domenica 31 maggio 2009

Immigrazione tra legalità e accoglienza senza far prevalere la demagogia

Sul tema dell’immigrazione bisogna innanzitutto riaffermare la difesa delle dignità della persona umana e poi rispondere a due esigenze che devono accompagnarsi che sono la legalità e l’accoglienza.
L’accoglienza è una pratica doverosa e buona ma non deve essere demagogica e prima o poi bisognerà dire agli italiani che per accogliere gli immigrati bisogna spendere soldi e costruire strutture d’accoglienza e case.
Perché accoglienza non sono le baraccopoli o gli edifici occupati o i campi rom o lo sfruttamento in case affittate da italiani a prezzi altissimi in cui vivono ammassati a decine gli stranieri. Bisogna poi valorizzare il contributo positivo che molti stranieri danno alla nostra società, pensiamo solo al lavoro delle cosiddette badanti. Ma se si parla di tutelare i diritti degli stranieri certo non si può trascurare il tema del lavoro e come spesso per esempio vengano sottopagati o se facciamo riferimento alle donne subiscano ricatti intollerabili in caso di gravidanza.
Accoglienza significa accogliere umanamente chi viene qui a lavorare, insegnargli la lingua italiana, non farli lavorare in nero e non sfruttarli. All’interno di una politica di integrazione non può poi essere secondaria l’integrazione culturale che deve prevedere dei percorsi che permettano agli stranieri di conoscere la nostra storia e i nostri costumi, condividere i valori che sono alla base della nostra civiltà, uguaglianza di tutti gli uomini e le donne, il rispetto del più debole, i doveri verso la società. A tutti poi dovranno essere garantiti i diritti fondamentali, quali il diritto all’istruzione e alla sanità, combattere ogni forma di discriminazione. D’altro canto agli stranieri bisogna dire che l’Italia non ha la capacità di accogliere tutti e anche che l’Europa non può lasciare soli i paesi come Italia Spagna e Malta di fronte ad un fenomeno che deve essere affrontato a livello europeo.

L’aspetto della legalità è importante e non si può accettare che gli immigrati considerino l’Italia come il paese in cui è possibile fare qualunque cosa senza regole. Le leggi e le regole vanno rispettate anche dagli stranieri. Riguardo ai criminali sono tali indipendentemente dalla nazionalità e vanno giudicati e condannati per i reati che commettono e devono subirne la pena. Certo in Italia c’è il problema della certezza della pena ma questo riguarda sia italiani che stranieri. L’idea poi di rimandare i criminali a scontare la pena nei loro paesi di origine è sbagliata primo perché ci certifica che non ritorneranno a delinquere in Italia sia perché se gli altri stati avessero fatto lo stesso con i criminali italiani sparsi nel mondo avremmo una situazione carceraria ancora peggiore.

Si è parlato molto del respingimento dei barconi da parte dell’Italia, certo come ha detto il cardinale Bagnasco l’azione dell’Italia non può limitarsi a questo singolo gesto ma deve essere anche un’azione di aiuto verso i paesi dell’Africa che ne hanno bisogno «il singolo provvedimento finisce con l’essere fatalmente inadeguato se non lo si può collocare in una strategia più ampia e articolata».
Ben venga allora l’istituzione in Libia dell’ufficio dell’UNCHR per verificare chi ha bisogno dell’asilo politico prima del viaggio sui barconi pericoloso per la vita dell’immigrato e che lo rende succube di organizzazioni criminali dedite al traffico di clandestini.
Il vero profugo dalla guerra o dall’indigenza probabilmente non ha i soldi per pagare i viaggio clandestino e quindi farlo arrivare coi barconi significa avvallare e incoraggiare lo schiavismo a cui dovrà sottomettersi per ripagare il viaggio. Noi siamo contro questo schiavismo moderno :
Il traffico di esseri umani è "una tremenda offesa alla dignità umana", ha affermato l'Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Quindi bisogna impedire la partenza dei barconi tramite accordi bilaterali con gli stati del Nord Africa come era stato fatto anni fa con l’Albania, questi cosiddetti viaggi della speranza non sono un favore agli immigarti che rischiano la vita e devono pagare cifre altissime

Riconoscendo che "non esistono soluzioni facili", monsignor Marchetto ha affermato che "affrontare questi particolari abusi dei diritti umani richiede un approccio coerente e integrale", considerando "non solo il migliore interesse delle vittime, ma anche la giusta punizione per quanti ne traggono vantaggio e l'introduzione di misure preventive volte, da una parte, ad aumentare la consapevolezza e la sensibilità e, dall'altra, ad affrontare le cause di questo fenomeno".
Il Traffico di esseri umani si riuscirà a fermare se si riuscirà ad interrompere il ciclo povertà abuso sfruttamento.

lunedì 4 maggio 2009

Verso il voto europeo - 2

Se dobbiamo guardare all’Europa del futuro e che vogliamo non possiamo che ripartire dalle radici dell’Europa riconoscendo che sono cristiane. Basta la storia a dimostrarlo, la Chiesa, è presente fin da epoca antica in Europa, vi ha svolto un ruolo civilizzatore. Pensiamo alla trasmissione della cultura antica attraverso monaci, la formazione e il ruolo nell’educazione dell’attenzione ai poveri, agli ultimi, aiuto ai più sprovveduti mediante le numerose Congregazioni religiose nate in tutta Europa, il contributo dei cristiani allo sviluppo delle scienze, dell’economia, dell’università. Pensiamo poi alle meravigliose opere dell'ingegno umano nelle migliaia di cappelle, di chiese, di abbazie, e di cattedrali che adornano il cuore delle città o la solitudine delle campagne. Un patrimonio artistico di inestimabile valore. Ovunque siamo andati, Polonia, Portogallo, Inghilterra, Francia, Austria, Germania, Ungheria ecc in ogni regione italiana questi edifici e questi segni visibili della fede e della devozione parlano e dicono abbastanza.

Il nostro momento storico assomiglia molto a quello in cui si trovarono ad operare i monaci benedettini, che certo non avevano in progetto tutto quello che poi costruirono, ma nella loro ricerca di Dio e della Verità contribuirono nel grande sconvolgimento culturale prodotto dalla migrazione di popoli e dai nuovi ordini statali che stavano formandosi, a far i tesori della vecchia cultura e a formare passo passo una nuova cultura. Il contributo del monachesimo fu fondamentale anche per la rinasciata sociale ed economica dell’Europa. San Benedetto costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà.

In questo momento storico in cui le culture si incrociano tra loro sempre di più, diverse religioni sono presenti, è importante una nuova riflessione sul ruolo della religione in Europa. Bisogna prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società. Proprio in Europa oggi si alzano più forti le voci che vorrebbero impedire alla Chiesa questo suo ruolo, come testimoniano i recenti interventi dei ministri degli esteri i Francia e Germania e del parlamento belga in merito alle dichiarazioni del Papa sulla centralità dell’azione educativa nell’azione preventiva dell’AIDS in Africa.

I fedeli laici impegnati in politica hanno come compito invece quello di difendere il bene comune ed al centro del bene comune c’è la persona. Questa centralità della persona deve essere presente anche nell’azione politica in Europa. “Quando il cittadino europeo vedrà e sperimenterà personalmente che i diritti inalienabili della persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale, come anche quelli relativi all’educazione libera, alla vita familiare, al lavoro, senza dimenticare naturalmente i diritti religiosi, quando dunque il cittadino europeo si renderà conto che questi diritti, che costituiscono un tutto indissociabile, sono promossi e rispettati, allora comprenderà pienamente la grandezza dell’edificio dell’Unione e ne diverrà un attivo artefice” (Benedetto XVI a PARIGI)
Il riconoscimento della centralità della persona umana e della difesa dei suoi diritti inalienabili ci richiam all’emergenza educativa nei confronti delle nuove generazioni, in particolare verso i giovani, è dunque necessario offrire loro un solido quadro educativo e incoraggiarli a rispettare e ad aiutare gli altri. Dobbiamo rispondere a tutto campo, sul piano del pensiero e dell'azione in questo senso sono da promuovere borse di studio che permettano alle nuove generazioni di ricercatori di approfondire le tematiche etiche relative alla difesa della vita e allo studio e alla ricerca a favore della medicina prenatale o in merito all’accompagnamento nel fine vita o alla studio dello stato vegetativo permanente. Nei libri scolastici si dovrà promuovere la cultura della vita, con strumenti come ad esempio il libretto “la vita umana prima meraviglia”. Perché mostrare la verità permetterà di impedire la diffusione delle ideologie che sono basate sulla mistificazione e sulla menzogna.
In particolare sul tema del fine vita appare chiaro che sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami.
San Paolo diceva “Tutto mi è possibile ma non tutto mi giova, tutto mi è possibile ma non mi farò guidare dal nulla”. Libertà e responsabilità sono qui uniti in modo inscindibile. La libertà ci è data per amare e non come pretesto per l’arbitrio e l’egoismo.

Oggi assistiamo in Italia ed in Europa ad una continua richiesta di nuovi diritti in nome della libertà, si pone al centro un relativismo etico e si evoca in questo il principio di autodeterminazione. Sicuramente la libertà e l’autodeterminazione sono principi inalienabili e fondamentali nella vita dell’uomo, ma non si possono assolutizzare ed in nome di essi richiedere la morte o la rinuncia alla libertà stessa. Esiste una scala di importanza anche nei valori inalienabili legati all’essere uomo, primo fra tutti è quello della vita, senza la vita non potrò pretendere ed esprimere nemmeno gli altri diritti. Centrale allora è la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e ne chiediamo il riconoscimento esplicito anche nella carta dei diritti dell’Europa. La libertà e il diritto di autodeterminazione non hanno senso quando si nega la vita che da senso alla libertà stessa. C’è una priorità di diritti e il diritto alla vita è prioritario rispetto agli altri. La battaglia culturale o la si vince sul tema della vita oppure anche tutto il resto degraderà.
Se si discriminano nelle leggi e nella prassi le persone a seconda di un falso criterio di qualità della vita (deciso dal più forte o dalla maggioranza che poi è lo stesso) niente impedirà di discriminarle perchè sono straniere, o sono ritenute "diverse".

Nel servire il bene comune, dobbiamo adoperarci a far sì che non si diffondano, né si rafforzino ideologie che possono oscurare o confondere le coscienze e veicolare una illusoria visione della verità e del bene.

Altro aspetto importante è difesa della libertà religiosa, diritto fondamentale insopprimibile, inalienabile ed inviolabile, radicato nella dignità di ogni essere umano e riconosciuto da vari documenti internazionali. L’esercizio di tale libertà comprende anche il diritto di cambiare religione, che va garantito non soltanto giuridicamente, bensì pure nella pratica quotidiana.

Verso il voto europeo - 1

L’Europa è la nostra casa, siamo chiamati e dobbiamo sentirci europei, quindi le elezioni europee devono essere partecipate e dobbiamo sentirle importanti come le politiche italiane. Sempre di più le decisioni prese in Europa contano per la vita e le scelte in Italia, inoltre nelle elezioni europee c’è la possibilità di esprimere una preferenza per cui noi abbiamo deciso di scegliere un candidato da appoggiare che condivida i nostri valori e li ha difesi nella sua azione politica.
Dobbiamo interessarci di più dell’Europa, sentirsi europei significa anche volere il bene di tutti gli europei quindi bisogna cominciare a pensare all’Europa per esempio rifiutando dannosi protezionismi e accorgendosi che in Europa soprattutto in alcuni paesi anche ad est è possibile trovare alleati per la difesa dei diritti di tutti per rimettere al centro anche in Europa la persona. È importante, a tale riguardo, promuovere un’unità che non può e non vuole divenire uniformità, ma che è capace di garantire il rispetto delle differenze nazionali e delle diverse tradizioni culturali, che costituiscono una ricchezza nella sinfonia europea.

Investire sulla persona, sulle sue capacità, sulla sua creatività e rimettere al centro l’etica e la persona. Bisogna credere nelle capacità dell’uomo di reagire alla situazioni anche più difficili e di creare condizioni per lo sviluppo della società a favore del bene comune.
Perché anche in Europa bisogna difendere il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale combattendo culturalmente e politicamente l’aborto e l’eutanasia ,dobbiamo ribadire la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna , l’importanza sociale ed economica della famiglia e la centralità della persona nell’economia di mercato. È nell'Europa che, per la prima volta, è stato formulato il concetto di diritti umani. Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa.

Urge riscoprire l'esistenza di valori umani e morali essenziali, che scaturiscono dalla verità stessa dell'essere umano ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori che nessun individuo, nessuna maggioranza e Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere e dovranno essere anche punto di partenza nel dialogo tra diverse culture, tradizioni e religioni.
Quindi è importante votare e scegliere una preferenza per influire sulle scelte del parlamento europeo perché è li che si scelgono le linee guida e il futuro dell’Europa. Un aspetto per esempio importante è quello demografico, questa settimana sono stati pubblicati i dati di Milano 1.300.000 abitanti più di un terzo sopra i 60 anni e l’età media del milanese supera i cinquantacinque, bisogna
“fare tutto il possibile per rendere i Paesi europei di nuovo più aperti ad accogliere i bambini. Incoraggiate i giovani, che con il matrimonio fondano nuove famiglie, a divenire madri e padri! Con ciò farete del bene a loro medesimi, ma anche all'intera società. Vi confermiamo anche decisamente nelle vostre premure politiche di favorire condizioni che rendano possibile alle giovani coppie di allevare dei figli. Tutto ciò, però, non gioverà a nulla, se non riusciremo a creare nei nostri Paesi di nuovo un clima di gioia e di fiducia nella vita, in cui i bambini non vengano visti come un peso, ma come un dono per tutti” (Benedetto XVI - VIENNA), quindi vanno rilanciate le iniziative e i sostegni alla maternità, il modello di aiuto dei CAV va promosso e diffusa in tutta Europa, l’aiuto alle famiglie numerose, alla conciliazione lavoro-famiglia, il part time, maternità tutelate con il prolungamento del periodo di assenza dal lavoro, come anche l’Europa sta già discutendo, vanno ampliati gli spazi per i giovani e le nuove generazioni in modo che sia più aperto il loro futuro e vanno sostenute le nuove famiglie che saranno il futuro dell’Europa.

sabato 2 maggio 2009

Norlevo obiettare è un diritto

In queste settimane la regione Marche ha emanato una direttiva in cui impone ai medici di prescrivere a chiunque la chieda la pillalo Norlevo detta del giorno dopo. Nei mesi scorsi alcuni medici di pronto soccorso che si rifiutavano di prescriverla sono stati denunciati, le accuse sono poi tutte cadute. Spesso ai farmacisti che fanno parte del personale medico viene richiesto di darla senza opporre obiezione di coscienza. C’è insomma un continuo attacco a questo diritto fondamentale.

La pillola del giorno dopo è un ritrovato ti tipo ormonale dal nome commerciale Norlevo che è oggi venduto in farmacia come anticoncezionale d’emergenza, in caso di rapporto non protetto ma è un
antiannidatorio perché impedisce l’annidamento del concepito qualora la gravidanza sia iniziata. Il Norlevo è quindi un aborto chimico. Lo scopo primario è di far morire l’embrione, ed espellerlo. Si dirà che se non c’è stato il concepimento non c’è aborto, vero ma chi prende la pillola Norlevo anche se spesso non sa se è avvenuta la fecondazione o no, assume questa pillola dopo l’atto sessuale e quindi l’intento è sicuramente abortivo in quanto viene usata con l’unico intento di interrompere un’avvenuta gravidanza.

Oltre ad eliminare il ruolo e la libertà e la professionalità del medico imponendo delle scelte a priori di ogni valutazione personale e medica del caso, l’obbligo di prescrizione della pillola Norlevo va contro la libertà di coscienza prevista anche dall’art 9 della legge 194 sull’aborto.

Va considerato poi che la pillola del giorno dopo impedisce qualsiasi tipo di colloquio in caso di avvenuta gravidanza per prevenire l’aborto che in questi casi è certo. Altro aspetto da non sottovalutare la pillola del giorno dopo è spesso richiesta da minorenni ed inoltre agisce variando chimicamente gli ormoni femminile per fare in modo che il corpo della donna non sia più accogliente verso l’embrione che verrà quindi espulso. Quindi perché il medico non dovrebbe tener conto anche dei singoli casi e delle problematiche legati ad essi? Si conoscono infatti gli effetti collaterali già sono segnalati sul foglietto illustrativo nausea, dolore al basso ventre, affaticamento, cefalea, dolore mammario, vomito, mestruazioni abbondanti, diarrea, sanguinamento uterino.

Inoltre c’è l’aspetto della banalizzazione della sessualità slegata da ogni tipo di responsabilizzazione. Tramite l’utilizzo di pillole come la Norlevo la sessualità viene ridotta ad un atto banale a cui “rimediare nel caso di incidenti prendendo una pillola”.