sabato 25 febbraio 2012

ICI e Chiesa Cattolica: precisare non solo cosa pagare ma anche i servizi resi

Il Governo Monti si appresta a varare una riforma fiscale, la giudicheremo quando sarà compiuta. In questo pacchetto ci sarà anche una norma che riguarda l'ICI e la Chiesa Cattolica. Vogliamo e dobbiamo precisare innanzitutto che la Chiesa paga già l'ICI per tutte gli stabili adibiti ad uso esclusivamente commerciale, è quindi improprio e un po' ideologico scrivere che il governo Monti farà pagare l'ICI alla Chiesa. Come già detto dalla Chiesa se ci sono delle zone d'ombra dal punto di vista legislativo, che vanno chiarite e precisate, è giusto intervenire in tutte quelle situazioni ibride in cui convivono insieme le attività no profit e di carattere sociale e attività di carattere commerciale. Bene, sanate queste realtà e inquadrate in regole più corrette, è doveroso rimarcare anche il valore economico svolto dalla Chiesa in attività di carattere caritativo, assistenziale ed educativo che spesso sostituiscono lo Stato svolgendo oltre un servizio pubblico anche una supplenza, pensiamo alle mense per i poveri o le strutture di accoglienza dei bisognosi o degli immigrati, ma c'è poi anche la parte educativa pensiamo alle scuole paritarie oppure ospedaliera pensiamo solo alle strutture per disabili o riabilitazione che integrano un servizio scolastisco e sanitario statale che per gli stessi servizi pubblici avrebbe costi enormemente maggiori. Allora bisogna tutelare e salvare questo patrimonio e questa risorsa che se venisse a mancare causerebbe un danno economico molto maggiore allo Stato e una rete educativa e sociale più povera. Bisogna salvare il terzo settore e le onlus da una deriva che punti solo a contabilizzare tutto e subito senza pensare alle conseguenze e ai costi che questo comporterà. Anche perchè queste nuove norme non riguarderanno solo la Chiesa ma tutto il terzo settore

mercoledì 22 febbraio 2012

Le riforme ultima chance per i partiti

Settimana scorsa è passata un po’ in sordina la bozza di un accordo tra PDL PD e terzo Polo per una riforma costituzionale che conterrebbe la fine del bicameralismo perfetto, la riduzione dei parlamentari e maggiori poteri al premier. Bene. Questo ci pare sia il risultato di un nuovo clima con minor conflittualità dovuto alla presenza di un governo tecnico che fa sì che nessun partito si potrà fregiare da solo della riforma e nello stesso tempo nessuno potrà gridare allo scandalo perché si mette mano alla costituzione a colpi di maggioranza. Forse è finito un altro tabù e si potrà mettere mano alle riforme costituzionali unica premessa per una riforma elettorale che sia veramente efficace. O forse siamo troppo ottimisti e tutto si risolverà in nulla. Vedremo, certo i partiti hanno solo questa occasione per emergere dalla loro irrilevanza e recuperare un minimo di credibilità.

La crisi greca

L'Europa ha deciso finalmente di dare un finanziamento di 130 miliardi di euro in prestito alla Grecia, nello stesso tempo sono stati ridotti i debiti verso le banche che avranno in cambio titoli greci a lungo periodo con interessi minori, certo la Grecia in cambio perde parte della sua autonomia perchè di fatto avrà in casa UE e FMI a controllare passo passo le politiche economiche e non solo. Certamente ai greci sono stati chiesti sforzi e tagli pesantissimi, il problema sarà vedere se questi tagli non spingeranno il paese in una recessione tale che l'obbiettivo della riduzione del rapporto debito/pil non sarà più raggiungibile. I greci hanno l'onere di ristrutturare un’economia e un’amministrazione pubblica che ha creato spechi ed eccessi che adesso verranno ridotti. Forse sarebbe stato meglio, e sarebbe costato meno, agire prima e probabilmente pensare anche ad un fondo a perdere da investire in Grecia per il suo sviluppo. Infatti un nuovo prestito rischia solo di rinviare il problema di un paio di anni, prestare con alti tassi di interesse non ci pare possa risolvere il problema. Il rischio è che attraverso questi nuovi debiti la Grecia perda la sua autonomia e libertà. C'è già chi parla di rinviare le elezioni.