martedì 22 settembre 2009

La legge anti-fumo funziona

Un recente studio pubblicato sulla rivista Circulation da James Lightwood dell'Università di San Francisco frutto di una analisi di 13 studi compiuti in diversi paesi dove sono state approvate negli ultimi anni leggi anti-fumo con divieti nei locali e nei luoghi pubblici ha mostrato che già dopo un anno dall'introduzione del divieto si registra un calo del 17% dei casi di infarto e dopo tre anni del 36%.

Tutti ricordiamo le invettive contro questo provvedimento che paventavano chiusura di locali e ristoranti, invece nessuna ed anzi si è riscontrato un ritorno ai locali di chi non vi si recava più perchè disturbato dal fumo. E adesso questa notizia che conferma la lungimiranza di questo provvidimento e il suo contributo per la tutela della salute.

Come non ricordare l'ex ministro Sirchia a cui va dato il merito di essersi battuto per questa legge contro la solita campagna stampa che raccontava qualcosa che non corrispondeva nè alla realtà nel al pensare comune.

Non va dimenticato che l'Italia fu uno dei primi paesi ad adottare il divieto del fumo nei locali pubblici con una legge che fu da esempio per tutta Europa.

venerdì 11 settembre 2009

Inaugurazione CODICE ATLANTICO

Ieri abbiamo avuto un grande privilegio, siamo stati invitati all'inaugurazione di uno degli eventi culturali più importanti da decenni a MILANO: l'inaugurazione dell'esposizione del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Stupenda!

I particolari e la nitidezza di alcuni dei disegni raffiguranti le fortezze e i bastioni, anche in piccolisissime dimensioni, mostrano il genio e l'applicazione anche pratica che Leonardo dava alle sue intuizioni e ai suoi studi.

Come hanno detto il Cardinale Tettamanzi e il Padre Provinciale dei domenicani questa mostra unisce simbolicamente il Leonardo artista e il Leonardo scienziato che nella ricerca del bello e della verità è stato guidato da quella sete di Dio che aveva come uomo di fede.

Ringraziamo la Diocesi, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, la Fondazione Cardinale Federico Borromeo e i padri Domenicani e il Comune di Milano per aver dato a Milano questa grande mostra che per la prima volta mostrera' tutti i disegni di Leonardo ambietata tra l'altro in due luoghi bellissimi della citta' e significativi per la fede milanese: la sagrestia del Bramante a Santa Maria delle Grazie e la Biblioteca Ambrosiana.

L'augurio del Cardinale e che facciamo nostro è che i visitatori siano portati ad aprirsi con più viva sensibilità alle grandi e fondamentali domande che orientano il cuore, la mente e la volontà di ogni persona umana verso i valori assoluti del vero, del bello e del bene, verso quella pienezza di verità, di bellezza e di bontà che è Dio stesso.

mercoledì 9 settembre 2009

Ruolo pubblico dei cristiani e della religione

In merito alla questione della laicità dello Stato sollevata da diversi politici anche recentemente si potrebbe subito rispondere con la domanda posta da Benedetto XVI: «Forse che l’uomo non ci interessa?» (Discorso alla Curia, 2006). Sembra ci sia il tentativo di far apparire alcune proposte di legge e una visione dell’uomo come solo legato a una religione, invece c’è un diritto naturale che precede lo Stato e le leggi, un’idea questa che appartiene a tutti gli uomini che si fanno guidare con retta coscienza dalla verità. La Chiesa riafferma oggi un ruolo della religione nella comunità civile che, come ha detto Benedetto XVI, «è servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse» ('Deus caritas est').
Negli Usa il Papa aveva ricordato che la religione e la moralità costituiscono "sostegni indispensabili" per la prosperità politica ed in Francia aveva richiamato il ruolo della Chiesa nella relazione con lo Stato: il suo contributo specifico e insostituibile nel campo dell’educazione e nella “creazione di un consenso etico di fondo nella società”.
Anche nel recente viagggio a Viterbo il Papa non ha mancato di esortare i cristiani all'impegno civile e sociale e politico, attraverso il volontariato cristiano, “sia sul piano personale, sia su quello associativo”. “Si succedono le stagioni della storia, cambiano i contesti sociali, ma non muta e non passa di moda la vocazione dei cristiani a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi, ha osservato il Papa. Ecco l’impegno sociale, ecco il servizio proprio dell’azione politica, ecco lo sviluppo umano integrale”. Rivolgendosi ai laici Benedetto XVI ha quindi detto: “non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana”.

Si vuole invece introdurre il libero arbitrio dello Stato su questioni etiche di fondo. Il cristianesimo ha sempre svolto un ruolo di sviluppo umano e sociale. Non si può chiedere a nome di una falsa laicità, di escludere il laico cristiano dall’opera politica, e chiedergli di non dare il contributo alla costruzione del bene comune. Jürgen Habermas afferma: «L’universalismo egualitario è un’eredità immediata della giustizia giudaica e dell’etica cristiana dell’amore » . Oggi c’è una società plurale che chiede venga garantita ai diversi ideali, filosofie e religioni la libertà di parola: anche il cristiano ha il diritto di parteciparvi! La legittima pluralità di posizioni non deve però cedere il posto all’assunto che tutte le posizioni si equivalgono; deve rimanere un riferimento a valori comuni e a una verità assoluta per tutti.

martedì 8 settembre 2009

AMBIENTE: la tentazione catastrofista

C’è ancora oggi una tentazione catastrofista in alcuni significativi ambiti ambientalisti e politici. Ultimo esempio del potere di lobby è l’'allarme lanciato pochi giorni fa dal segretario Onu alla Conferenza di Ginevra «Il mondo va verso il precipizio». Vogliamo offrire alcuni spunti di riflessione che non vogliono e non possono essere esaustivi vista l’ampiezza del tema. Innanzitutto bisogna ricordare che non c’è unanimità nella comunità scientifica e questo vale anche per le misure e i modelli matematici. La connessione diretta tra crescita di CO2 e temperatura non è dimostrata. Sempre più scienziati sostengono che i cicli solari, nella storia, riflettono in maniera più precisa l’andamento della temperatura sul pianeta. La produzione di CO2 è solo in minima parte prodotta dall’uomo, il 90-96% è di origine naturale. Inoltre maggiore tasso di anidride carbonica rappresenta uno stimolo per la vita vegetale, risultando in un aumento della produttività agricola. L’innalzamento della temperatura dipende anche dall’attività dell’oceano, dalle radiazioni solari, dalle nubi e dall’attività dei vulcani. Non c’è nessuna certezza che sia la causa delle catastrofi ambientali. Le risorse idriche del pianeta non sono diminuite (semmai c’è un problema di distribuzione) ed è noto che ad un aumento della temperatura corrisponde una maggiore evaporazione delle acque ed una più intensa e continua serie di precipitazioni. Non è vero che il clima non è mai cambiato, ci sono sempre stati cicli caldi e freddi, vedi gli studi sugli strati dei ghiacci ai poli, gli stessi ghiacciai sciogliendosi rivelano come l’habitat naturale prima del loro formarsi fosse molto diverso: una terra oggi ricoperta di ghiacci aveva foreste tanto rigogliose da chiamarla "terra verde" (Grunland-Groenlandia). La calotta artica si è sciolta altre volte. Nel Medioevo o al tempo degli Egizi faceva anche più caldo di oggi.
Sempre quando la temperatura è stata più calda nella storia si è avuto un ciclo virtuoso di crescita di produzione e quindi crescita demografica e sviluppo e le antiche civiltà e lo sviluppo dell’Europa nel Medioevo lo dimostrano. Anche oggi l’aumento della temperatura porterebbe qualche beneficio si pensi per esempio al passaggio delle navi nel mar artico con risparmio di migliaia di Km.
Inoltre gli aumenti di temperatura del passato si sono registrati in epoche in cui non c’era ancora lo sviluppo industriale. L’aumento delle temperature registrato nell’ultimo secolo non è proporzionale all’attività industriale in quanto gli andamenti sono diversi, i ghiacciai si sono sciolti anche in altri periodi dove l’attività industriale era assente e questo si verifica dai resti di piante che si trovano sotto i ghiacciai che si ritirano, inoltre il riscaldamento è presente nell’emisfero nord e non in quello sud, l’esempio del ghiacciaio Perito Moreno che non si ritira ne è un esempio. La lobby dell’ecologismo-catastrofista, alla ricerca di un nuovo nemico, trovò la minaccia del riscaldamento globale, imputando all’uomo la causa. Con il timore della ”bomba demografica”, rivelatasi poi falsa, utilizzando scenari ambientali catastrofici in nome di una falsa idea di progresso e libertà hanno fatto accettare e diffuso la sterilizzazione e l’aborto (vedi Brasile e India o la legge del figlio unico in Cina) condizionando pesantemente lo sviluppo dei paesi poveri. Come ricorda il papa nell’ultima enciclica considerare la natura più importante della persona umana “è una posizione che induce ad atteggiamenti neopagani o di nuovo panteismo” (Caritas in Veritate n48). In questo scenario la Chiesa cattolica diventa un nemico da demonizzare. I progetti di spesa per ridurre la CO2 sono di dimensioni sproporzionate rispetto agli effetti che si vogliono ottenere, inoltre questi soldi vengono sottratti ad altre emergenze su cui si potrebbe influire maggiormente come la malaria e la fame nel mondo, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, con la metà di tale cifra si potrebbe fornire acqua potabile, servizi igienici, cure mediche di base ed istruzione per tutti gli abitanti della terra.
Un altro tema che ricorre nell’ambientalismo catastrofista è l’aumento dei poteri a organi transnazionali non eletti e all’aumento di regole che limitano la libertà: da notare che queste limitazioni vengono proposte per il bene dell’umanità e dell’ambiente ma alcuni esperti e politici ricordano che la libertà è bene fondamentale e questo ambientalismo persegue con slogan diversi linee politiche per il controllo delle persone già apparsi con altre ideologie e non a caso molti ex comunisti le sostengono.
Ma per fortuna non esiste solo questo tipo di ambientalismo. Il Magistero sociale della Chiesa sollecita a non ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento; non assolutizzare la natura, ne sovrapporla in dignità alla stessa persona umana. Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica "Centesimus Annus" aveva spiegato la concezione cristiana del rapporto tra umanità e creato: dignità e unicità della persona umana, la centralità della famiglia con la sua opera educativa per incrementare la capacità sociale del lavoro umano.
L’errore più grande dell’ideologia ambientalista è considerare l’uomo come l'uomo come il problema e non come risorsa. Nel corso della storia l’uomo è stato capace di adattarsi ad ogni tipo di clima e lo sviluppo ha permesso di ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Se lo sviluppo è autentico non può non essere sostenibile. Si può osservare che dove le condizioni di vita per l’uomo migliorano maggiore è la sensibilità per la difesa del creato e maggiore il suo rispetto.
Incentivando lo sviluppo economico e culturale delle popolazioni si tutela anche la natura (Caritas in Veritate n51). Bisogna sviluppare un parametro culturale ottimista, non più basato sul conflitto tra attività lavorative e ambiente. L’ambiente condiziona in modo fondamentale la vita e lo sviluppo dell’uomo e l’essere umano perfeziona e nobilita l’ambiente mediante la sua attività creativa; per questo è importantissimo poter utilizzare tutte le competenze, umane, educative, economiche ed etiche scientifiche, tecnologiche, per poter analizzare e risolvere i principali problemi: un esempio è la possibilità di sfruttare la forze delle onde per produrre energia. C’è il rischio invece che si contrappongano due visioni, quella di chi considera la natura un tabù intoccabile o, al contrario, chi ritiene di poterne abusarne, ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio.
BENEDETTO XVI per la celebrazione della giornata mondiale della pace 2008 scriveva “Dobbiamo avere cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi (Gn 2,15) con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione.” Bisogna sottolineare l’importanza di uno sviluppo completo della persona umana e di una giustizia sociale in cui solidarietà e sussidiarietà concorrano insieme a ridurre quelle disuguaglianze presenti nel mondo. La questione della destinazione universale dei beni ci richiama ad adottare stili di vita e modelli di produzione e di consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile. Una proposta ben diversa dalle tesi di chi sostiene una decrescita che limiti lo sviluppo.
“Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura è uno e indivisibile.” (Caritas in Veritate n51) Troppo spesso la questione culturale e il degrado morale ed etico che derivano dalla mancanza del rispetto della vita e della dignità dell’uomo in ogni sua fase sono sottovalutati. “Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa” (Caritas in Veritate n51)

lunedì 7 settembre 2009

IL PROBLEMA VERO DEL FINE VITA E' L'ABBANDONO DEL MALATO VEDI GRAN BRETAGNA

Da Londra giungono in questi giorni delle notizie che dovrebbero fare riflettere: i malati terminali sono lasciati senza cibo e acqua e senza cura. La denuncia arriva da un gruppo di medici britannici, specializzati in cure palliative. Secondo i medici, i malati in fin di vita sarebbero stati abbandonati a se stessi, privati di acqua e cibo e sedati in attesa della morire. Secondo uno studio pubblicato recentemente dalla Barts and the London School of Medicine and Dentistry, nel 2007 e nel 2008 il 16,5 per cento delle morti nel Regno Unito è stato causato da forti e costanti dosi di sedativi, il doppio di quelle utilizzate in Belgio e in Olanda.
Questi risultati sono il risultato dell’applicazione di alcune direttive che si ispirano al sistema Liverpool Care Pathway (Lcp), secondo le quali ai malati terminali è possibile togliere idratazione e medicine, per poi lasciarli sotto sedativi fino alla morte. Ovviamente lo scopo è quello di « alleviare le sofferenze del malato terminale».
Non possono che tornarci in mente le richieste e le motivazioni che hanno spinto la battaglia pro eutanasia in Italia e nel caso di Eluana hanno portato a richiedere la sospensione dell’idratazione. Quando sostenevamo che il vero pericolo non è l’accanimento terapeutico ma l’abbandono terapeutico molti hanno storto il naso, ci viene sempre detto che esasperiamo ed esageriamo alcuni timori e fattori, ci rammarichiamo invece di dover constatare che le nostre preoccupazioni sono reali e purtroppo dove la battaglia per la vita e culturale ha ceduto sulla difesa dei presupposti di quel legame di fiducia medico paziente e sul dovere di curare e dare quei sostegni vitali che non possono essere dichiarate terapie, le porte all’abbandono arbitrario dei malati e a percorsi eutanasici incontrollabili si sono aperte. Anzi occorre sottolineare come la libertà di scelta del paziente alla base delle richieste di apertura a tali pratiche venga poi sottomessa alla decisione di medici che decidono chi è in stato terminale e come deve morire. Attualmente in Gran Bretagna un paziente viene diagnosticato 'in fin di vita' da un team medico, dopo che gli specialisti ne hanno constatato alcuni sintomi, senza, come sottolineato dai medici che hanno dato l’allarme su questa pratica, tener conto che prevedere la morte non è scienza esatta. Quindi la decisone di non seguire più il malato dandogli dei sedativi, che non prende in considerazione neanche la possibilità di un miglioramento, tutto il contrario del prendersi cura del malato: un vero e proprio abbandono. Ci chiediamo quanto le scelte economiche incidano in queste pratiche che dimostrano che il vero pericolo per i malati terminali è l’abbandono terapeutico. Anche il codice di deontologia medica richiama al dovere del medico di tutelare la vita, la salute fisica e psichica dell'uomo e dar sollievo alla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana.
“Occorre affermare con vigore l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana. Non muta, con il trascorrere dei tempi, l’insegnamento che la Chiesa incessantemente proclama: la vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza.” (Benedetto XVI Giornata Mondiale del Malato 2009).
Bisogna riscoprire il significato della sofferenza in senso cristiano, la potenza dell’amore è più forte del male che ci minaccia. “Maria invita tutti gli uomini di buona volontà, tutti coloro che soffrono nel cuore o nel corpo, ad alzare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, la sorgente della salvezza. Vorrei dire, umilmente, a coloro che soffrono e a coloro che lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: volgetevi a Maria! Nel sorriso della Vergine si trova misteriosamente nascosta la forza per proseguire il combattimento contro la malattia e in favore della vita. Presso di lei si trova ugualmente la grazia di accettare senza paura né amarezza il congedo da questo mondo, nell’ora voluta da Dio.” (LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 l'omelia pronunciata da Benedetto XVI) Rivolgendosi alle migliaia di fedeli riuniti a piazza San Pietro per la XXXI giornata per la vita, il Pontefice aveva sottolineato che la vera risposta non può essere dare la morte, per quanto "dolce", ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano”.

mercoledì 2 settembre 2009

Il caso Boffo ennesimo esempio di una estate che ha degradato la vita politica e pubblica italiana

In questi giorni montano le polemiche e voci sul caso Boffo un caso un po strano che potrebbe essere l'apice di diversi scontri sia politici che ecclesiali-curiali.
Non possiamo che esprimere la nostra solidarietà e gratitudine a Boffo che in questi anni ha saputo far crescere il suo giornale e ha combattuto con coraggio una battaglia culturale nel difficile ambito giornalistico. Avvenire è diventatao un giornale di riferimento e una voce ascoltata.
Forse a qualcuno da fastidio o forse qualcuno in vista di un anno importante per leggi sui temi etici ed elezioni regionali vorrebbe condizionarne o diminuirne il ruolo, o forse anche all'interno della Chiesa qualcuno vorrebbe un cambio di rotta, chi da un parte e chi dall'altra, perchè anche i vescovi non sono immuni dallo schierarsi.
Il clima che quest'estate ha contraddistinto la stampa italiana su scandali veri o presunti è veramente squallido e degrada la categoria stessa.
Non ci importa sapere in merito alla vicenda di Boffo se è vero o no, non cambia nulla nella valutazione dei modi deprecabili con cui è stato attaccato. Per molto tempo si è detto che la battaglia politica era troppo personalizzata e invece negli ultimi mesi si è addirittura passati agli attacchi personali riguardanti la vita privata.
Forse come scrive Messori chi di dovere avrebbe potuto preservare il quotidiano cattolico lasciando a Boffo posizioni sempre di prestigio ma meno esposte. Le dimissioni verranno quando tutto si sarà placato.
Siamo un po preoccupati dello scontro sopra le righe nella Chiesa: non è positivo il continuo esporsi in pubblico con dichiarazioni di tipo diverso dei vari Vescovi. Come ha detto anche Bertone recentemente ancora prima del caso Boffo, la voce della Chiesa è una ed è quella del Papa, I vari interventi sulle diverse questioni dei Vescovi seppur autorevoli non rappresentano la posizione ufficiale del Vaticano e della Chiesa.