martedì 18 ottobre 2011

Bagnasco: quale impegno per i cattolici

Bagnasco ieri ha aperto l'assemblea delle associazioni cattoliche a Todi. Un momento importante per i cattolici, riuniti tutti insieme attraverso le associazioni che li rappresentano a discutere del futuro del paese e del ruolo che devono ricoprire. Sicuramente questo momento può essere l'inizio di una nuova fase per i cattolici in Italia, per ora non in forma partitica come ha ribadito il portavoce Forlani, ma sicuramente basata su una piattaforma programmatica fatta di richieste e proposte come già esposto a luglio nel manifesto delle associazioni cattoliche per il bene del Paese, potremmo azzardare quasi una rievocazione dell’Opera dei Congressi. Una nuova fase che deve ripartire da un governo più forte come ha detto Bonanni. Un apporto che i cattolici sono chiamati a dare perché come dice Basgnasco "l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione", ma quale orizzonte e quali sono le linee guida di questo nuovo impegno dei cattolici? Bagnasco lo dice chiaramente, sono la Dottrina sociale della Chiesa e i valori non negoziabili, ribadisce il ruolo pubblico della religione cattolica citando più volte la laicità positiva espressa da Benedetto XVI, assicurando che "non c’è motivo di temere per la laicità dello Stato, infatti il principio di laicità inteso “come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa" è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa. “I cristiani da sempre sono presenza viva nella storia, consapevoli che la fede in Cristo, con le sue implicazioni antropologiche, etiche e sociali, è un bene anche per la Città”. Ma Bagnasco ribadisce che se sono importanti i valori del lavoro, della pace e della solidarietà e' però necessario partire dalla questione antropologica perché da umanesimi differenti discendono conseguenze opposte per la convivenza civile. Citando la Caritas in Veritate ribadisce che “la verità dello sviluppo consiste nella sua integralità” (n.18), ricorda al mondo che il vero sviluppo ha un centro vitale e propulsore, e questo è “l’apertura alla vita” (n. 28). Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono” (Benedetto XVI, Caritas in veritate, n. 28). Con buona pace di chi continua anche nel mondo cattolico a contrapporre la questione antropologica a quella sociale.

Ma i cristiani devono avere in Cristo il loro punto di partenza perché facendo il paragone con la figura di Pietro se si toglie lo sguardo da Gesù' il rischio e' quello di affondare. I cristiani devono essere “nel” mondo ma non “del” mondo, ci piace allora ricordare quanto diceva Rosmini “Il cristianesimo è importante per la sua capacità di rigenerare la vita personale e sociale attraverso l’immissione degli uomini in un rapporto con la trascendenza che, staccandoli radicalmente dal mondo, li rende capaci di prendersi cura del mondo e di giovare ad esso”.

“Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna” (Benedetto XVI, Omelia Corpus Domini, 23.6.2011). Ma ricordiamoci che come aveva scritto il Papa nella Deus Caritas Est “La società giusta non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia l’adoperarsi per la giustizia lavorando per l’apertura dell’intelligenza e della volontà alle esigenze del bene la interessa profondamente”.(Deus Caritas Est, Benedetto XVI). Ed allora per i cattolici è tornato il momento di impegnarsi nella politica come forma di carità verso il nostro paese.

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