soluzione è considerarsi un’unica famiglia europea

Passate le elezioni politiche in Grecia, il cui risultato ha confermato che la maggior parte dei greci desidera rimanere nell'aerea euro, ma che hanno visto una significativa affermazione delle componenti che vogliono mettere in discussione i trattari con l'Europa, possiamo concentrarci sul vero punto saliente della crisi: che Europa vogliamo. Hanno provato a rilanciare un immagine di unità i leader riunitisi a Roma. Era noto che le elezioni greche non sarebbero state risolutive e sappiamo bene che il problema economico coinvolge in diverso modo ma con alti rischi sia Italia, che Spagna che altri paesi. Continuano i dubbi anche sulla consistenza di alcune rassicurazioni francesi. Il punto aperto rimane cose deve unire i paesi europei, certo c'è un vuoto politico da colpare, come anche un ruolo più importante da dare alla BCE. Serve una politica economica con diversi punti in comune che rassicuri che situazioni di criticità e sprechi non si ripetano. Servono regole fiscali comuni. Ma soprattutto serve che l'Europa si ricordi che vuole essere unita e quindi deve prevalere uno spirito solidaristico in cui i paesi più forti si facciano carico dei pesi più deboli, facendosi carico anche dei loro debiti. Certo è giusto chiedere correzioni ed evitare con regole stringenti gli sprechi che sono avvenuti in questi anni. Ma bisogna ricordare che non solo i paesi ora all'indice hanno goduto dell'entrata dell'euro. Anche la Germania se ne è molto avvantaggiata dominando grazie ad un cambio favorevole tutte le esportazioni e il mercato europeo. Le stesse banche tedesche si sono arricchite col debito greco. La vera soluzione è considerarsi un’unica famiglia europea e applicare politiche eque e di redistribuzione dei debiti cioè solidaristiche. Quello che avviene per esempio oggi in Italia con le regioni più forti che sostengono quelle più deboli, ma con delle correzioni che siano virtuose per loro. Ma al crisi economica ha anche radici etiche. Allora serve avere una visione per costruire il futuro, riaffermare un modello di sviluppo per il benessere di tutta l’umanità. Le terapie adottate hanno avuto effetti sui dati macroeconomici ma hanno aumentato la povertà e le differenze sociali. E non si è avuta quella bella prosperità che dovrebbe arrivare dopo i sacrifici. Non è possibile ripetere sempre le stesse soluzioni secondo un modello ormai esaurito, i cristiani hanno un modello sempre attuale e innovativo: la dottrina sociale della Chiesa.

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