venerdì 28 gennaio 2011

Rivolte in Tunisia ed Egitto: dove sono l'Europa e gli USA?

Lettera pubblicata su Avvenire del 1/2/2011

Oggi di fronte alle rivolte prima della Tunisia e poi dell'Egitto emerge ormai chiaro come è irrinunciabile il desiderio dei giovani di libertà. Essi costituiscono il 60% della popolazione di questi paesi, e per questo hanno la forza e la voglia di provare a cambiare le cose e chiedere il rispetto dei diritti fondamentali primo fra tutti la libertà. Questi episodi nati sui social network, spontaneamente, certo avranno bisogno anche di una risposta politica, ed incerto è l'esito, visto il persistere del pericolo che il fondamentalismo islamico ne cavalchi le conseguenze per raggiungere il potere. E' interessante però notare come parte del mondo mussulmano stia cercando di cogliere questa occasione anche per richiedere una riflessione e una modernizzazione dell'islam.

Tutto ciò avviene purtroppo nel silenzio dei governi europei, ma soprattutto degli USA. L'Europa sconta sempre più l'assenza di una politica estera comune, ma anche i singoli governi sembrano sempre più rinchiusi nelle questioni interne. Dovrebbero avere l'interesse, sopratutto i paesi che si affacciano sul mediterraneo, di capire cosa succede ed evitare che l'evoluzione porti a conseguenze che se nefaste, influenzeranno fortemente gli stessi paesi europei. L'amministrazione Obama che ha messo al centro della sua diplomazia proprio col discorso al Cairo di Obama il dialogo con l'Islam moderato appare del tutto assente, incapace di interloquire con questa generazione come già avvenuto nei confronti delle sommosse degli studenti iraniani. Forse bisognerebbe loro ricordare le parole di G.W.Bush "Agli occhi dell’America i dissidenti democratici di oggi sono i leader democratici di domani”. Certo gravi errori furono commessi dalla precedente amministrazione, ma quella attuale sembra priva di ogni linea strategica.

venerdì 21 gennaio 2011

La cultura è un fattore di sviluppo

A Milano lo scorso 6 dicembre 2010 è stato inaugurato il Museo del Novecento, con un’intuizione ottima il Comune di Milano ha deciso di permettere l'apertura gratuita del museo, ad oggi dopo poco più di un mese ci sono stati già 200mila visitatori. Come il Sindaco Moratti ha detto "L'apertura gratuita del nuovo Museo è stato il regalo che il Comune ha fatto ai milanesi e ai turisti per condividere e celebrare insieme la rinascita dell’Arengario e diffondere la conoscenza dell’arte del Novecento e delle collezioni che Milano ha ereditato nel tempo”. Ma questa non è la prima e unica iniziativa di questo tipo offerta dal Comune di Milano, pensiamo, infatti, ai quadri esposti gratuitamente a Palazzo Marino negli ultimi anni: La conversione di Saulo del Caravaggio o il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci o proprio recentemente il Tiziano "Donna allo specchio". Tutte queste iniziative hanno visto un afflusso di gente enorme.
Ci sembra di poter dire che la cultura interessa alla gente e se resa disponibile attira turisti in città. Operare a favore della cultura è un fattore di sviluppo come mostra anche la recente presa di posizione del New York Times che ha inserito Milano al quinto posto nella lista dei 41 luoghi da visitare nel 2011. A motivo di questa scelta c'è appunto anche il nuovo Museo del Novecento. Ma non dobbiamo dimenticare che Milano ha un patrimonio artistico che non ha nulla da invidiare alle altre città: L'ultima cena di Leonardo da Vinci, Il Duomo, Il Castello ed il suo Museo, la Basilica di S.Ambrogio, Il museo Diocesano, il museo di Brera, l'Ambrosiana e Santa Maria delle Grazie che ospitano tra l'altro l'esposizione del Codice Atlantico, le Basiliche al centro di Milano che fanno parte del Parco delle Basiliche in particolare S.Eustorgio col Sarcofago dei Magi e la Cappella Portinari, la chiesa di San Maurizio e tanto altro ancora. C'è poi la Scala, sottolineiamo l'interessante iniziativa di serate dedicate agli under30 per facilitare ai giovani la possibilità di frequentare questa importante istituzione culturale. E' aumentato il numero delle mostre e finalmente in centro il Comune ha posizionato cartelloni che segnalano le mostre presenti in città, certamente servirebbero anche cartelli che segnalassero ai turisti i percorsi per raggiungere dal centro le altre basiliche e luoghi storici e culturali di Milano.
Investire sul turismo culturale è un’opportunità imperdibile per chi si appresta anche ad ospitare l'EXPO, e renderlo fruibile gratuitamente è la decisione che potrebbe veramente portare Milano a diventare la capitale culturale non solo italiana. Noi siamo stati a Londra e possiamo testimoniare come l'accesso gratuito alle mostre e ai musei non sia affatto una perdita economica, è possibile poi proporre di predisporre ristoranti e bar eleganti, bookshop ben allestiti, all'altezza dei musei che potrebbero intercettare la domanda dei visitatori.
E' necessario poi favorire mostre e iniziative culturali gratuite anche nella periferia per coinvolgere tutto il tessuto cittadino e dare un’occasione di crescita culturale a tutti. Sarebbe utile poi valorizzare quelle iniziative culturali che nascono dalle diverse associazioni presenti nel territorio. Volgiamo citare lo scrittore e dissidente anti-comunista russo Aleksandr Isaevič Solženicyn (1918-2008) nel suo Discorso per la consegna del Premio Nobel per la Letteratura: «Questa antica trinità della Verità, del Bene e della Bellezza non è semplicemente una caduca formula da parata …se, come dicevano i sapienti, le cime di questi tre alberi si riuniscono, mentre i germogli della Verità e del Bene, troppo precoci e indifesi, vengono schiacciati, strappati e non giungono a maturazione, forse strani, imprevisti, inattesi saranno i germogli della Bellezza a spuntare e crescere nello stesso posto e saranno loro in tal modo a compiere il lavoro per tutti e tre» .

Il paese del Bunga Bunga

Dei nostri amici ci hanno chiesto di commentare sul blog le recenti vicende che riguardano il Presidente del Consiglio. Abbiamo deciso di rispondere utilizzando quanto scritto da Andrea Tornielli, lo troviamo condivisibile, troviamo che sia una delle anilisi migliori perchè tiene conto delle diverse problematiche del caso.

Il paese del bunga bunga

martedì 18 gennaio 2011

Eutanasia: inizio d'anno allarmante

In Austria, quasi a ricordarci che già altri in passato hanno scelleratamente scelto la via dell’eutanasia, sono state ritrovate, vicino ad un ospedale che si voleva ampliare, delle fosse comuni con i resti di 200 malati uccisi probabilmente tra il 1942 e il 1944, probabilmente in applicazione alla legge sull’eutanasia nazista.
Obama negli USA ha esteso la sanità pubblica a una fascia di persone finora escluse; potremmo dire: bene!, ma - guarda caso - per ridurre i costi che naturalmente aumenteranno cosa ha fatto? Ha introdotto nella sanità pubblica il colloquio per chiedere ai pazienti anziani quali cure vorrebbero rifiutare suggerendo, di fatto, una specie di testamento anticipato che non ha altra conseguenza che il far sentire di peso chi soffre di alcune patologie. Per la serie: curiamo tutti, tranne quelli gravi e costosi. Le malattie croniche e i pazienti nell'ultimo tratto della loro vita pesano infatti sulla spesa sanitaria per l'80%.
In Olanda e in Italia ...... Eutanasia: inizio d'anno allarmante

venerdì 14 gennaio 2011

I cattolici e il Risorgimento

Si parla di noi su Zenit

Una nostra e un saggio del Centro Culturale Cattolico San Benedetto

di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Tra le tante iniziative culturali e celebrative per i 150 anni dell’Unità d’Italia spicca l’originalità della mostra e relativo saggio illustrativo, titolata “L’Unità D’Italia. Una storia di persone e di fede” (http://unitaditalia-cccsbenedetto.blogspot.com) promossa e organizzata dal Centro Culturale Cattolico San Benedetto, dalla Casa Editrice Ancora e dalla Fondazione Colombo.

Luca e Paolo Tanduo che del Centro sono i tra i fondatori hanno spiegato: “Nella mostra abbiamo raccontato la storia dell’Unità d'Italia attraverso le diverse componenti del pensiero cattolico del tempo, personalità politiche, filosofi, economisti, giornalisti, sacerdoti, papi, beati e santi che hanno messo a servizio dell'Italia”.

L’originalità dell’iniziativa è quella di non appiattirsi sui soliti luoghi comuni che indicano nelle posizioni anticattoliche di Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini le ragioni del Risorgimento, bensì nel cercare di analizzare un vasto mondo culturale, di formazione liberale e cattolica, strettamente connesso con la borghesia illuminata e con i patrioti che combatterono per liberare l’Italia.

Quale modello economico?

L'Italia è sempre confrontata con la Germania quando bisogna cercare modelli vincenti sul piano economico. In questi giorni ci sarà il referendum sul nuovo contratto FIAT proposto da Marchionne che prevede investimenti a fronte di una riduzione dell'assenteismo e una maggiore produttività. Noi siamo favorevoli. L'Italia sta perdendo economicamente come scrive anche il Corriere della sera a causa di un mercato del lavoro troppo rigido e di industrie troppo piccole. C'è un'impostazione da parte di molti imprenditori e dei sindacati come la CGIL ad un modello vecchio fermo agli anni 70-80 che non tiene conto delle nuove esigenze e condizioni e che tiene l'Italia ferma con il rischio di perdere, come purtroppo già successo in altri campi, la grande industria. Per anni si inneggiato alle piccole industrie, va riconosciuto anche il loro ruolo positivo è vero, ma non combattendo culturalmente il modello delle multinazionali, che certo se basate sullo sfruttamento della persona non sono un buon modello, ma esistono anche multinazionali che con la globalizzazione hanno portato lavoro dove non c'era e hanno anche mantenuto l'occupazione in Europa e questo è positivo. Si guardi alle aziende tedesche dell'auto hanno saputo cambiare alcune regole dei contratti di lavoro e in Germania ci sono ancora stabilimenti di produzione di 5-6 grandi case automobilistische e grandi multinazionali che lavorano nel campo tecnologico dell'automotive. E' nell'industria ad alto contenuto tecnologico che bisogna investire. Tra l'altro questo cambiamento verso una maggiore flessibilità è stato costruito insieme ai sindacati tedeschi. Loro hanno cambiato e adesso il PIL e l'economia tedesca corrono. Noi siamo fermi, certo ci sono anche altri problemi, ma quello sindacale e della produttività sono problemi grossi e vanno affrontati. Perdere quest'occasione storica significa perdere la grande industria e questo non è un ricatto, questo è un sapersi adattare a situazioni nuove cercando di cogliere le opportunità. Se invece si ha solo lo sguardo verso il passato e un modello superato allora si verrà superati.

domenica 9 gennaio 2011

Aperte le celebrazioni per ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia


In questi giorni si sono aperte le celebrazioni per ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Giustamente il Presidente Napolitano ha ricordato «che possiamo e dobbiamo celebrare la ricorrenza del 150/o dell'Unità d'Italia in unità di intenti. Nulla è più lontano da me dell'idea di una celebrazione retorica, idilliaca e acritica del Risorgimento» e ha ricordato che ci furono molte asprezze, contraddizioni, sconfitte e successi. E' corretto infatti non dimenticarsi quelle problematicità che furono presenti nel processo unitario, come è doveroso ricordare tutte le componenti che contribuirono ad esso e non solo l'epica delle battaglie, che tra l'altro furono cruente e drammatiche e proprio di fronte ai dolori e le sofferenze di queste nacque la Croce Rossa a Solferino.

Maggiore secondo noi dovrebbe essere l'approfondimento dei fatti che videro i cattolici protagonisti con una proposta federale con Gioberti, Rosmini e i cattolici liberali nelle loro diverse componenti, ma anche col loro contributo culturale, si pensi a Tommaseo, Cantù e Manzoni. Di Manzoni ci piace ricordare il versetto di Marzo 1821 che introduce un nuovo e più alto concetto di "nazione": «Una gente che libera tutta /o fia serva tra l’Alpe e il mare;/ una d’arme, di lingua, d’altare,/ di memorie, di sangue e di cor» che dovrebbe contraddistinguere anche le celebrazioni.

Napolitano ha ricordato ancora e condividiamo che "Dobbiamo proseguire il cammino per il superamento dei vizi di origine con cui nacque lo Stato unitario, con un processo avviato con la Costituzione repubblicana che in un articolo valorizza le autonomie, prevede uno sforzo per superare il vizio d'origine del centralismo statale di impronta piemontese". Ma la prima proposta federalista ricordiamolo è fatta dai cattolici, Rosmini ne scrive addirittura un testo di costituzione; Pio IX proponeva un pattto doganale di libera circolazione delle merci come primo passo verso l'unità, se ci pensiamo è la stessa modalità usata per incominciare l'unificazione europea nel rispetto delle diversità.

L’anniversario dell’Unità d’Italia deve vedere i cattolici presenti nel dibattito culturale pubblico. È necessario far "riemergere il senso positivo di un essere italiani: servono visioni grandi, non per fare della retorica, ma per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, ragionevole, ottimismo" come sottolineato dal card. Angelo Bagnasco nel suo intervento al Convegno per le Settimane Sociali della Cei a Genova: "Il modo di ricordare questo prossimo anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme. L'Italia deve riscoprire che può contare come sempre sulla Chiesa, sulla sua missione, sul suo spirito di sacrificio e la sua volontà di dono".

Abbiamo scritto come Centro Culturale Cattolico San bendetto un libro e una mostra L’unità d’Italia. Una storia di persone e di idee. La mostra offre uno spaccato della storia dell’Unità d’Italia attraverso le diverse componenti del pensiero cattolico del tempo: personalità politiche, filosofi, economisti, giornalisti, sacerdoti, papi, beati e santi hanno messo a servizio dell’Italia idee innovative, in una situazione difficile e in contrasto con la loro cultura. Da essi nasce l’impegno a costruire una società migliore, senza rinunciare alla propria specificità, apportando un notevole contributo politico, economico, culturale e sociale.
Nella storia dell’Unità d’Italia centrale fu la “questione romana” e il percorso che i cattolici fecero e che li portò prima all'impegno sociale, economico, finanziario e infine ad una completa inclusione nella vita politica del paese con Meda e Sturzo e De Gasperi.

Che queste celebrazioni siano allora un'occasione anche per noi cattolici oggi di riscoprire il valore di questi grande personaggi e che siano spunto di riflessione per dare con nuova creatività e nella nostra specificità un contributo al nostro paese.

mercoledì 5 gennaio 2011

Ancora una volta l'ideologia prevale sul buon senso

Ancora una volta l'ideologia prevale sul buon senso. Cosa dicevano, infatti, le linee guida del Pirellone, primo che se un bambino ha la possibilità di sopravvivere autonomamente non è possibile interrompere la gravidanza, secondo che l'interruzione di gravidanza per motivi di salute della donna deve essere vagliata da un'équipe di specialisti (tra cui, eventualmente, anche uno psicologo). Ci sembra razionale visto che spesso si citano i danni psichici come giusta causa per l’interruzione e visto che molte diagnosi non sono poi confermate nei fatti. Infine ma se l’aborto è sempre un dramma per la donna, se la vita è un dono prezioso, perché non mettere in pratica tutto ciò che può prevenire gravi errori di diagnosi? Ci sembra importante sottolineare che queste indicazioni non provenivano da una decisione politica ma dall’esperienza di due ospedali lombardi all'avanguardia, la Mangiagalli e il San Paolo, la politica ha avuto l’intelligenza di confrontarsi coi medici e nell’ambito scientifico per scrivere le linee guida. Dall’altra parte prevale invece l’ideologia come conferma il fatto che il ricorso è stato sostenuto dalla CGIL con l'aiuto del solito giudice consenziente.
Oggi a 22 settimane la scienza dice che un bambino prematuro se preso in cura e rianimato può sopravvivere e quindi come afferma anche la Legge194/78 se il bambino ha capacità di vita autonoma bisogna provvedere ad essa e l'aborto non è consentito. Ma a questi giudici, medici sindacalizzati della CGIL, avvocati (uno di quelli che segui anche il caso Englaro come ricordava la brava Amorresi su Avvenire) ancora una volta è sembrato più giusto affermare l'aborto ad ogni costo anche a quello di un bambino di 22 settimane. Perché accettare l’idea che un bambino di 22 settimane e 3 giorni non è vita alla pari delle altre? Mostriamo le immagini delle ecografie di questi bambini e poi vediamo chi avrà il coraggio di negare la verità.