sabato 28 febbraio 2009

Con responsabilità diciamo approviamo velocemente il ddl Calabrò

Leggiamo in questi giorni con preoccupazione la decisione di diversi parlamentari di chiedere un rinvio della votazione sul ddl Calabrò.
La legge attesa è una legge che vieterà l’eutanasia. Tutti siamo d'accordo nel dire mai più un altra Eluana ma riaffiorano divisioni e mancanza di strategia. Bisogna fare una legge, ogni rinvio consentirà di modificare in senso negativo il testo Calabrò e di indebolire il fronte bitartisan che attorno ad esso si era creato, chi oggi si oppone deve tenerne conto. L’asserita volontà di miglioramento del testo Calabrò è solo un pretesto, i miglioramenti sono possibili ma anche semplici. Spesso si tratta solo di questioni di carattere linguistico.
Prima della sentenza su Eluana una legge non era necessaria, ma dopo, come aveva ricordato il cardinale Bagnasco, bisogna prendere atto del nuovo contesto. Una parte della magistratura ha scavalcato il diritto, norme costituzionali e codice di deontologia medica. Nella legge è necessario riaffermare l’importanza del rapporto fiduciario tra malato e medico, il dovere di curare, sostenere le cure palliative, vietare richieste con finalità eutanasiche, si escluderanno richieste che pretendano di imporre al medico, pratiche per lui inaccettabili in scienza e coscienza. L'introduzione delle DAT, pur non essendo dal punto di vista etico corretto può essere accettata se come nel testo Calabrò non sarà vincolante per il medico e limitata ad alcuni casi, richiederà scadenze temporali molto brevi e sottoscrivibili solo con l'ausilio di una commissione medica e l'esclusione di qualsiasi tipo di abbandono terapeutico in senso eutanasico. Questo potrebbe essere un compromesso che ne limita nei fatti l'uso e l'abuso. La richiesta di inequivocabilità tutela il malato contro l’arbitrarietà di tutori e giudici, oltre richiedere la verifica che le dichiarazioni espresse siano attuali ed efficaci. Per chi non ha perso coscienza rimane valido solo il consenso informato.
Con responsabilità diciamo approviamo velocemente il ddl Calabrò.

venerdì 27 febbraio 2009

LA NOSTRA GENERAZIONE VUOLE METTERSI IN GIOCO

Ripartire da vita, famiglia e libertà di educazione.

Il Papa nella sua visita a Cagliari ha richiamato la necessità di una nuova generazione di laici cristiani impegnati nella politica. Qual è il valore di un impegno in politica, quale stile bisogna assumere, per fare cosa? I due elementi che ha richiamato e che devono contraddistinguerci sono competenza e rigore morale. La competenza richiede preparazione, il rigore morale nasce da una fede viva che va coltivata e da una formazione della propria coscienza che “deve anzitutto basarsi sul solido fondamento della verità, deve sapere distinguere il bene dal male”(Accademia della vita 2007). Negli Usa il Papa ha ricordato che la religione e la moralità costituiscono "sostegni indispensabili" per la prosperità politica. A Verona nel 2005 disse che “il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza”. Oggi come allora i cattolici sono chiamati a quest’impegno alla luce della fede che per noi è una ricchezza, “illuminati dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo”.

I giovani hanno un compito particolare: quello di costruire un futuro di speranza per tutta l’umanità. Durante il nostro impegno a servizio dei più piccoli in parrocchia nel campo educativo e durante il servizio civile abbiamo imparato che ogni esperienza deve essere contraddistinta da una crescita personale e che la ricerca del bene comune richiede alcuni elementi fondamentali: l’attenzione a ciascuna persona, il servizio, la gratuità. Noi dobbiamo metterci i nostri talenti, la nostra dedizione, ma con la consapevolezza che come disse San Bernardo noi possiamo operare “con le nostre mani ma con la Tua forza”.
A Cagliari il Papa indica l’obiettivo dell’agire in politica: cercare soluzioni di sviluppo sostenibile; noi siamo ingegneri e condividiamo questo richiamo ad un dinamismo aperto alla ricerca di soluzioni e allo sviluppo, perché bisogna assumere un’ottica ottimista segnata dalla speranza.
In Francia il Papa ha richiamato il ruolo della Chiesa nella relazione con lo Stato: il suo contributo specifico e insostituibile nel campo dell’educazione e nella “creazione di un consenso etico di fondo nella società”.

Per noi la prima forma di carità è l’educazione e questo è il punto di partenza per costruire una società che mette al centro la persona umana: fu così che nel 2005 sentimmo l’urgenza di impegnarci nel Movimento per la vita Ambrosiano e a difesa della Legge 40. Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa.

Nell’azione politica, centrale dev’essere la difesa dei valori non negoziabili: vita, famiglia, libertà d’educazione. Questo ci ha portato ad impegnarci come relatori sui temi etici. Abbiamo anche fondato un centro culturale cattolico perché la cultura ha un ruolo importante nella società e nella politica e bisogna aiutare a riscoprire le nostre radici e il bello della nostra cultura.

“Le nuove generazioni possono costruire sulle conoscenze e sulle esperienze di coloro che le hanno precedute. Ogni generazione, tuttavia, deve anche recare il proprio contributo per stabilire convincenti ordinamenti di libertà e di bene”(Spe Salvi). La nostra generazione chiede di avere questa possibilità.

IL CASO ELUANA

Eluana è morta, una tragedia si è compiuta.

Tutto si può dire tranne che è stata una morte naturale, tutto si svolto di fretta e nell’ombra e questo dovrebbe far pensare. Sicuramente questi volontari della morte (ma chi sono?) dovranno spiegare come mai il protocollo di morte sia stato accelerato.
Chiari sembrano alcuni legami con associazioni che pubblicamente si battono per l’introduzione dell’eutanasia in Italia.

Un primo pensiero però non può che andare alle suore che per 17 anni invece hanno accudito Eluana nel silenzio mostrando il significato dell’amore che si dona e non chiede nulla in cambio, hanno incarnato le parole della lettera 1Corinzi 13,4-10 sono state pazienti, benigne, non si sono vantate, non hanno goduto dell’ingiustizia ma si sono compiaciute della verità.

Vogliamo poi ringraziare chi si è adoperato per cercare di salvare Eluana ed in modo particolare il presidente Formigoni, il Presidente del Consiglio Berlusconi e il Ministro Sacconi che hanno mostrato il coraggio davvero raro nella politica, di sfidare l’impopolarità e non solo, per difendere un valore fondamentale come quello della vita, la loro determinazione e le loro parole hanno contribuito a squarciare un velo di bugie posto sul caso Eluana ringraziamo anche i diversi parlamentari di entrambi gli schieramenti che hanno sostenuto questa battaglia. Ma ci si consenta di osservare il vergognoso atteggiamento assunto dal PD, anche da molti dei cattolici che ne fanno parte, in difesa di una sentenza di morte. Chi si è unito a loro in questa battaglia per la morte di Eluana dovrà assumersi la responsabilità di un degrado morale della società.
La libertà e il diritto di autodeterminazione non hanno senso quando si nega la vita che da senso alla libertà stessa. C’è una priorità di diritti come stabilito anche dalla corte Europea e il diritto alla vita è prioritario rispetto agli altri. La battaglia culturale o la si vince sul tema della vita oppure anche tutto il resto degraderà.
Se si discriminano nelle leggi e nella prassi le persone a seconda di un falso criterio di qualità della vita (deciso dal più forte o dalla maggioranza che poi è lo stesso) niente impedirà di discriminarle perchè sono straniere, o sono ritenute "diverse".
Da oggi è più difficile difende gli ultimi, le persone malate e anche gli stranieri perché quando si può affermare che qualcuno vale meno degli altri il limite non potrà che essere stabilito dalla maggioranza e dal più forte.
Si parla di difendere la costituzione ma la costituzione italiana difende il diritto alla vita e non esiste il diritto alla morte (inappropriato citarlo in parlamento), sono I giudici che hanno violato la costituzione. Gravissimo è stato non firmare il decreto del governo che avrebbe dato al Parlamento l’opportunità di intervenire.
Certo si dirà che la politica ha avuto sei mesi di tempo per fare la legge e non l’ha fatta, questo è vero e su questo anche la maggioranza ha le sue responsabilità come, chi non ne ha compreso l’urgenza. Prima della sentenza della corte d’Appello di Milano una legge non era necessaria e molti timori c’erano e ci sono in merito ad una legge sul fine vita ma come aveva ricordato nel suo intervento presso la Cei il cardinale Bagnasco, bisognava prendere atto del nuovo contesto dopo la sentenza su Eluana. Una parte della magistratura ha scavalcato il diritto, norme costituzionali e codice di deontologia medica, posti a difesa dell’inviolabilità e indisponibilità della vita umana. Nella legge è necessario riaffermare l’importanza del rapporto fiduciario tra malato e medico, il dovere di curare, vietare richieste con finalità eutanasiche come l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione, si escluderanno richieste in contraddizione con le norme di buona pratica clinica o che pretendano di imporre al medico, pratiche per lui inaccettabili in scienza e coscienza, le dichiarazioni non potranno mai essere vincolanti per il medico. La richiesta di inequivocabilità tutela il malato contro l’arbitrarietà di tutori e giudici, oltre richiedere la verifica che le dichiarazio­ni espresse siano attuali ed efficaci. La legge attesa è una legge che vieterà l’eutanasia.

Il caso Eluana è stata l’ennesima occasione per attaccare la Chiesa, ma quando la Chiesa dichiara che il rispetto incondizionato del diritto alla vita di ogni persona innocente — dal concepimento alla sua morte naturale — è uno dei pilastri su cui si regge ogni società civile, essa «vuole semplicemente promuovere uno Stato che riconosca come suo primario dovere la difesa dei diritti fondamentali della persona umana, specialmente di quella più debole.
Sul mondo cattolico bisognerà fare molte riflessioni perchè si è visto come spesso prevalga la confusione e l’insegnamento del Magistero della Chiesa è spesso disatteso o sconosciuto, c’è una sorta di dissociazione tra la fede cristiana e le sue esigenze etiche a riguardo della vita. In alcune parrocchie è mancato addirittura il richiamo esplicito alla preghiera per Eluana.
E’ urgente un impegno educativo e di formazione. Sono ancora oggi attuali le parole di Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae (EV n95) : “Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita.

NOI CONTINUEREMO A DIRE NO ALLA CULTURA DELLA MORTE E SI ALLA VITA.

La gravità della morte per eutanasia di Eluana riguarda tutta la società italiana, perché è un'azione che va contro la nostra cultura e la nostra civiltà. “La misura dell'umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società crudele e disumana”(Spe SalVi n38).

Oggi di fronte alla morte di Eluana il nostro cuore è pieno di tristezza e di dolore e vorremmo gridare la nostra rabbia ma abbiamo una speranza che è Cristo che salva, in questo momento di sconforto, noi possiamo mettere il nostro impegno consapevoli che la forza viene da Lui. “Il nostro agire non è indifferente davanti a Dio e quindi non è neppure indifferente per lo svolgimento della storia. “la grande speranza poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire.” (Spe Salvi n35)