venerdì 23 luglio 2010

Il caso FIAT

Questa estate sarà certamente ricordata anche per il caso FIAT, prima il contratto di Pomigliano e il contrasto con la FIOM adesso l'annuncio che il nuovo modello Lo sarà prodotto in Serbia. Una cosa subito va detta con chiarezza alla base di queste scelte ci sono problemi di produttività (se è vero che nello stabilimento in Polonia è più alta che a Pomigliano) e anche di costi della manodopera (in Serbia appunto) ma non solo, il fallimento della trattativa per l'OPEL l'anno scorso sicuramente ha ridotto le potenzialità sul mercato europeo lasciando che i costi fissi con l'attuale livello di market share siano insostenibili.
Il caso FIAT mette in luce secondo noi due aspetti che dovrebbero tutti interrogarci:
Il ruolo dei sindacati come la FIOM che non comprendono l'attuale situazione economica e non difendo i veri diritti ma i soliti furbetti, vedi per esempio il sindacalista che va alla manifestazione di Pomigliano usando un permesso retribuito per motivi famigliari, o la richiesta di sospensione della paga nei primi 3 giorni di malattia da parte della FIAT che nasconde in realtà un tasso di assenteismo elevato e non giustificato che si cerca di riportare a livelli normali. Oppure pensiamo allo sciopero per vedere la partita dei mondiali di Termini Imerese. Certo il piano FIAT prevedeva qualche sacrificio, ma in Germania per mantenere l'occupazione o hanno aumentato gli orari di lavoro senza incrementare i salari già alti, o hanno ridotto i salari. In Italia invece i sindacati pensano ancora che la FIAT sarà sempre obbligata a produrre in Italia, e forse lo era finché pagava i costi lo Stato che per fortuna ha interrotto questi finanziamenti, e quindi sembrano non accorgersi che il rischio e' la perdita del posto di lavoro. Ma perché il sindacato non si impegna per aumentare la produttività? Certo i diritti fondamentali vanno difesi e forse da parte di FIAT c'è un tono un po’ arrogante che sfrutta l'attuale situazione economica, ma ci sono anche reali problemi di produttività e questo non riguarda solo la FIAT ma l'industria italiana.
Un secondo punto riguarda l'indotto che sarà fortemente penalizzato da queste decisioni di FIAT, ma qui il vero problema è che non si è mai consentito di istallare in ITALIA impianti industriali di marche straniere che aprissero alla concorrenza anche il settore dell'indotto e la FIAT stessa. Ricordiamoci su tutto il caso ALFA ROMEO e la decisione del presidente dell'IRI di allora Romano Prodi di svenderla alla FIAT invece di venderla alla FORD. Insomma n Italia in alcuni settori si è impedito una giusta concorrenza ed allora come ora tutto risulta condizionato dalle decisioni industriali di pochi, in questo caso Marchionne, che evidentemente ha già deciso di trasformare la FIAT in un industria nord americana (mondo da cui viene e a cui è legato) e non più italiana. Certo è che, siano italiani, polacchi o serbi, a beneficiare del posto di lavoro sono sempre persone e famiglie che ne avranno un beneficio quindi è un po’ anacronistico pensare che debbano lavorare solo gli italiani, ma è anche vero che in Italia non ci sono investimenti stranieri e se anche le industrie italiane lasciano forse diventeremo quello che molti auspicano, ma noi no, la Florida d'Europa un paese buono solo per il turismo, a patto che organizziamo almeno quello.

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