venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale 2010


Il Natale di Gesù, l’immagine del bambino raffigurato in tantissime opere e tramandato dalla tradizione popolare del presepio, ci richiamano un sentimento di dolcezza e tenerezza, ma fin da subito per Gesù e Maria e Giuseppe non fu facile. “Diede alla luce il suo figlio primogenito,lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo” (Luca2,7) e quasi
subito a ricordarci che la fede nel Bambino Gesù non è polizza assicurativa salva vita che ci risparmia dalle fatiche; anche la Chiesa nei due giorni successivi al
Natale ci fa riflettere e pregare con i brani dei martiri innocenti e del primo martire cristiano Santo Stefano.
Purtroppo ancora oggi dobbiamo ricordare molti martiri, pensiamo al martirio innocente dei bambini non nati e significativamente Benedetto XVI ha voluto iniziare l’Avvento richiamando la Chiesa ed il mondo alla difesa della vita nascente: “L’embrione è un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente
ordinato, un nuovo individuo della specie umana. Così è stato Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grembo della madre”, di fronte al dramma
dell’aborto anche noi udiamo un grido “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più” (Lc 2,18) . Pensiamo ancora ai cristiani che in Iraq, Pakistan, India, Cina, Sudan e in tanti paesi nel modo sono morti per rimanere fedeli a Gesù e alla Chiesa come diceva anche Benedetto XVI all’Angelus di santo Stefano del 2007 “Il martirio cristiano, così attuale anche nel nostro tempo, è esclusivamente un atto d'amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori». Un segno di questo «amore» è proprio la preghiera verso i «nemici» e i «persecutori», vissuto da tanti «figli e figlie della Chiesa nel corso dei secoli”. Ricordiamo in modo particolare monsignor Padovese che abbiamo conosciuto e che è stato ucciso in Turchia.
Perché festeggiare allora il Natale?
Non dobbiamo fermarci qui, il Natale deve rimandarci alla gioia e alla speranza, quella che ci ricordano i pastori e Isaia (Is 11,1-10) e che si incarna in quel bambino indifeso. Speranza in cui crediamo e che siamo chiamati ad annunciare perché Gesù è morto e risorto per noi.“L’uomo è vivo finché attende, finché nel suo
cuore è viva la speranza”, ha detto il Papa nell'Angelus nella prima Domenica di Avvento: “Si potrebbe dire che dalle sue attese l’uomo si riconosce”. Auguriamo a noi e te che leggerai questo messaggio di incontrare questa Speranza e cercare la risposta alla domanda con cui Benedetto XVI ha aperto l’Avvento “Io, che cosa attendo? A che cosa è proteso il mio cuore? E questa stessa domanda si può porre a
livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa unisce le nostre aspirazioni, che cosa le accomuna?”, vogliamo invitare noi e te a riscoprire e cercare visioni grandi, per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, ragionevole, ottimismo.

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