lunedì 31 ottobre 2011

Primavera o inverno arabo?

Lo slogan primavera araba che ha portato alla caduta dei dittatori in nord Africa sottolineava la voglia di libertà che attraversava la società di questi paesi e in particolare tra i giovani. Oggi si sta passando allo slogan autunno arabo se non addirittura inverno arabo a sottolineare che questo spirito di libertà rischia di dissolversi a causa di transizioni troppo lente o caratterizzate dall'avvento dell'integralismo islamico.
Dobbiamo dire che le situazioni non sono tutte uguali, in Libia c'è stata una guerra civile che quindi ha creato lutti e divisioni, il fatto che il CNT abbia approvato l'assassinio di Gheddafi e detto che il nuovo stato sarà uno stato islamico ci preoccupa alquanto, il modo in cui si è determinato il nuovo potere non è ancora chiaro come l’equilibrio tra le diverse componenti che comporranno il nuovo governo.
In Egitto l'esercito ha, possiamo dire, congelato la situazione. Non c'è ancora stato il passaggio alle elezioni, anche se è previsto. Ci sono stati diversi attacchi alla minoranza copta e alle sue chiese, un fatto non nuovo purtroppo ma per la prima volta si è avuto una scontro tra esercito e minoranza cristiana, se a questo aggiungiamo il timore di una forte vittoria dei fratelli mussulmani nelle prossime elezioni, possiamo avere forti dubbi che la situazione si risolverà in una vera democrazia. Preoccupa che i fratelli mussulmani non si siano spesi a difesa della minoranza cristiana come preoccupa il loro rapporto con l’esercito, è indispensabile che l’esercito non assuma una connotazione etnica o religiosa per poter garantire tutte le minoranze presenti in Egitto. Il ruolo che saprà assumere l’esercito in Egitto rimane il punto fondamentale.

La Tunisia appare la situazione in cui i cambiamenti sembrano avere uno sviluppo reale più veloce verso un sistema democratico. Si sono svolte infatti le prime elezioni veramente libere a cui ha partecipato il 90% della popolazione: un fatto positivo, pur in un clima di incertezza e segnato da troppi timidi passi in avanti dal punto di vista economico e sociale. Ma la democrazia prevede che il risultato elettorale venga rispettato e ad aver vinto è stato il partito islamico con più del 40% dei voti. Certo si sono presentati come moderati ispirandosi al partito di Erdogan in Turchia ma dovranno dimostrare coi fatti questa moderazione rispettando per esempio la libertà di vestire e di studiare delle donne e non imponendo la legge islamica. Un passaggio elettorale simile si era avuto negli anni 90 in Algeria con la vittoria del FIS, certo un partito fortemente islamico e una situazione completamente diversa, ma dobbiamo ricordare che allora la vittoria degli islamici portò ad un colpo di stato che non riconobbe la vittoriale elettorale e ad una guerra civile lunghissima con efferati stragi e centinaia di migliaia di morti e con la persecuzione verso i cristiani. Certo i tumulti seguiti alla vittoria del partito islamico in Tunisia da parte degli ambienti legati all'ex regime non sono un buon inizio, si spera che i nuovi dirigenti imparino dalla storia tragica dei loro vicini e portino il paese ad una fase transitoria più moderata nel rispetto di tutti.

In generale non possiamo dopo aver dato la libertà di voto pretendere di scegliere chi vince, non possiamo neanche illuderci che in questi paesi non ci siano richieste che facciano riferimento all'identità mussulmana nella gestione della società, ma è utile ricordare che la richiesta di libertà è ispirata più al modello occidentale di libertà che non ad una rivendicazione islamista non essendo presente nel mondo arabo un vero modello democratico fino ad oggi. Dobbiamo però pretendere il rispetto dei diritti di tutti, della donna in particolare, e la libertà di religione e la non discriminazione dei cristiani. Come sono state fatte pressioni internazionali per la caduta dei regimi debbono esserci decisi delle pressioni anche su questi punti, altrimenti veramente la primavera diventerà un inverno arabo.

Benvenuta Nargis. Da oggi siamo in 7 miliardi.

Oggi è nata Nargis, questa bambina indiana fa raggiungere il treguardo della soglia della popolazione mondiale di 7 miliardi.
Vogliamo salutare con gioia questa nascita, perché come ogni altra nascita segna un atto di fiducia e speranza nella vita e nel futuro. Allontaniamo ogni tentazione e catastrofismo che richiama la population bomb. Il futuro è dei paesi che hanno tanti figli e hanno una tasso di natalità sufficiente a garantire un ricambio generazionale. Lo vediamo oggi nella crisi economica come l’inverno demografico dell’occidente sia una tra le cause della crisi economica con sistemi di welfare sociale che non reggono uno schema demografico che vede una sproporzione tra anziani e giovani. Lo sappiamo noi in Italia dove coloro che hanno meno di venti anni sono solo uno su cinque, un numero pressoché pari a quello degli ultrsessantacinquenni, in cui ogni anno le nuove nascite non toccano quota 6oo.ooo, ben 15o.ooo in meno di quante ne occorrerebbero per garantire nel tempo l'attuale dimensione demografica. Ricordiamo che il livello che consente il ricambio generazionale, è attestato intorno alla media di 2 figli per donna, oggi in Italia siamo a 1,4 figli per donna. Nell’India di Nargis questo livello è oggi 2.7 figli per donna, e ci ricorda come anche nei paesi in via di sviluppo col crescere del benessere economico e del livello di istruzione c’è un fisiologico assestamento di questo tasso.
Tutte cose che ci sono state richiamate dal recente rapporto del Comitato del Progetto Culturale della Cei che ha indicato anche delle proposte per risolvere il problema facendosi promotore di un family mainstreaming che consiste in una strategia di sostegno alla famiglia in quanto tale, basata su quattro pilastri fondamentali: si va dall’equità nell’imposizione tributaria e nelle politiche tariffarie, alla conciliazione famiglia-lavoro, ai contratti relazionali sino alle politiche abitative a misura di famiglia

Potere politico e giudizario devono rimanere distinti lo dice la Costituzione

Se due indizi fanno una prova allora eccoli: il 13 marzo 2011 durante la partecipazione del procuratore Antonio Ingroia alla manifestazione di Roma a favore della Costituzione, il pm Ingroia aveva definito “controriforma" quella della giustizia, ieri il procuratore ha partecipato al congresso di un partito, quello del PdCI, sotto lo slogan «La rivoluzione da ottobre»; testualmente ha detto “Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni ma io confesso che non mi sento del tutto imparziale. Anzi, mi sento partigiano, sono un partigiano della Costituzione ”.
Due interventi chiaramente politici e in contesti fortemente caratterizzati da una chiara connotazione partitica, decisamente inopportuni. Possiamo davvero fidarci di un magistrato così? Sarà possibile pensare che le sue inchieste non siano influenzate dalla sua dichiarata militanza politica? dov'è finito l'ideale di separazione tra potere legislativo e giudiziario quando un giudice pubblicamente ostenta la sua avversione ad alcune leggi? Quanto ci mancano magistrati come il giovane Rosario Livatino, assassinato dalla mafia il 21 settembre del 1990 quando aveva 38 anni, che il 7 aprile 1984 presso il Rotary Club di Canicattì ricordò come un giudice deve astenersi dal "tenere pubblicamente discorsi per un'organizzazione politica o per un suo esponente o dall'appoggiare un candidato ad una carica pubblica", in merito alla credibilità del magistrato disse: “La credibilità esterna della magistratura nel suo insieme ed in ciascuno dei suoi componenti è un valore essenziale in uno Stato democratico, oggi più di ieri. "Un giudice", dice il canone II del già richiamato codice professionale degli U.S.A. "deve in ogni circostanza comportarsi in modo tale da promuovere la fiducia del pubblico nell'integrità e nell'imparzialità dell'ordine giudiziario" [..] è importante che egli offra di se stesso l'immagine equilibrata, sì, di persona responsabile pure". Qualche dubbio sorge nel caso del pm Ingroia.
Sempre Livatino ricorda “Il magistrato altro non è che un dipendente dello Stato, al quale è affidato lo specialissimo compito di applicare le leggi... Egli è un semplice riflesso della legge che è chiamato ad applicare”.

martedì 25 ottobre 2011

La sentenza della UE: una PIETRA MILIARE NELLA PROTEZIONE DELLA VITA UMANA

Il 18 Ottobre 2011 la Corte Europea ha sentenziato, in base all’art. 6, n. 2,
lett. c), della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 luglio 1998, 98/44/CE, sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, che "costituisce un «embrione umano» qualunque ovulo umano fin dalla fecondazione, qualunque ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura e qualunque ovulo umano non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia stato indotto a dividersi e a svilupparsi". Questa sentenza ha escluso la brevettabilità relativa all’utilizzazione di embrioni umani a fini industriali o commerciali anche quando hanno come finalità la ricerca scientifica, che è ritenuta lecita dalla stessa sentenza solo per finalità terapeutiche o diagnostiche che si applichino all’embrione umano, cioè solo se è a suo beneficio può essere oggetto di un brevetto. La sentenza della corte di Giustizia Europea, pur entrando solo nel merito giuridico delle regole già presenti nell’articolo 6 della Direttiva 98/44/CE, rappresenta una PIETRA MILIARE NELLA PROTEZIONE DELLA VITA UMANA perchè attribuisce all'embrione umano lo status di vita umana da proteggere e tutelare sgomberando il cambi su termini equivoci evocati spesso solo allo scopo ideologico di permettere la sperimentazione sulla vita umana e la sua manipolazione. Importantissimo che nella sentenza si dichiara che l'applicazione delle direttive riferite al termine di embrione non può essere lasciato al singolo stato ma da attribuirsi in modo uniforme a tutta l'Unione: "sebbene il testo della direttiva non fornisca alcuna definizione dell’embrione umano nemmeno rinvia ai diritti nazionali per quanto riguarda il significato da attribuire a questi termini. Ne risulta pertanto che esso dev’essere considerato, ai fini dell’applicazione della direttiva, come volto a designare una nozione autonoma del diritto dell’Unione, che deve essere interpretata in modo uniforme sul territorio di quest’ultima".
La portata di questa sentenza è quindi importantissima nel porre un limite in tutta l'Unione alla manipolazione della vita "Orbene, la mancanza di una definizione uniforme della nozione di embrione umano determinerebbe il rischio che gli autori di talune invenzioni biotecnologiche siano tentati di chiedere la brevettabilità di queste ultime negli Stati membri che concepiscono nel modo più restrittivo la nozione di embrione umano".
Interessante che la sentenza afferma e conferma quanto scritto in modo lungimirante nella legge italiana 40/2004 che nel primo articolo assicura i diritti di tutti i soggetti, compreso il concepito, in modo paritario. Nell'articolo 13 vieta qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano e consente "la ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative".

Insomma una conferma della Legge4/2004 che dovrebbe far riflettere chi l'ha sempre osteggiata e contestata e che dovrebbe interrogarci sul senso di alcuni interventi della magistratura italiana che hanno invece agito in senso opposto a quanto ora stabilito dalla Corte Europea, per esempio avendo permesso di reintrodurre nei fatti la crioconservazione degli embrioni non impiantati.

Va detto che questa sentenza limitando qualunque sperimentazione sull'uomo il cui
scopo non sia a beneficio della stesso su cui si fa la sperimentazione, ribadisce che il principio utilitaristo secondo il quale se la morte di una persona ne può salvare altre sarebbe lecita è invece sbagliato perchè tutte le vite umane hanno pari valore, e hanno pari valore fin dal concepimento. Si auspica che questo possa portare anche ad uno stop al finanziamento di queste ricerche.

La sentenza mettendo sotto tutela la vita umana fin dal concepimento dovrebbe riaprire anche una riflessione sul tema dell'aborto, certo non siamo ingenui e quindi non ci aspettiamo una revisione delle leggi, ma a livello intellettuale e culturale un dibattito dovrà riaprirsi.

giovedì 20 ottobre 2011

La Chiesa il suo ruolo pubblico e la legge naturale

Nella recente visita in Germania, il Papa ha messo al centro dei sui interventi pubblici il fondamento etico della religione, la legge naturale ed il loro rapporto e contributo nel dialogo religioso e nella costruzione di una società più giusta. Il Papa ha detto ai rappresentanti delle comunità musulmane in Germania che il terreno comune si trova in alcuni diritti inalienabili, che sono propri della natura umana e che precedono ogni formulazione positiva. La collaborazione feconda tra cristiani e musulmani in tal senso può essere profonda e a partire dalle rispettive convinzioni può dare una testimonianza importante in molti settori cruciali della vita sociale come la tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una più ampia giustizia sociale.
Già al castello di Bellevue di Berlino aveva sottolineato l’importanza del rapporto tra religione e libertà richiamando l’importanza che la libertà sia legata alle relazioni innanzitutto con Dio e poi con gli altri. Il fatto che ci sono valori che non sono assolutamente manipolabili, è la vera garanzia della nostra libertà dice Benedetto XVI altrimenti ognuno vive solo seguendo il proprio individualismo
Nel discorso al Bundestag Benedetto XVI ha ricordato come la ragione positivista, presa come valore assoluto, riduce l'uomo , a cui serve invece un riferimento superiore, trascendente ma al contempo riconoscibile da una retta coscienza, per distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Per poter distinguere tra il vero diritto e il diritto solo apparente " è evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta" ricorda il Papa. Il cristianesimo unica tra le religioni non ha dato in questo senso una risposta fideistica proponendo come fonte del diritto la religione stessa, ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto. La fonte giuridica valida per tutti è la ragione ma nella sua correlazione con la natura. Infatti la natura da sola non si lega all’ethos e lo stesso vale per la ragione positivista. Il problema oggi è una ragione solo positivistica che riduce tutto solo ad un rapporto funzionale e considera l’idea del diritto naturale come una dottrina cattolica, su cui non varrebbe la pena discutere al di fuori dell’ambito cattolico, così che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine. Il Papa mette in guardia dal fatto che "Dove la ragione positivista si ritiene come la sola cultura sufficiente, relegando tutte le altre realtà culturali allo stato di sottoculture, essa riduce l’uomo, anzi, minaccia la sua umanità" e ancora "La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio"
Nel rapporto tra realtà e ragione esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo dice il Papa “possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli ascolta la natura, la rispetta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana”. La ragione oggettiva che si manifesta nella natura presuppone una Ragione creativa.
Partendo da un esempio storico dei cristiani del III secolo che vivevano presso il popolo della Scizia che aveva leggi irreligiose il papa giustifica la resistenza dei cristiani a certi ordinamenti giuridici che non rispettano la verità come avvenne col nazismo e il comunismo.
Inevitabile per il Papa ripercorrere e riscoprire le radici della cultura europea. Il patrimonio culturale dell’Europa si basa sulla convinzione circa l’esistenza di un Dio creatore. Su questa base dice il Papa “sono state sviluppate l’idea dei diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire. Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe un’amputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza. La cultura dell’Europa è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma – dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma l’intima identità dell’Europa. Nella consapevolezza della responsabilità dell’uomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignità inviolabile dell’uomo, di ogni uomo, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali è nostro compito in questo momento storico".
Il richiamo alla legge naturale come fonte del diritto civile richiama la politica al suo compito al servizio del bene comune che non può che avere al centro la dignità della persona umana e le difesa dei suoi diritti naturali. In tal senso una stato democratico deve solo riconoscere i diritti fondamentali che concernono la natura umana e rifuggire la tentazione di crearne di nuovi o violarli a seconda di soggettivismo e relativismo che ne mettano in discussione il valore universale anche in una società multiculturale e multi religiosa. In questo il laico che si impegna in politica deve prima formare una coscienza retta che gli permetta di distinguere ciò che è bene da ciò che è male. "La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace" "Ma il successo è subordinato al criterio della giustizia". Il Papa ha allora citato sant'Agostino per richiamare la politica ad un pericolo che corre "Il successo può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia. "Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?"" Nella formazione delle coscienza e nella creazione di un senso etico comune la religione ha un ruolo fondamentale che deve essere tutelato e garantito. Al suo arrivo in Germania significativamente Benedetto XVI ha richiamato il rapporto tra libertà e religione mostrando appunto come quest'ultima ha un ruolo pubblico indispensabile nella società. "c’è bisogno di una base vincolante per la nostra convivenza, altrimenti ognuno vive solo seguendo il proprio individualismo. La religione è uno di questi fondamenti per una convivenza riuscita”.

martedì 18 ottobre 2011

Bagnasco: quale impegno per i cattolici

Bagnasco ieri ha aperto l'assemblea delle associazioni cattoliche a Todi. Un momento importante per i cattolici, riuniti tutti insieme attraverso le associazioni che li rappresentano a discutere del futuro del paese e del ruolo che devono ricoprire. Sicuramente questo momento può essere l'inizio di una nuova fase per i cattolici in Italia, per ora non in forma partitica come ha ribadito il portavoce Forlani, ma sicuramente basata su una piattaforma programmatica fatta di richieste e proposte come già esposto a luglio nel manifesto delle associazioni cattoliche per il bene del Paese, potremmo azzardare quasi una rievocazione dell’Opera dei Congressi. Una nuova fase che deve ripartire da un governo più forte come ha detto Bonanni. Un apporto che i cattolici sono chiamati a dare perché come dice Basgnasco "l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione", ma quale orizzonte e quali sono le linee guida di questo nuovo impegno dei cattolici? Bagnasco lo dice chiaramente, sono la Dottrina sociale della Chiesa e i valori non negoziabili, ribadisce il ruolo pubblico della religione cattolica citando più volte la laicità positiva espressa da Benedetto XVI, assicurando che "non c’è motivo di temere per la laicità dello Stato, infatti il principio di laicità inteso “come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa" è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa. “I cristiani da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo, con le sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali, è un bene anche per la Città”. Ma Bagnasco ribadisce che se sono importanti i valori del lavoro, della pace e della solidarietà e' però necessario partire dalla questione antropologica perché da umanesimi differenti discendono conseguenze opposte per la convivenza civile. Citando la Caritas in Veritate ribadisce che “la verità dello sviluppo consiste nella sua integralità” (n.18), ricorda al mondo che il vero sviluppo ha un centro vitale e propulsore, e questo è “l’apertura alla vita” (n. 28). Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 28). Con buona pace di chi continua anche nel mondo cattolico a contrapporre la questione antropologica a quella sociale.

Ma i cristiani devono avere in Cristo il loro punto di partenza perché facendo il paragone con la figura di Pietro se si toglie lo sguardo da Gesù' il rischio e' quello di affondare. I cristiani devono essere “nel” mondo ma non “del” mondo, ci piace allora ricordare quanto diceva Rosmini “Il cristianesimo è importante per la sua capacità di rigenerare la vita personale e sociale attraverso l’immissione degli uomini in un rapporto con la trascendenza che, staccandoli radicalmente dal mondo, li rende capaci di prendersi cura del mondo e di giovare ad esso”.

“Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna” (Benedetto XVI, Omelia Corpus Domini, 23.6.2011). Ma ricordiamoci che come aveva scritto il Papa nella Deus Caritas Est “La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l’adoperarsi per la giustizia lavorando per l’apertura dell’intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente”.(Deus Caritas Est, Benedetto XVI). Ed allora per i cattolici è tornato il momento di impegnarsi nella politica come forma di carità verso il nostro paese.

domenica 16 ottobre 2011

Inacettabili violenze a Roma

Ancora una volta le manifestazioni finiscono nella violenza. Certo non si possono accumunare tutti i manifestanti di oggi coi violenti ma fa riflettere che in tutto il mondo si è svolta la giornata degli indignati ma solo a Roma la città è stata messa a ferro e fuoco come era già successo lo scorso 14 dicembre. Non dimentichiamoci che i responsabili delle violenze del 14 dicembre sono tutti liberi. A Londra dopo le violenze di quest'estate la polizia nei giorni successivi è andata ad arrestare a casa i violenti e i cittadini hanno denunciato i violenti, questo da noi non accadrà.....chissà perchè questi violenti sono considerati fantasmi, nessuno li conosce com'è possibile?
Queste violenze sono statte preparate e organizzate, e vanno condannati da tutti. Inotre è anche non corretto chiamare black block quando si sa che i violenti questa volta erano tutti italiani e di gruppi organizzati
Sorprende il TG3 di Bianca Berlinguer che conclude il telegiornale delle 22.30 dicendo che le prime vitime sono i manifestanti pacifici. Secondo noi le prime vittime sono i cittadini di Roma e soprattutto quelli che hanno subito danni e non possiamo dimenticare i poliziotti feriti. E' inacettabile l'impunità che copre queste manifestazioni violente. Ci chiediamo che ruolo hanno avuto anarchici e centri sociali. Lo scopriremo nelle prossime settimane.
Consigliamo ali uomini che dovrebbero risolvere la crisi economica come il neo presidente della BCE Draghi di riflettere prima di esporsi in dichiarazioni che poi deve ritrattare a seguito delle violenze. Anche il clima creato continuamente dalle sinistre deve far riflettere, non è certo un caso che queste manifestazioni esplodono sempre dopo l'annunciata fine del governo che poi non avviene e le motivazini politiche si sommano cosi con le rimostranze di fronte alla crisi economica.

venerdì 14 ottobre 2011

Cerchiamo il nostro John Major

Ennesima figuraccia del centro sinistra che mostra di non saper fare politica, ieri l’aventino, si fa per dire, oggi un tentativo velleitario di far saltare il numero legale e l’inutile attesa di una sfiducia. Speriamo che nel centro sinistra arrivi aria nuova magari da giovani come Renzi. Per il centro destra urge una soluzione John Major.
John Roy Major è stato un politico inglese del Partito Conservatore ed è stato Primo Ministro del Regno Unito dal 28 novembre 1990 al 2 maggio 1997. Il 22 novembre 1990 la Thatcher si dimise e Major le subentrò dopo aver vinto le elezioni per la guida del partito. Vinse con ampio margine le elezioni generali del 1992 e mantenne la carica di Primo ministro per cinque anni. Allora forza cerchiamo il nostro John Major.

Abortire a 11 anni

La cronaca in questi giorni ci parla di un grave fatto: una 11enne di Reggio Emilia ha ricevuto il consenso dal Tribunale dei minori per abortire. Le cronache riportano che la ragazzina ha avuto la possibilità di scegliere cosa fare, ma siamo sicuri che ad 11 anni una ragazzina sia in grado di comprendere fino in fondo un tale gesto? Le avranno spiegato qualcosa di quella vita umana che portava in grembo? Le avranno detto i rischi a cui andava incontro?

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Abortire a 11 anni

NO al ritorno all'ICI

La Banca d'Italia chiede di reintrodurre l'ICI sulla prima casa. SIAMO CONTRARI! la prima casa non è un lusso, gli italiani la considerano la realizzazizone dei loro sacrifici e già all'atto di compravendita vengono pagate fior di tasse. E' ingiusto tassare ancora una volta le famiglie colpendole in uno dei loro beni primari: la loro casa. Di questo si dovremmo indignarci. Capiamo l’esigenza di fare cassa ma si cerchino i soldi in altro modo e scegliendo non colpendo tutti e sempre i soliti indiscriminatamente. E’ necessario dare un indirizzo alla politica economica e delle tasse tutelando le famiglie. Questa si sarebbe una vera rivoluzione.

mercoledì 12 ottobre 2011

Governo tra confusione e immobilismo

Ieri alla Camera è andata in onda l’ennesima caduta del Governo sull’approvazione dell'articolo 1 del rendiconto generale dello Stato, questione formale si potrà dire ma inerente al bilancio quindi una brutta figura. Non siamo ingenui e quindi le sfortune, coincidenze e assenze ci sembrano davvero irrealistiche. C’è chi ha voluto mandare un segnale per alzare il prezzo di trattative in corso forse, oppure un segnale che orami non si può più attendere bisogna cambiare. La debolezza del Governo, è ormai lampante, ricordiamo che non si vede ancora traccia del decreto sviluppo e il timore è che sarà ancora una volta un topolino rispetto alle esigenze. Niente condoni, niente tasse, bisogna intervenire sulla spesa con vendite e interventi strutturali e rilanciare alcuni settori importanti. Vorremmo dal Governo un nuovo slancio ma la figuraccia di ieri ci dice che non potremmo attenderlo, allora è necessario l’ingresso di nuove forze nel governo e questo richiede un cambio del premier, questo ormai è noto. Venerdì si vota la fiducia, la prossima settimana si incontra l'associazionismo cattolico a Todi, altri convegni sono previsti in area del PDL e del PD, Renzi da una parte e Bersani da una altra, ci fanno capire che un certo movimento c'e'. Non si sa ancora dove porterà, di certo i maggiori partiti PDL e PD e anche la Lega dopo Varese sono in agitazione vedremo chi avrà il coraggio di fare una proposta concreta e realistica per uscire da questa empasse....fiducia permettendo perché se venerdì cade il governo forse tutti gli altri non sono ancora pronti.... ma probabilmente non cadrà proprio per questo motivo, oggi non c’è ancora un alternativa.

mercoledì 5 ottobre 2011

Il dramma di Barletta e del lavoro nero

Una palazzina che crolla a Barletta, e crolla su un laboratorio tessile. Muoiono 4 operaie senza contratto, guadagnano 3,95 euro l’ora, per 14 ore ogni giorno.
Questa vicenda sfata molti luoghi comuni, come quello che i giovani non hanno voglia di lavorare, non si accontentano, vivacchiano Sfata il mito dei giovani del sud visti sempre come poco disponibili ad adattarsi per avere un lavoro. Soprattutto ci ricorda che i problemi dello sfruttamento nel mondo del lavoro esistono e sono ancora pesanti, e non riguardano i super protetti dipendenti di Pomigliano o di Mirafiori. Ci ricorda che I dati sull'occupazione sopratutto al sud sono falsati dal lavoro in nero, ci ricorda che l'evasione è parte intrinseca del lavoro nero, ci dice se è vero che vigili e pompieri hanno fatto un sopralluogo per i problemi strutturali, nessuno ha però denunciato un laboratorio e lavoratori in nero, perchè? Ci ricorda il dramma del lavoro nero che oltre a negare una dignità alle persone e un giusto compenso nega loro anche un futuro: nessun curriculum, nessun contributo. Una realtà che oggi non riguarda solo gli extracomunitari ma anche molti giovani italiani.

martedì 4 ottobre 2011

Processo di Perugia: una giustizia fallimentare

Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati dell'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher sono stati assolti con formula piena dall'accusa di omicidio.
A questo punto dobbiamo fare un paio di considerazioni sull'ennesima figuraccia mondiale della giustizia italiana. Infatti questo processo ha avuto una rilevanza internazionale senza pari, 400 giornalisti venuti da tutto il mondo sopratutto dagli USA e dall'Inghilterra, trasmissioni televisive nei maggiori network americani e in diretta negli USA. La giustizia italiana ne esce a pezzi : 4 anni di galera per due giovani che ora vengono prosciolti dato che l'accusa possiamo dire ha usato prove inattendibili e raccolte solo in un secondo tempo poi clamorosamente smentite da periti esterni. LA cosa drammatica per la nostra giustizia è che non è il primo caso in cui si verificano forzature o imprecisioni gravi a sostegno della tesi della procura, si pensi al caso Unabomber del Friuli. Ci si chiede ma quando le procure sono sotto pressione decidono di creare prove per risolvere il caso? e che dire dei tempi 4 anni per accertare che le prove erano perlomeno non accettabili. Ma se un poveraccio non avesse avvocati di grido come invece hanno avuto Amanda e Raffaele quale sarebbe la sua sorte ? sarebbe in balia dei PM? Ci sorge un dubbio, ma in Italia sei colpevole fino a quando dimostri di non esserlo o sei innocente fino a quando l'accusa non prova la tua colpevolezza? Ci si potrà chiedere che qualche giudice prima o poi paghi questi errori giudiziari? Perché un errore grave c'è sicuramente stato quindi : o per quattro anni due innocenti sono stati ingiustamente in carcere, oppure due colpevoli per l'approssimazione delle indagini ora sono liberi. Qualche riflessione sulla costruzione delle prove dovrebbe porci seri dubbi anche in casi che riguardano processi a personaggi politici , ci ricordiamo ancora la clamorosa assoluzione di Del Turco, oppure di Mannino? Diciamolo abbiamo bisogno di una riforma della giustizia e di introdurre un criterio di responsabilità dei magistrati . Questo caso segna un drammatico ritorno d'immagine ed economico per l'Italia, chi avrà dall'estero il coraggio di investire o venire in un paese in cui la giustizia può fallire e non riuscire ad esprimersi chiaramente in modo cosi clamoroso con pesanti negligenze? Ultimo pensiero per la famiglia di Meredith a cui va la nostra vicinanza e che ancora oggi non trova una piena giustizia per la giovane vita straziata in modo brutale e per cui oggi non è ancora possibile dire cosa è successo.

domenica 2 ottobre 2011

Referendum: 1milione 300mila firme e adesso?

In soli 2 mesi sono state raccolte 1milione e 300mila firme per il referendum che chiede di modificare la legge elettorale. Una cifra incredibile in cosi poco tempo e senza troppa pubblicità. Ci sembra opportuno fare alcune considerazioni. Innanzitutto segnala una voglia di partecipazione, che supponiamo non possa essere identificata solo con uan parte politica anche se a promuoverlo sono state alcune forze politiche specifiche che ora pretendono di strumentalizzare questo risultato. Secondo è chiaro ormai che questa legge elettorale che produce nominati invece che eletti ha creato una disaffezione alla politica e una classe politica non all'altezza. La gente vuole contare di più. Le persone che hanno firmato non condividono quindi una unica proposta di legge chiara e definita, nè il modello proposto rappresenta una soluzione, vogliono solo cancellare l'attuale legge elettorale. Quarto quando il referendum sarà ammesso, come ha sottolineato in modo arguto Formigoni nei giorni scorsi, la legislatura non potrà andare oltre il 2012. Il motivo è molto smeplice col referendum sulla legge elettorale gli scenari possibili sono solo 3: elezioni anticipate per evitarlo, una nuova legge elettorale fatta per evitare il referendum che porterà quindi ad elezioni anticipate, oppure lo svolgimento del referendum con probabile vittoria e l'obbligo ancora una volta di riscrivere la legge elettorale e quindi ancora elezioni anticipate. Il centro destra al posto di subire questo scenario dovrebbe a nostro avviso proporre e fare una nuova legge elettorale che reintroduca o il sistema uninominale in cui però ognuno si può candidare in un solo collegio e non potrà essere ripescato se sconfitto, quindi senza proporzionale oppure reintrodurre nell'attuale legge di tipo proporzionale con premio di maggioranza e con sbarramento (indispensabile a nostro avviso) reintrodurre la preferenza. Auguri non sarà facile perché a parole tutti le vogliono ma nei fatti nessuno le introduce, anzi recentemente Emilia Romagna e Toscana hanno tolto la possibilità di esprimere la preferenza anche dalla legge ettorale regionale, insomma a sinistra si predica bene ma si razzola male come al solito.