domenica 27 dicembre 2009

Terrorismo d'elite ispirato dall'odio

In questi giorni giunge una notizia preoccupante dagli Stati Uniti: un giovane nigeriano ha tentato di farsi esplodere su un volo per Detroit.
Questo deve richiamare tutti al fatto che non bisogna abbassare la guardia nei riguardi dell'estremismo e del terrorismo. Una realtà che lavora nell'ombra e continua a cercare di colpire i paesi occidentali e continua a colpire causando vittime innocenti tra i civili nei paesi mussulmani primario obiettivo di questa rete del male. Questo attentato pone alcune domande, innanzitutto come mai un soggetto conosciuto non è stato fermato ai normali controlli a cui noi tutti veniamo sottoposti negli aereoporti. Questa notizia deve anche richiamare tutti quelli che erroneamente sostengono che il terrorismo nasce dalla miseria a guardare la realtà che cioè il terrorismo nasce sempre dalle elitè, questo ragazzo nigeriano è il figlio di uno dei banchieri più ricchi e potenti dell'Africa e viveva in una sfarzosa casa a Londra ed era istruito nelle migliori università. Perchè non ci si interroga sul fatto che come tutti gli attentatori dell'11 settembre 2001 o degli attacchi di Londra questa persona era giovane, di famiglia ricca, aveva studiato nelle nostre università e ha incontrato il fondamentalismo nelle nostre società presso predicatori d'odio.

giovedì 24 dicembre 2009

AUGURI di NATALE


Natale è la nascita di un bambino in una mangiatoia, l’incarnazione di un Dio che senza rinunciare alla sua essenza divina, ha deciso di scegliere non la forza, ma la debolezza, vuole condividere con noi la nostra vita e le nostre fatiche (tranne il peccato). Maria esclama “L’anima mia magnifica il Signore” (Lc1,49), la stessa gratitudine muove i pastori “se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e veduto” (Lc 2, 20). Il dono della vita suscita in noi sempre stupore e meraviglia. La sua sacralità sta nell’incarnazione e nel fatto che in ciascuno di noi c’è l’immagine di Dio. Meraviglia e stupore che innumerevoli opere d’arte hanno rappresentato. "I Magi sono pieni di stupore davanti a ciò che vedono; il cielo sulla terra e la terra nel cielo; l'uomo in Dio e Dio nell'uomo; vedono racchiuso in un piccolissimo corpo chi non può essere contenuto da tutto il mondo" (San Pietro Crisologo, Sermone 160, n. 2).
“Dove trovo i criteri per la mia vita, dove i criteri per collaborare in modo responsabile all'edificazione del presente e del futuro del nostro mondo?” Benedetto XVI a Colonia invitava i giovani a tornare al senso vero dell'Adorazione dei Magi:“la libertà non vuol dire ritenersi assolutamente autonomi, ma orientarsi secondo la misura della verità e del bene. La sottomissione diventa unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore.” (Marienfeld Benedetto XVI). “Amore e verità sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo” (Caritas in Veritate). Come i Magi anche noi dobbiamo metterci in cammino, cambiando la nostra vita, perché come ha detto Benedetto XVI nella città dei Magi “Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo”.
Oggi in una società dominata dal relativismo c’è molta confusione e poca certezza sul buono e sul vero. Allora l’elemento fondamentale è il bello. Solženicyn diceva “ i germogli della Verità e del Bene, troppo precoci e indifesi, vengono schiacciati, strappati e non giungono a maturazione, forse strani, imprevisti, inattesi saranno i germogli della Bellezza a spuntare e crescere nello stesso posto e saranno loro in tal modo a compiere il lavoro per tutti e tre”. Roger Scruton filosofo britannico riflettendo sul tema “La bellezza e il sacro” al Convegno “Dio Oggi. Con Lui o senza di Lui tutto cambia” ha detto: “Un mondo che contiene bellezza è un mondo in cui la vita è degna di essere vissuta. La bellezza può essere persino definita come il volto dell'amore. Il nostro mondo ha una gran sete di bellezza”. Benedetto XVI ha ribadito come la bellezza sia una via per trovare Dio, i capolavori artistici nati in Europa nei secoli passati sono incomprensibili se non si tiene conto dell'anima religiosa che li ha ispirati. Abbiamo allora scelto come icona di questo biglietto di auguri l’immagine della Natività che si trova nel Sacro Speco o Monastero di S. Benedetto a Subiaco. Qui nacque quella splendida ed inattesa esperienza del monachesimo che contaminò tutta l’Europa in ogni campo della società e della cultura.
Il nostro augurio di Natale è quello di riscoprire attraverso la bellezza una via per camminare verso Gesù e guardando Gesù bambino di riscoprire la semplicità e l’umiltà e la gratitudine che devono portarci a dire “Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha ricolmati di gioia” (Salmo 126, 3) e a fare come i Magi "videro il bambino e Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono" (Mt 2, 11)

UN ANTIDOTO ALL’EUTANASIA: VISITARE GLI AMMALATI

Siamo ormai a Natale, ci sembra bello sottolineare lo spirito con cui il papa Benedetto XVI è stato nelle scorse settimane a trovare i malati terminali e i malati in stato vegetativo all’Hospice Fondazione Roma. In questo periodo di vacanza ci piace ricordare la vicinanza e la visita ai malati che umanamente e cristianamente siamo chiamati a vivere. Noi abbiamo approfittato di un pò di tempo libero e abbiamo visitato amici malati che si trovano in ospedale o a casa e anche la nostra amica Erminia in stato vegetativo, lei ci aiuta in particolare a ricordare il valore che la vita ha sempre! Nessuno può mettere in dubbio che sia viva! L’incontro coi malati e con chi ha meno di noi ci aiuta ad allontanare la paura dell’ignoto legato al dolore e alla sofferenza che ci viene sempre raccontato ma raramente diventa incontro.
La visita che ha compiuto il Papa ci sembra molto significativa e ancora una volta rende testimonianza della vita di queste persone malate e delle loro famiglie e richiama loro i medici, noi e la società e la Chiesa alla necessità di stare loro vicini. Benedetto XVI durante la visita ha detto “non sempre è possibile trovare una cura per ogni malattia, e, di conseguenza, negli ospedali e nelle strutture sanitarie di tutto il mondo ci si imbatte sovente nella sofferenza di tanti fratelli e sorelle incurabili, e spesso in fase terminale. Oggi, la prevalente mentalità efficientistica tende spesso ad emarginare queste persone, ritenendole un peso ed un problema per la società. Chi ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute.” Infatti come tutte le statistiche e indagini rivelano nessun malato chiede la morte se è curato cioè se c’è qualcuno che si prende cura di lui non solo dal punto di vista farmacologico-terapeutico come è necessario, ma anche dal punto di vista umano, ponendo attenzione alle relazioni, ai suoi bisogni quotidiani e a quelli spirituali. Anzi a visitarli e a conoscerli si scoprono iniziative e forme di espressione della volontà di vivere nella la quotidianità dei malati sconosciute ai più. Benedetto XVI scrive nel testo della giornata del malato “ogni cristiano è chiamato a rivivere, in contesti diversi e sempre nuovi, la parabola del buon Samaritano, il quale, passando accanto a un uomo lasciato mezzo morto dai briganti sul ciglio della strada, "vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno»" (Lc 10, 33-35). Nell’Enciclica Spe salvi Benedetto XVI rispiega il senso della sofferenza "non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l'uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l'unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore" (n. 37)
Oggi invece sempre più spesso si contrappone alla cura del malato la libertà di autodeterminazione fin quasi a richiedere il diritto alla morte come per esempio succede in Svizzera dove ci sono agenzie specializzate nel suicidio assistito che, sempre più, allarga i confini alle persone che pur non essendo malate sono “stanche” di vivere o non trovano più un senso o uno scopo al vivere; ha luogo cosi anche lo strano fenomeno di “turismo della morte”. Questa naturalmente non è la strada del bene ma quella della rassegnazione e della non valorizzazione della persona umana qualunque sia la sua condizione, della riduzione della persona solo al suo efficientismo appunto. Andrebbe maggiormente sottolineato invece che il malato non deve essere abbandonato e quindi vanno aumentati i servizi verso i malti termali e quelli in gravi situazioni di disabilità . Il Papa dice “occorre offrire ai malati gesti concreti di amore, di vicinanza e di cristiana solidarietà per venire incontro al loro bisogno di comprensione, di conforto e di costante incoraggiamento. È quanto viene felicemente realizzato qui, all’Hospice Fondazione Roma, che pone al centro del proprio impegno la cura e l’accoglienza premurosa dei malati e dei loro familiari, in consonanza con quanto insegna la Chiesa, la quale, attraverso i secoli, si è mostrata sempre come madre amorevole di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito” Innanzittutto è sbagliato e fuorviante contrapporre il diritto alla vita al diritto alla libertà. La libertà punto essenziale e irrinunciabile, non è la libertà intesa nel senso che se non faccio del male agli altri allora posso fare qualsiasi cosa, ma è la liberta di amare e di essere amato. La libertà infatti non è fine a se stessa e oggi bisogna riscoprirne il senso vero: libertà è una dote intrinseca all’uomo, la libertà di scelta è e deve essere la libertà per il bene, è libertà con gli altri cioè relazione, una dimensione intrinseca dell’uomo infatti e il suo essere in relazione con gli altri e con Dio, la libertà non può quindi prescindere da questo essere in relazione con e quindi ad esso deve essere commisurata. In tal senso tutte le legislazioni anche quella che si sta discutendo in Italia non possono prescindere da questo elemento oggettivo e quindi ogni richiesta eutanasia è intrinsecamente sbagliata perché lede sia il diritto alla vita sia all’autentico diritto alal libertà. Concludiamo con queste parole di Benedetto XVI che ci richiama questo insegnamento di Gesù “Il Signore viene, è qui, accanto a noi! Questa certezza cristiana ci aiuti a comprendere anche la "tribolazione" come il modo con cui Egli può venire incontro e diventare per ciascuno il "Dio vicino" che libera e salva. Il Natale, al quale ci stiamo preparando, ci offre la possibilità di contemplare il Santo Bambino, la luce vera che viene in questo mondo per manifestare "la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini" (Tt 2,11)”.

lunedì 14 dicembre 2009

Aggressione a Berlusconi: No alla violenza. Si torni al confronto

Ieri a Milano è avvenuto un fatto davvero sconcertante ed esecrabile: l'aggressione al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
E’ giusto e doveroso ricordare nel citare il fatto la carica istituzionale che ricopre, che tutti i giornali stranieri considerano. Grande parte della stampa italiana invece parla di aggressione a Berlusconi. Questa non è solo una semplificazione, ma nasconde la considerazione che per molti la questione è solo rivolta alla persona. Il clima d'odio crescente partito con le campagne stampa contro la sua persona e proseguito e anche rinfocolato a volte dai suoi stessi giornali, è deprecabile, purtroppo troppo spesso però sembra essere ricondotto alla persona di Silvio Berlusconi dimenticando il suo ruolo istituzionale. Anche la recente manifestazione No-B-Day sottolinea la personalizzazione dello scontro e la sua ideologizzazione in un anti-berlusconismo esacerbato fino al punto di volere non solo la sua "fine" politica ma in alcuni casi estrei anche fisica come già da mesi si evidenzia su internet. Se si vuole dissentire e manifestare contro la politica del governo bene lo si faccia pure, è giusto dissentire politicamente; la personalizzazione dello scontro ha contribuito invece a far crescere il risentimento verso la persona del premier a tal punto da non saper più distinguere tra il giusto e lo sbagliato. Non si analizzano i singoli provvedimenti e si giudicano, se provengano da Berlusconi sono per forza sbagliati. Non si riconoscono nemmeno i notevoli e obiettivi successi del Governo (rifiuti in Campania, contenimento dell'impatto della crisi, il G8, il ruolo internazionale dell'Italia, la gestione del post-terremoto, gli arresti dei latitanti e la confisca dei beni ai mafiosi).
Questo clima che individua in Berlusconi il male assoluto che ha portato tanti intellettuali addirittura a firmare un appello per la libertà di stampa e a denunciare il pericolo per la democrazia (niente di più ridicolo) ha come conseguenza il giubilo di tante persone (vedi i blog sui siti internet) rispetto a quanto accaduto ieri.
La violenza è sempre da condannare, stiamo secondo noi scadendo sempre più in un clima di odio che non porterà buone cose, purtroppo politici come Di Pietro e la Bindi sembrano condannare ma nello stesso tempo giustificare culturalmente l'atto contro Berlusconi, in fin dei conti il colpevole è sempre lui. Già nel passato, negli anni del terrorismo, si sono verificati casi di giustificazionismo culturale di atti di violenza di cui si è perso poi il controllo. Si inizia col poco e meno grave e quando si vede e sente che qualcuno idealmente lo condivide si passa poi ad azioni organizzate e violente. D'altronde è evidente che c'e una parte dell'opposizione e di una certa cultura, anche se minoritaria, che non riesce ad accettare che Berlusconi governi e quindi non vedendo altra possibilità di cambiamento a breve può purtroppo pensare di approfittare delle tensioni sociali per fini politici, come l'interruzione della manifestazione dei parenti delle vittime di piazza Fontana dimostra.

Il clima deve tornare quello del confronto, della discussione anche del contrasto ma mai più quello dell'odio e dell'insulto, a tutti è richiesto di contribuire a questo cambio.

mercoledì 9 dicembre 2009

Ma quale domenica? A Berlino lo sanno e noi?

La Corte Costituzionale tedesca ha accolto un ricorso della Chiesa Cattolica ed Evangelica tedesca contro l’apertura dei negozi e dei centri commerciali a Berlino nelle domeniche di Avvento.
Innanzitutto pensate che putiferio ci sarebbe stato in Italia se la Chiesa Cattolica avesse fatto un ricorso giudiziario di questo tipo.
Noi siamo stati in Baviera per i mercatini di Natale qualche anno fa e i negozi erano chiusi la domenica nonostante l’afflusso dei turisti. In Italia da sempre a dicembre ma ora sempre più spesso anche in altri periodi dell’anno, negozi e centri commerciali sono aperti di domenica costringendo migliaia di persone a lavorare nel giorno festivo. Bisogna recuperare il vero senso della festa come giorno dedicato a Dio come disse papa Benedetto XVI a Vienna il 9/9/2007: “Sine dominico non possumus!”. Senza il Signore e il giorno che a Lui appartiene non si realizza una vita riuscita. La Domenica, nelle nostre società occidentali, si è mutata in un fine-settimana, in tempo libero. Il tempo libero, specialmente nella fretta del mondo moderno, è certamente una cosa bella e necessaria. Ma se il tempo libero non ha un centro interiore, da cui proviene un orientamento per l’insieme, esso finisce per essere tempo vuoto che non ci rinforza e ricrea. Il tempo libero necessita di un centro – l’incontro con Colui che è la nostra origine e la nostra meta. Il mio grande predecessore sulla sede vescovile di München und Freising, il Cardinale Faulhaber, lo ha espresso una volta così: “Dà all’anima la sua Domenica, dà alla Domenica la sua anima”.
La festa anche le feste in senso laico o le ricorrenze storiche (anniversari, centenari..) servono per fare memoria e trasmettere dei valori: il passaggio dal fatto all’idea avviene se non ci limitiamo alla festa per la festa. La festa diventa allora il modo per comunicare il significato che racchiude e che ne è a fondamento.
Se leggiamo la motivazione della sente della Corte Costituzionale tedesca possiamo notare un altro aspetto importante: richiama la Costituzione tedesca che tutela e mette al centro la persona e quindi vieta l’apertura dei negozi nelle domeniche per rispettare il riposo festivo di tutti, primario per la Corte in confronto all’aspetto economico. Possiamo notare qui la differenza giuridica, che è diventata anche culturale, con l’Italia dove la Costituzione all’articolo 1 dice che la Repubblica è fondata sul lavoro, quella tedesca invece è fondata sulla persona.
Certo la Costituzione italiana fu scritta nel 1948 e fu un compromesso tra democristiani e comunisti ma forse oggi dopo avere festeggiato i 20 anni della caduta del muro di Berlino anche noi potremmo come a Berlino rimettere al centro la persona.

Gemelli anche prima del parto

L’episodio dell’aborto selettivo dell’ospedale San Paolo del 2007 in cui era stato abortito prima il gemello sano e poi quello down ci aveva particolarmente colpito essendo gemelli.

In questi giorni l’avvocato della famiglia ha chiesto all’ospedale e ai medici un risarcimento di 1 milione di euro per la morte del bambino sano. Ma come, il dolore per questa vicenda e l’errore dei medici non hanno fatto capire che le vite perse sono state 2? Perché ancora oggi si rifiuta il gemello malato quasi non fosse mai esistito, ma invece c’era anche lui!

Questa tragica storia ci deve ricordare che tutti hanno il diritto di nascere sia che siano sani sia che siano malati. Nessuno e nemmeno noi nascondiamo le difficoltà di far crescere un bambino disabile ma questo dovrebbe spingere a chiedere di aiutare questa famiglia e non a richiedere la precisione chirurgica per eliminare il bambino malato e tenere quello sano. Ognuno di noi ha ricevuto la vita come un dono, non facciamo passare la cultura che è giusto selezionare chi far nascere. Come scrivemmo ad Avvenire in una lettera allora pubblicata "questo caso 'grida' a tutti ancora una volta come col cosiddetto aborto terapeutico si violi il diritto fondamentale dell’uguaglianza di ogni vita umana", perché "viene detto che l’errore è stato 'eliminare' il gemello sbagliato, quello sano, ma noi ci permettiamo di dire che l’errore è che qualcuno si senta autorizzato a selezionare chi deve vivere e chi no". Non dobbiamo neanche trascurare il legame fraterno dei due bambini già nel grembo materno, erano gemelli anche prima del parto.

venerdì 4 dicembre 2009

Minareti e campanili, libertà di religione e reciprocità

E’ passato qualche giorno, abbiamo voluto leggere un po’ di opinioni e reazioni sul risultato del referendum svizzero sul divieto di costruzione dei minareti. Come si sa ha vinto chi proponeva il divieto. Le reazioni sono state le più diverse chi ha gridato al razzismo e all’intolleranza religiosa, chi ha inneggiato a fare uguali referendum nel proprio paese (non solo in Italia), chi come il governo libico ha attuato immediate ritorsioni condannando 2 svizzeri a 16 anni di carcere, chi come il governo turco ha chiesto agli arabi di ritirare i soldi dai conti svizzeri (ovviamente per spostarli in Turchia), chi ha detto che era giusto perché gli islamici mancano di reciprocità nei confronti dei cristiani nei paesi musulmani. Non volendo schierarci tra gli estremisti di entrambe le parti facciamo qualche considerazione. La libertà di religione e la costruzione di luoghi di culto è un diritto come abbiamo già scritto su questo blog quindi sarebbe sbagliato vietare luoghi di preghiera per i musulmani. Va detto chiaramente che il divieto di costruzione del minareto non lede la libertà di religione.
Proprio qui appare evidente una prima disinformazione il minareto più che un luogo di culto è un simbolo sopratutto per gli islamici (basta andare in Bosnia per capirlo) e di questo bisogna tenerne conto. Certo anche per i cristiani il campanile è un simbolo, anche se molte chiese moderne non l’hanno) ma per esempio in Qatar dove solo nel 2008 è stata costruita la prima chiesa cristiana non è stato costruito nessun campanile e neanche messa la croce sopra la chiesa per non infrangere le leggi del Qatar e rispettare i musulmani e nessuno ha gridato allo scandalo giustamente.
Sul risultato del referendum ha avuto influenza una certa paura dell’islam. Negare l’esistenza di problemi legati all’integrazione dell’islam che non conosce una distinzione tra religione e politica, tacere su situazioni come quelle createsi in Gran Bretagna dove la libertà di religione male interpretata ha portato a deviazioni quali l’instaurazione della sharia e corti islamiche tra le comunità immigrate e permesso una predicazione violenta che ha prodotto un clima, un brodo culturale, che purtroppo alcuni giovani hanno assimilato traducendolo in un’azione terroristica, alcune manifestazioni come l’occupazione di piazza del Duomo lo scorso hanno, tutto questo non aiuta un dialogo costruttivo e alimenta pregiudizi, una visione solo parziale e negativa dell’islam o peggio ancora sentimenti razzisti. D’altro canto il risultato di questo referendum può essere visto dai musulmani come un rifiuto nei loro confronti e alimentare la propaganda integralista e questo è un pericolo serio e rischia di creare nuovi ostacoli all’integrazione di musulmani. Può anche essere sfruttato da componenti e movimenti xenofobi e razzisti come un successo, entrambe queste posizioni sono da respingere.
Possiamo però dire che sicuramente ne esce sconfitta la politica degli stati europei nei confronti dell’islam, schiacciata tra accoglienza senza regole e rifiuto, politiche che non favoriscono la percezione di sicurezza e di identità dei cittadini, in merito al tema dell’integrazione su questo blog abbiamo già sottolineato l’importanza di un dialogo culturale che possa trovare punti di unione nel riconoscimento dei diritti fondamentali della persona, tutti, anche quello della libertà di religione. Va aiutata e sostenuta quella parte moderata dell’islam, oggi purtroppo culturalmente minoritaria, per sostenere le aperture al dialogo e incoraggiare quei tanti mussulmani che vivendo in occidente desiderano integrarsi, rispettare le leggi, vivere la loro fede nel rispetto della nostra cultura e fede.
Un altro aspetto importante è richiedere con forza la reciprocità, la mancata reciprocità pone ostacoli al dialogo, paesi come la Turchia al posto di cavalcare la protesta dovrebbero permettere ad esempio la restituzione al culto della chiesa di San Paolo a Tarso, questo smorzerebbe anche la propaganda anti-islamica, questo dovrebbe fare soprattutto un paese che chiede di entrare nell’Unione Europea come ha scritto anche un giornale turco (fonte asianews).
La sfida dell'Islam all'occidente ci ricorda in ogni caso l'importanza del ruolo pubblico della religione, appare davvero contraddittorio che l'Europa chieda di togliere i crocefissi dalle aule scolastiche, neghi la propria storia e le proprie radici cristiane e poi si stracci le vesti perchè non viene concessa la costruzione dei minareti tra le valli svizzere.

giovedì 26 novembre 2009

Cittadinanza a punti: discutiamone

Condividiamo la recente proposta del Ministro Sacconi, i diritti politici - elemento esclusivo dello status di cittadinanza - spettano a chi si sente parte di una comunità e tale appartenenza va maturata e deve essere verificata. Questo sorta di «Cittadinanza a punti» permetterebbe di passare come afferma il ministro da criteri meramente cronologico-quantitativi a requisiti anche di tipo valutativo-qualitativo. E’ importante che la cittadinanza sia una scelta legata ad una richiesta consapevole della storia e della cultura del paese di cui si vuole diventare cittadini. Questa scelta di appartenenza non può che incominciare dalla conoscenza della lingua italiana e continuare su una condivisione dei valori di fondo della nostra società. Questo non significa che l'immigrato deve annullare le sue origini e cultura ma che deve unirle a quelle italiane. Se una persona scegli di far parte di un gruppo-società-stato se ne sentirà anche responsabile e orgoglioso, se invece è regalata dubitiamo del fatto che serva ad integrare, anzi creerà solo malumori nei cittadini italiani.

Bisogna innanzitutto chiedersi quale tipo di società vogliamo costruire tenendo conto che il fenomeno migratorio che non può né essere identificato solo con un problema di sicurezza, né essere banalizzato nelle sue problematicità. Deve restare fermo il punto che "Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione".

Questa via suggerita in merito al tema della cittadinanza potrebbe rispondere anche all'esigenza di evitare sia l'omologazione sia un eclettismo che cede al relativismo e tutto equipara. Entrambi queste soluzioni secondo noi puntano al ribasso sia nell’ambito culturale sia della valorizzazione dell’uomo in quanto persona mettendone, infatti, in discussione anche l’identità stessa. Sono entrambe da respingere. Non tutte le culture e non tutto delle culture ha lo stesso valore o è positivo, quindi dobbiamo fare una selezione che tende al bene respingendo una tendenza relativistica. In tal senso vanno respinti tutti gli aspetti che contraddicono la legge naturale, la dignità della persone. Nell'omologazione verrebbe invece perduto il significato profondo della cultura delle varie Nazioni, delle tradizioni dei vari popoli.

Come afferma Benedetto XVI nell'Enciclica Caritas in Veritate "Oggi le possibilità di interazione tra le culture sono notevolmente aumentate dando spazio a nuove prospettive di dialogo interculturale, un dialogo che, per essere efficace, deve avere come punto di partenza l'intima consapevolezza della specifica identità dei vari interlocutori."

lunedì 9 novembre 2009

La fede dei popoli fece cadere il Muro

Nel raccontare gli eventi di quei giorni il Cardinale Meisner, vescovo di Berlino dal 1980 al 1988, racconta che il 12 novembre 1989 venne chiamato dal Papa (Giovanni Paolo II) a Roma per partecipare alla beatificazione di Agnese da Praga.
Per il popolo ceco un santa che il giorno in cui fosse stata alzata ufficialmente agli onori degli altari avrebbe segnato l'inizio della libertà del suo popolo.
Quel giorno il Cardinale Meisner racconta che alla cerimonia parteciparono diversi giovani preti clandestini che lui stesso aveva ordinato nel segreto sacerdoti. Questi sacerdoti quel giorno esponendosi in pubblico decisero di vivere la loro missione non più clandestinamente. Dopo la celebrazione si riunirono con il Cardinale, il Papa e anche alla presenza del ministro per il culto della Repubblica Cecoslovacca: Giovanni paolo II salutandolo gli disse che quando sarebbe tornato nel suo paese avrebbe trovato tutto cambiato perché i santi cambiano la storia dei popoli. Il giorno del ritorno a Praga del ministro comunista per gli affari religiosi, iniziarono le manifestazioni di piazza a Bratislava e a Praga (16 e 17 novembre 1989),che portarono alla cosidetta rivoluzione di Velluto.

Abbiamo voluto raccontare questa storia che abbiamo sentito ad un convegno in occasione dei 20anni della caduta del muro di Berlino, per sottolineare come questo evento storico non si può spiegare senza l'azione di Giovanni Paolo II e della Chiesa, che per la sua fedeltà a Dio e alla verità fu duramente perseguitata durante gli anni dle comunismo. Il ruolo di Giovanni Paolo II, della fede in Dio nel ridare speranza e sostenere quei popoli sottoposti a un regime di paura furono decisivi. Quella società totalitaria che il cardinale di Colonia e già arcivescovo di Berlino Joachim Meisner ha recentemente definito una “sezione esterna dell’inferno” aveva raggiunto l’apice nella propria opera di sottrazione al popolo, in particolare ai giovani, di qualsiasi “prospettiva di futuro e gioia di vivere”.

Il movimento di Solidarnosc in Polonia dove gli operai in sciopero si radunavano a pregare e a celebrare la messa fu uno dei punti decisivi di rinascita di una speranza e della consapevolezza che la paura si poteva vincere affidandosi a Dio.

Le manifestazioni che segnarono l'inizio della fine della DDR ricordiamo, nacquero a Lipsia. Il 9 ottobre del 1989 era un lunedì ed appena due giorni prima la DDR aveva festeggiato il proprio quarantennale. Per le strade di Lipsia, dopo essersi radunato all’interno e a ridosso della chiesa protestante di San Nicola per la “festa della luce”, scese un popolo di 70.000 persone a lanciare la sfida al regime comunista di Berlino Est. Gli ufficiali della polizia diranno in seguito: "eravamo pronti a tutto ma non alla preghiera e alle candele" che contriddinguevano quelle manifestazioni che si sarebbero ripetute tutti i lunedi.

Karl Lehmann, vescovo di Magonza ha ricordato come "Fu un ampio movimento di cittadini, a combattere per la libertà", ha ricordato il ruolo importante giocato dalla Chiesa evangelica negli eventi, per via delle preghiere per la pace da essa organizzate e la propaganda per la nonviolenza. In un commento pubblicato dal quotidiano "Die Welt" il 23 ottobre scorso, il Cardinale Meisner ha affermato che il ruolo della Chiesa cattolica circa gli eventi che portarono alla fine del regime sono "completamente sottovalutati ... l'intera pastorale era orientata al fatto che i cristiani si esprimessero come tali nel loro mondo professionale, senza scendere a falsi compromessi. Speriamo che tutto ciò sia presto documentato".

Le dimostrazioni del 1989 si sono raccolte ai piedi della croce di Cristo. Ciò che troppo spesso si evita di ricordare è che la "rivoluzione tedesca” è stata non violenta e guidata dalla fede.

domenica 1 novembre 2009

20 anni fa cadeva il muro di Belino: per non dimenticare

Oggi è urgente tener viva la memoria di quei fatti e di come una parte considerevole dell'Europa subì un drammatico totalitarismo alla cui base c'era un ideologia atea che oltre a privare l'uomo della libertà ha perseguitato la Chiesa. L'ideologia comunista come ogni altra ideologia ha sacrificato l'individuo e l'uomo a se stessa moritificandolo e repirmendo ogni desiderio di libertà.

È urgente tener viva la memoria nelle nuove generazioni che non hanno vissuto quegli eventi. Bisogna ricordare come non è stata l'applicazione dell'ideologia che è fallita, ma la stessa ideologia che era contro l'uomo e contro la Chiesa. Non c'è possibilità di conuigarla con la fede cristiana e nemmeno la speranza di trovarne una realizzazione non totalitaria nella storia.

Come ha ricordato Benedetto XVI nel suo recente viaggio a Praga "Se il crollo del muro di Berlino ha segnato uno spartiacque nella storia mondiale, ciò è ancora più vero per i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, rendendoli capaci di assumere quel posto che spetta loro nel consesso delle Nazioni, in qualità di attori sovrani. Una particolare tragedia per questa terra è stato il tentativo spietato da parte del Governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa. Desidero rendere omaggio a Servo di Dio il Cardinale Josef Beran, Arcivescovo di Praga e al suo successore, il Cardinale František Tomášek, per la loro indomita testimonianza cristiana di fronte alla persecuzione. Essi, ed altri innumerevoli coraggiosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, hanno mantenuto viva la fiamma della fede in questo Paese. “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (Caritas in veritate, 78).

Il Papa ricordano quanto disse Václav Havel “La dittatura è basata sulla menzogna e se la menzogna andasse superata, se nessuno mentisse più e se venisse alla luce la verità, ci sarebbe anche la libertà” ricorda a tutti noi come "esiste un nesso nesso tra verità e libertà, dove libertà non è libertinismo, arbitrarietà, ma è connessa e condizionata dai grandi valori della verità e dell’amore e della solidarietà e del bene in generale”. (Viaggio Apostolico del Papa a Praga settembre 2009)

Il modello comunsta è fallito anche sul piano economico. L'abolizione dell'iniziativa privata e della proprietà privata hanno lasciato strascichi anche nell'organizzazizone sociale, solo con la libertà l'uomo è spinto a dare il meglio di sè e a contribuire al bene comune e a costruire una società più giusta. Si pensi ai negozi vuoti del periodo comunista e ai cittadini di Berlino est che in quei giorni successivi al 9 Novembre 1989 si recavano a Berlino Ovest dove potevano comprare ciò che volevano. Non tutti i problemi sono stati risolti e errori ne sono stati fatti anche dopo, ma niente puo' crescere senza la libertà.

LA STORIA

Il Muro di Berlino fu un lungo muro, parte della frontiera interna tedesca, che separava Berlino OvestBerlino Est e dal circostante territorio della Germania Est. Il muro è esistito dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989.

Nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, nel corso della conferenza di Yalta venne decisa la divisione della Germania e quindi anche di Berlino in quattro settori controllati e amministrati da Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

Nel 1948, il "Blocco di Berlino" da parte dell'Unione Sovietica portò all'attuazione del Ponte aereo per Berlino da parte degli Alleati.

Con la costruzione del muro le emigrazioni passarono da 2.500.000 tra il 1949 ed il 1962 a 5000 tra il 1962 ed il 1989.

È il 26 giugno 1963, in piena Guerra fredda J.F.Kennedy arriva a Berlino e pronuncerà uno dei suoi più celebri discorsi. Davanti a lui, nella piazza, è raccolto mezzo milione di persone. "Tutti gli uomini liberi, ovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino e quindi, come uomo libero, io sono un berlinese". "C'è molta gente al mondo che realmente non comprende - o dice di non comprendere - quale sia il gran problema che divide il mondo libero dal mondo comunista. Vengano a Berlino. Ci sono taluni i quali dicono che il comunismo rappresenta l'ondata del futuro. Che vengano a Berlino. E ci sono poi alcuni che dicono, in Europa e altrove, che si potrebbe lavorare con i comunisti. E vengano anche questi a Berlino. E ci sono persino alcuni pochi, i quali dicono che è vero, sì, che il comunismo è un cattivo sistema, ma che esso consente di realizzare il progresso economico. Lass sie nach Berlin kommen. La libertà ha molte difficoltà, e la democrazia non è perfetta; ma noi abbiamo mai dovuto erigere un muro per chiudervi dentro la nostra gente e impedirle di lasciarci".

Il 23 agosto 1989, l'Ungheria rimosse le sue restrizioni al confine con l'Austria e nel settembre 1989 più di 13.000 tedeschi dell'Est scapparono attraverso l'Ungheria. Le dimostrazioni di massa contro il governo della Germania Est iniziarono nell'autunno del 1989. Il leader della DDR Erich Honecker si dimise il 18 ottobre e venne sostituito pochi giorni.

Il nuovo governo decise di approvare i permessi per viaggiare nella Germania Ovest. Gunter Schabowski, il ministro della Propaganda della DDR, ebbe il compito di dare la notizia; però egli si trovava in vacanza prima che venisse presa questa decisione e non venne a conoscenza dei dettagli. Il 9 novembre 1989, durante una conferenza stampa convocata per le 18, gli fu recapitata la notizia che tutti i berlinesi dell'Est avrebbero potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, ma non gli furono date informazioni su come trasmettere la notizia. Dato che il provvedimento era stato preso poche ore prima della conferenza, esso avrebbe dovuto entrare in vigore nei giorni successivi, dando così il tempo di dare la notizia alle guardie di confine. Alle 18,53 il corrispondente Ansa da Berlino Est, Riccardo Ehrman, chiese da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore. Schabowski cercò inutilmente una risposta nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea precisa, azzardò: "Per quanto ne so, immediatamente". Decine di migliaia di berlinesi dell’Est avendo visto l'annuncio di Schabowski in diretta alla televisione, si precipitarono, inondando i checkpoints e chiedendo di entrare in Berlino Ovest. Le sorprese e sopraffatte guardie di confine iniziarono a tempestare di telefonate i loro superiori, ma era ormai chiaro che non era più possibile rimandare indietro tale enorme folla vista la mancanza di equipaggiamenti atti a sedare un movimento di tali proporzioni.

Solo poche settimane prima nella commemorazione dei 40 anni della DDR i dittatori comunisti dell'Est Europa erano riuniti a Berlino per festeggiare dimostrandsi incapaci di vedere ciò che stava accadendo e che nel giro di pochi mesi avrebbe portato alla caduta del comunismo i tutti i paesi dell'EST Europa.

venerdì 16 ottobre 2009

La fede dei martiri, baluardo contro l’ideologia

Nell'ambito dell'annuale Sagra di Baggio, nell'ANTICA CHIESA DI BAGGIO (Via Ceriani), il centro culturale S.Bendetto (www.cccsanbenedetto.it) in collaborazione con il Consiglio di Zona 7, ha realizzato l'interessante mostra

SIA CHE VIVIATE, SIA CHE MORIATE

La mostra vuole tenere viva la memoria della testimonianza e del sacrificio di chi ha dato la vita nel tragico Novecento per non cedere a ideologie totalitarie e disumane.. Il totalitarismo, qualsiasi esso sia, ha posto limiti alla libertà umana e si è scagliato contro il cristianesimo. Le sue radici, la legittimazione, le strategie, hanno come unico ostacolo la persona - per il fatto stesso che vive - e la sua religiosità. Non è quindi necessario essere eroi per essere martiri, basta - per esempio - essere cristiani fino in fondo. Questo ci insegnano tanti uomini la cui storia è da raccogliere e da trasmettere con la stessa semplicità di cui essi stessi sono stati espressione.

La mostra ricorda a ciascuno di noi l'importanza della libertà e l'aberrazione delle ideologie che nella storia si sono trasformate in totalitarismo. Le ideologie del XX secolo, nazismo e comunismo, hanno perseguitato la Chiesa e i cristiani mostrando a tutti, anche a chi oggi non se lo ricorda, che non hanno nulla a che fare col cristianesimo.

"Il senso più profondo della testimonianza di tutti i martiri - secondo quanto scriveva il Cardinale Ratzinger - sta nel fatto che essi attestano la capacità di verità dell'uomo quale limite di ogni potere e garanzia della sua somiglianza divina."

Giovanni Paolo II in uno dei suoi discorsi affermava: «Se si perdesse la memoria dei cristiani che hanno sacrificato la vita per affermare la loro fede, il tempo presente, con i suoi progetti ed i suoi ideali, perderebbe una componente preziosa, poiché i grandi valori umani e religiosi non sarebbero più confortati da una testimonianza concreta, inserita nella storia»

La legge è uguale per tutti non servono tutele speciali

In merito alla recente bocciatura della legge sull'omofobia non possiamo che esprimere il nostro compiacimento.
Non è in discussione infatti la tutela di ogni persona umana e la drastica condanna di ogni violenza e discriminazione verso gli omosessuali. Ma l’approvazione della legge sarebbe stata pericolosa in sé e per gli effetti che avrebbe potuto determinare. Nel nostro paese l'omosessualità non è criminalizzata e ogni discriminazione e violazione dei diritti delle persone in base alla loro scelta sessuale è già oggi condannata. Sorprendono allora alcune dichiarazioni in merito alla bocciatura della legge, incredibile l'affermazione di Navi Pillay, alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, secondo cui lo stop alla legge «è un passo indietro». Non c'è bisogno di una tutela speciale se non per fini ideologici e politici. Scrivere infatti nel codice e riconoscere gli omosessuali come categoria giuridica meritevole di speciale tutela, rappresenta il primo passo verso la parificazione delle unioni omosessuali alla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. La legge è uguale e deve essere uguale per tutti. Questa legge avrebbe potuto dare adito a richieste di riconoscimento legale speciale in base a propri costumi o opinioni da parte di altre categorie. Non vorremmo un giorno ritrovarci ad essere penalizzati o meno tutelati solo perchè siamo eterosessuali, si rischia una discriminazione al contrario.

martedì 13 ottobre 2009

Energia NUCLEARE perchè SI

Uno dei temi che e’ riemerso nell’ultimo periodo dopo un lungo silenzio e’ quello dell’energia nucleare: era ora che in un paese come l’Italia che ha abolito il nucleare ma che compra energia nucleare dalla Francia in una linea di ipocrisia pubblica si riaprisse il dibattito.
Vorremmo precisare qual è la posizione della Chiesa su questo tema. Va innanzitutto ricordato cosa la Chiesa e la dottrina sociale insegna sulla questione nucleare: sempre e’ stato denunciato e condannato con fermezza l’uso delle armi nucleari. Ma il veto della Chiesa non si estende affatto all’uso dell’energia nucleare come strumento di promozione di un equilibrato ed equo sviluppo dei popoli. Il Papa ha anzi auspicato l’uso pacifico della tecnologia nucleare nel settore energetico, a patto che i pilastri sui quali si fonda la diffusione dell’energia nucleare a livello mondiale siano effettivamente la sicurezza e lo sviluppo.

Benedetto XVI citando il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2438), ha quindi ribadito che “alla corsa agli armamenti si deve sostituire uno sforzo comune per mobilitare le risorse verso obiettivi di sviluppo morale, culturale ed economico, ridefinendo le priorità e le scale di valori”.

Al centro del pensiero della Chiesa c’è sempre lo sviluppo dell’uomo e i materiali e le tecnologie non sono di per sé sbagliate, quello che le rende giuste è lo scopo: lo sviluppo dell’uomo e in particolare dei paesi poveri che potrebbe provenire dall’utilizzo della tecnologia nucleare è positivo.
Anzi bisogna tener conto dell’impatto che avrebbe la sospensione della produzione di energia nucleare, se fosse sostituita ricorrendo ai combustibili fossili, l’incremento del loro prezzo sui mercati internazionali sarebbe tale da renderne impossibile l’uso da parte dei paesi emergenti, e meno che mai da parte dei paesi poveri con gravissime ripercussione sulle loro reali possibilità di sviluppo. La scelta del nucleare nei paesi avanzati tecnologicamente infatti libera risorse in termini energetiche per quei paesi che non possono avere il nucleare calmierando i prezzi.

Il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha invitato la Comunità internazionale a sostenere la necessità di sviluppare l’energia nucleare per uso civile in occasione del 20° anniversario del disastro di Chernobyl “L'energia nucleare non va guardata con gli occhiali del pregiudizio ideologico, ma con quelli dell'intelligenza, della ragionevolezza umana e della scienza, accompagnate dall'esercizio sapiente della prudenza, nella prospettiva di realizzare uno sviluppo integrale e solidale dell'uomo e dei popoli”.

PaoloVI nella Popolorum Progressio e anche Benedetto XVI nella Caritas in Veritate sottolineano l’impotanza dello sviluppo e in particolare come elemento fondamentale per la pace, Paolo VI arriva a dire che lo sviluppo è il nome nuovo della pace.

La fonte nucleare è più vantaggiosa ed efficiente perché utilizza un combustibile, l’uranio, che a parità di massa produce 10.000 volte più energia del petrolio. A parità di energia prodotta poi le quantità di scorie generate è notevolmente inferiore a quella delle altre fonti di energia , inoltre i costi dei trasporti dei combustibili fossili sono molto maggiori di quelli del materiale per l’energia nucleare e pure dal punto di vista ambientale l’emissione di CO2 dell’energia nucleare e’ molto minore.

Nei 50 anni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica il 29/07/2007 il Papa aveva ricordato che tra gli obiettivi di questa agenzia c’è quello di “sollecitare ed accrescere il contributo dell’energia atomica alle cause della pace, della salute e della prosperità in tutto il mondo”. “La Santa Sede, approvando pienamente le finalità di tale Organismo, ne è membro fin dalla sua fondazione e continua a sostenerne l’attività”.
Quindi se al centro delle scelte ci deve essere sempre l’uomo la tecnologia nucleare puo’ essere usata per lo sviluppo e la crescita dell’uomo. Certo da sola non può risolvere il problema energetico ma dare un contributo considerevole. La soluzione sta in un portafoglio di alternative e scelte energetiche che non devono essere viste in contrapposizione.

Burqa: in Egitto no, in Italia si ???

Partimiamo da questa notizia che riportiamo integralmente:
Il niqab, il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi, non è un obbligo religioso islamico.
Parola di Mohammed Sayyed Tantawi, grande imam dell’università Al Azhar del Cairo, massima istituzione dell’islam sunnita e una delle più influenti autorità del mondo musulmano. Durante la visita a un liceo femminile, Tantawi ha duramente apostrofato una studentessa che indossava il velo integrale, dicendo che non si deve confondere un’usanza di natura tribale con un precetto coranico. E ha annunciato che presto emanerà una fatwa (responso giuridico su base religiosa) per proibire alle studentesse l’ingresso a scuola col viso coperto.

D’Altronde nei paesi islamici c’è una corrente che a differenza dei fondamentasliti, che sono ormai più un ideologia che una religione, capisce che all’interno del mondo islamico sia nei paesi arabi e islamici che in Europa si sta combattendo una battaglia con cui l’islam contemporaneo si sta misurando, e nella quale le posizioni più aperte alla modernità continuano a restare minoritarie.
Il pericolo di una vittoria della via fondamentalista è la perdita della laicità, della libertà e del ruolo della donna nella società. Mentre in Egitto le massime autorità religiose si impegnano e si esprimono pubblicamente contro certe espressioni pseudo-religiose come il niqab e il burqa che vengono strumentalizzate da chi usa la fede per farne strumento di discriminazione, e nel contempo sottrae argomenti a chi si fa impropriamente paladino di una malintesa libertà religiosa questi comportamenti trovano autorevoli giustificazioni in Europa anche da parte di esponenti politici in nome del multiculturalismo e del cosiddetto rispetto delle differenze. Ne è un esempio la polemica scoppiata in Italia sulla proposta di legge di precisare meglio una legge gia esistente in cui si toglierebbe la frase il «giustificato motivo» fonte, tra l'altro, di contenziosi tra sindaci e prefetti, e di inserire tra gli oggetti che non possono essere utilizzati, in quanto impediscono di essere riconosciuti, «gli indumenti indossati in ragione della propria affiliazione religiosa». Leggi il burqa.
Perché se qualcuno non lo sapesse in Italia è vietato non mostrare il volto sia coprendolo con caschi che con veli o altro impedendo il riconoscimento. Questo per motivi di sicurezza e appunto per il riconoscimento da parte delle forze pubbliche, si pensi che su tutti i nostri documenti , la carta d’Identità il passaporto è obbligatorio mettere una foto del proprio volto proprio per favorire il riconoscimento. Perché si vuole ideologicamente difendere dei costumi che non sono religiosi come ha detto l’iman del Cairo ma solo simbolo di sottomissione delle donne? Dove sono le femministe?
Perché non dare alle donne islamiche un appiglio, la legge, per avere la forza di ribellarsi alla sottomissione che questi indumenti esprimono? E attenzione non si parla di eliminare il velo che invece è legittimo ma il Niqab che copre il viso facendo vedere solo gli occhi e il burqa che copre addirittura anche gli occhi.
E poi diciamo la verità il viso è l’elemento del corpo che esprime la persona, pensiamo a una persona ci verrà in mente il suo viso, pensiamo agli innamorati si guarderanno in viso, allora impedire alle ragazze e alle donne di far vedere il proprio viso è un pò come eliminarle, nasconderle e renderle meno libere.

domenica 4 ottobre 2009

Le minorenni di fronte alla scelta tra vita e aborto

Nei giorni scorsi sul Il Giornale è comparsa la notizia che lo scorso anno le minorenni che si sono rivolte al giudice tutelare di Milano per ottenere il permesso di abortire, secondo quanto stabilito dalla legge 194 sull’interruzione di gravidanza sono state 186, quindici al mese o se si vuole, una ogni due giorni. L’articolo inizia con la storia di una ragazza di sedici anni che si è presentata dal giudice tutelare scortata da una compagna di classe. Era incinta. Ed era la terza volta che capitava. Per la terza volta ha praticato l’aborto.
Questi dati sono scarsamente noti e sembra che finché non toccano la vita personale delle famiglie non siano dati che interessano, tanto che anche l’informazione se ne occupa raramente, ma devono farci riflettere su come educhiamo le nuove generazioni, esiste oggi una sfida educativa . Per educare bisogna sapere chi è la persona umana. Ricordiamo le parole del cardinale Bagnasco “L’affermarsi di una visione relativistica della natura della persona umana pone seri problemi all’educazione, soprattutto all’educazione morale. Tra le povertà del nostro tempo, va annoverata anche la dimenticanza dell’irriducibilità della persona umana”. Centrale diventa allora tornare al senso del vivere e del morire e sul modo di relazionarsi con gli altri.
Negli ultimi anni in merito ai dati relativi alle minorenni che sono ricorse all’aborto si può osservare una stabilità nel numero per le italiane e un aumento delle straniere dovuto principalmente al crescere del fenomeno migratorio nel nostro Paese; nel 2007 gli aborti effettuati da minorenni restano comunque 3463 da ragazze italiane e 637 da ragazze straniere. Un numero che non diminuisce e per ridurre il quale si fa troppo poco come in genere per prevenire le cause che portano alla dolorosa scelta dell’aborto. Confrontato con i dati disponibili a livello internazionale. si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani italiane rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell’Europa Occidentale. L'assenso per l'intervento è stato rilasciato nel 69.6% dei casi dai genitori e nel 29.5% dei casi vi è stato il ricorso al giudice tutelare. Per quanto riguarda le minorenni. il tasso di abortività per il 2007 è risultato essere pari a 4.8 per 1000 (Tab. 5). valore simile a quello degli anni precedenti. (Relazione Ministero della salute 2009 http://www.mpv.org/mpv/allegati/2931/Relazione%202009.pdf)
Il fatto che questi dati siano stabili non deve rincuorarci anzi ci deve interrogare, come mai non si riesce a cambiare la situazione? Serve una più efficace e convinta politica a tutela della maternità, in questo per esempio la Regione Lombardia rappresenta un eccezione con i finanziamenti elargiti e con norme di attuazione della legge 194 più stringenti. La politica deve agire per aiutare a rimuovere le cause che portano alla dolorosa scelta dell’aborto. Una drastica riforma dei consultori sul modello dei CAV permetterebbe di attuare una seria prevenzione. Questo è tanto più urgente se si considera il 26,9% degli aborti sono fatti da donne che hanno già abortito.
Giuliano Ferrara quando aveva lanciato la moratoria dell’aborto, a favore della vita aveva ricordato come oggi nella nostra società l’aborto è diventato socialmente e moralmente indifferente. Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae sosteneva come le scelte contro la vita scelte un tempo unanimemente considerate come delittuose e rifiutate dal comune senso morale, sono diventate a poco a poco socialmente rispettabili. Questo è il vero dramma. Oggi ci sono poi ad aggravare la situazione rispetto alle fasce più giovani le pillole che tendono addirittura a banalizzarlo, vedi la pillola del giorno dopo e ancora peggio la RU486. Ricordiamo che in Italia si vendono ogni anno dalle 300.000 alle 500.00 confezioni di pillole Norlevo e in alcuni pronti soccorsi la domenica notte e mattina c’è la fila di giovanissime che vi si reca per chiederne la ricetta medica o preoccupati dopo averle assunte. In merito alla cosiddetta pillola del giorno dopo è utile ricordare che nel caso di fecondazione avvenuta si tratta di un abortivo e che nel computo del ministero della salute questi aborti non sono inclusi nei dati ufficiali. Che dire poi della recente approvazione della commercializzazione della RU486 in cui significativo è anche l'aspetto economico, infatti il farmaco con un prezzo esiguo sarà accessibile a tutti soprattutto alle giovanissime.
Bisogna insegnare il valore della sessualità e la responsabilità dell’atto sessuale che non va banalizzata, anche su questo tema dobbiamo tornare a parlarne con coraggio educando l’intelligenza e il desiderio verso il bene, il vero, il bello. Perché la sessualità è un grande dono che l’uomo ha ricevuto. Dovrebbero fare riflettere i dati che provengono dal Regno Unito, dove la politica di educazione sessuale ha puntato tutto sugli anticoncezionali: su 1000 donne in attesa di un figli, 42 non hanno compiuto 18 anni e le statistiche ufficiali del 2007 aggiungono che ogni settimana 84 adolescenti abortiscono. Al posto di guardare c on preoccupazione a questo fenomeno che sembra indicare un utilizzo dell’aborto come anticoncezionale la Gran Bretagna sembra sostenere la filosofia: liberalizziamo l’aborto, rendiamolo più facilmente accessibile, escludiamo i genitori da ogni competenza. Nella stessa ottica il governo Zapatero in Spagna ha addirittura approvato una nuova legge sull’aborto che consentirà la legalizzazione dell'aborto nelle 14 settimane di gestazione praticamente senza nessun limite e ampliabili a 22 nei casi di grave malformazione del feto o di pericolo per la salute psico-fisica della gestante. Cosa ancora più grave e che sta suscitando molte polemiche in Spagna la nuova legge consentirà alle minori fra i 16 e i 18 anni di abortire senza il consenso dei genitori, i minorenni non possono guidare o votare ma possono prendere da soli la decisione in merito alla vita. Recentemente poi ha anche liberalizzato l’uso della pillola del giorno dopo che potrà essere distribuita senza alcuna ricetta medica e senza alcun limite di età. Questo senza tener conto che i dati spagnoli parlano già di una emergenza per le giovanissime sul tema dell’aborto infatti la Spagna è in cima alla classifica europea per tasso di aborti fra minori di 20 anni. Ogni diciotto minuti una teen-ager resta incinta, per un totale di oltre 29.000 gravidanze l'anno, la metà delle quali, il 53%, finisce in aborto."Questo significa che una gestante adolescente abortisce ogni mezz'ora” (ANSAmed fonti dell'Ipf). Nel decennio fra il 1996 e il 2007, i casi di adolescenti incinte in Spagna sono aumentati di 10.000 unità, mentre l'Unione Europea nel suo complesso ha registrato, nello stesso periodo, periodo una diminuzione di 50.000 casi. In Spagna, nel 1996, il tasso di aborti per ragazze minori di 20 anni era del 4%, aumentato al 7,2% nel 2007. Tutti questi dati devono far riflettere anche il nostro paese, siamo chiamati ad evitare gli errori che hanno portato a queste situazioni drammatiche. In quest’ottica ci auguriamo che in Italia la recente scelta in merito alla RU486 venga rivista e le nuove generazioni non debbano subire questa nuova “opportunità” che al posto di educarle le rigetta nella solitudine delle scelte senza nemmeno preoccuparsi delle gravi conseguenza psicologiche che ne derivano.

giovedì 1 ottobre 2009

Quale libertà di religione?

Oggi uno dei temi che più sono attuali e a seconda di come verrà affrontato segnerà la nostra società è la libertà di religione, il rapporto tra religione e stato e tra le varie religioni. Un presupposto è necessario, garantire la libertà di religione a tutti. E’ utile ricordare quanto diceva in merito la Dignitatis Humanae (Concilio Vaticano II) “l'esercizio della religione, per sua stessa natura, consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l'essere umano si dirige immediatamente verso Dio: e tali atti da un'autorità meramente umana non possono essere né comandati, né proibiti (4). Si fa quindi ingiuria alla persona umana quando si nega il libero esercizio della religione nella società, una volta rispettato l'ordine pubblico informato a giustizia. La libertà religiosa che compete alle singole persone, compete ovviamente ad esse anche quando agiscono in forma comunitaria. I gruppi religiosi hanno anche il diritto di non essere impediti di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede, a voce e per scritto”. Anche Benedetto XVI più volte si è espresso sulla libertà di religione e il ruolo pubblico che essa ha diritto e dovere di avere, esprimendo le sue preoccupazioni “non possiamo non essere preoccupati per il fatto che oggi, con insistenza crescente, alcuni ritengono che la religione fallisca nella sua pretesa di essere, per sua natura, costruttrice di unità e di armonia, un’espressione di comunione fra persone e con Dio. Di fatto, alcuni asseriscono che la religione è necessariamente una causa di divisione nel nostro mondo; e per tale ragione affermano che quanto minor attenzione vien data alla religione nella sfera pubblica, tanto meglio è”, questa visione va respinta.Benedetto XVI ricorda anche che nell’incontro tra le religioni bisogna partire da un dialogo interculturale piuttosto che interreligioso: “un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo.” Nel documento Dignitatis Humanae si affrontavano due aspetti della libertà di religione che riletti oggi possono apparire profetici: cura e limiti della libertà di religione. Infatti si dice che “Tutelare e promuovere gli inviolabili diritti dell'uomo è dovere essenziale di ogni potere civile (6). Questo deve quindi assicurare a tutti i cittadini, con leggi giuste e con mezzi idonei, l'efficace tutela della libertà religiosa, e creare condizioni propizie allo sviluppo della vita religiosa”, il ruolo delle istituzioni “deve provvedere che l'eguaglianza giuridica dei cittadini per motivi religiosi non sia mai lesa e che non si facciano fra essi discriminazioni”. Lo stato non puo’ imporre la professione di una religione oppure la sua negazione e deve garantire la possibilità per chiunque di poter cambiare liberamente religione. Questo richiamo appare sensibilmente attuale nel rapporto con la fede islamica, si deve tener conto come ha ricordato Benedetto XVI nel suo viaggio in Giordania che i “talenti critici” sono importanti nel mondo arabo: senza critica la fede può diventare fanatismo, superstizione, o addirittura manipolazione. Il Papa ha toccato un punto che è fondamentale per la crescita di questa regione: “l’assenza di sguardo critico, porta la gente a seguire in modo politico l’uno o l’altro leader, senza domandarsi sulle esigenze di democrazia, libertà, diritti umani, convivenza. La religione viene sfigurata quando viene costretta a servire l’ignoranza e il pregiudizio, il disprezzo, la violenza e l’abuso”. E’ ammesso invece parlare di limiti della libertà religiosa che vanno ancorati all’ordine pubblico e alla responsabilità personale e sociale. Gli stati sono quindi chiamati a dotarsi di norme giuridiche a difesa dei diritti e della loro pacifica armonizzazione a vantaggio di tutti i cittadini. Va quindi in ogni caso applicata per esempio la norma che vieta l’istigazione alla violenza che alcuni psudo-predicatori religiosi fanno manipolando ideologicamente la religione, talvolta a scopi politici, trasformandola in catalizzatore delle tensioni e delle divisioni e non di rado anche delle violenze nella società. In un cammino di integrazione vero bisogna allora parlare di quale cittadinanza vogliamo costruire. Per essere cittadini non basta nascere in uno stato o esserci serve una vera conoscenza e condivisioni dei principi alla base della nostra società serve un processo culturale che deve essere richiesto solo allora si potrà essere cittadini. Urge un’azione educativa e questo diventa urgente specialmente nei confronti di chi proviene da paesi stranieri dove l’humus culturale sui diritti umani è differente, non ha accora affrontato la dignità della donna e la famiglia fondata sul matrimonio e non sulla poligamia, la libertà di religione. Oggi nei loro confronti abbiamo una responsabilità che non può essere rinviata, oggi loro vengono da noi e noi siamo chiamati a rispondere sia ai loro bisogni materiali ma anche ad offrire una crescita culturale. L'educazione è quella forza debole che può e deve essere usata per incidere sulla mentalità della gente. Ma di fronte alla presenza di religioni diverse in tutto il mondo e in un mondo globalizzato come il nostro bisogna tutelare la libertà religiosa in tutti i luoghi con leggi e protezioni per tutte le comunità religiose e in particolare dove sono minoranze. Inoltre bisogna ricordare che per i cristiani compito primario è l’annuncioe quindi sono tenuti ad operare instancabilmente «affinché la parola di Dio corra e sia glorificata» (2 Ts 3,1). Nel rapporto tra le diverse fedi un principio fondamentale è quello della reciprocità, che va pretesa e garantita. Ma in questo non possiamo dimenticarci che mentre noi abbiamo il problema dell’arrivo di molti stranieri di religione islamica, nei paesi islamici in particolare quelli ricchi della penisola arabica c’è un fenomeno simile ma a ruoli invertiti, migliaia e migliaia di cattolici (filippini, indiani e altri ancora) si recano li per cercare lavoro e hanno il problema di poter esprimere la propria religione, questa è una questione che interroga la nostra società ma anche la loro,anche con qualche segno di speranza come l’incontro tra il principe saudita e Benedetto XVI evento storico o l’apertura delle prime chiese nella stessa penisola arabica, ma anche con un urgente problema di riconoscimento delle libertà di culto e di religione. Riguardo alla nostra città di Milano Non è più dilazionabile l’urgenza di trovare anche per la comunità islamica di Milano luoghi di preghiera. Esiste anche una carenza di luoghi di culto e di aggregazione cattolici in alcuni quartieri della periferia milanese. Ne parla mons. Erminio De Scalzi, vicario episcopale per la città di Milano che dice “Anche gli islamici, a Milano, hanno diritto ad avere un luogo di culto. Questo creerebbe una possibilità di dialogo più disteso tra le religioni, eviterebbe l’illegittima e fastidiosa occupazione di suolo . Purchè sia “un vero luogo di culto” e non altro. All’autorità civile spetterà il compito di vigilare e ottenere garanzie in tale senso. Agli islamici l’onere di assumersi i costi – come fa ogni nostra parrocchia – di tale costruzione.”

martedì 22 settembre 2009

La legge anti-fumo funziona

Un recente studio pubblicato sulla rivista Circulation da James Lightwood dell'Università di San Francisco frutto di una analisi di 13 studi compiuti in diversi paesi dove sono state approvate negli ultimi anni leggi anti-fumo con divieti nei locali e nei luoghi pubblici ha mostrato che già dopo un anno dall'introduzione del divieto si registra un calo del 17% dei casi di infarto e dopo tre anni del 36%.

Tutti ricordiamo le invettive contro questo provvedimento che paventavano chiusura di locali e ristoranti, invece nessuna ed anzi si è riscontrato un ritorno ai locali di chi non vi si recava più perchè disturbato dal fumo. E adesso questa notizia che conferma la lungimiranza di questo provvidimento e il suo contributo per la tutela della salute.

Come non ricordare l'ex ministro Sirchia a cui va dato il merito di essersi battuto per questa legge contro la solita campagna stampa che raccontava qualcosa che non corrispondeva nè alla realtà nel al pensare comune.

Non va dimenticato che l'Italia fu uno dei primi paesi ad adottare il divieto del fumo nei locali pubblici con una legge che fu da esempio per tutta Europa.

venerdì 11 settembre 2009

Inaugurazione CODICE ATLANTICO

Ieri abbiamo avuto un grande privilegio, siamo stati invitati all'inaugurazione di uno degli eventi culturali più importanti da decenni a MILANO: l'inaugurazione dell'esposizione del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Stupenda!

I particolari e la nitidezza di alcuni dei disegni raffiguranti le fortezze e i bastioni, anche in piccolisissime dimensioni, mostrano il genio e l'applicazione anche pratica che Leonardo dava alle sue intuizioni e ai suoi studi.

Come hanno detto il Cardinale Tettamanzi e il Padre Provinciale dei domenicani questa mostra unisce simbolicamente il Leonardo artista e il Leonardo scienziato che nella ricerca del bello e della verità è stato guidato da quella sete di Dio che aveva come uomo di fede.

Ringraziamo la Diocesi, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, la Fondazione Cardinale Federico Borromeo e i padri Domenicani e il Comune di Milano per aver dato a Milano questa grande mostra che per la prima volta mostrera' tutti i disegni di Leonardo ambietata tra l'altro in due luoghi bellissimi della citta' e significativi per la fede milanese: la sagrestia del Bramante a Santa Maria delle Grazie e la Biblioteca Ambrosiana.

L'augurio del Cardinale e che facciamo nostro è che i visitatori siano portati ad aprirsi con più viva sensibilità alle grandi e fondamentali domande che orientano il cuore, la mente e la volontà di ogni persona umana verso i valori assoluti del vero, del bello e del bene, verso quella pienezza di verità, di bellezza e di bontà che è Dio stesso.

mercoledì 9 settembre 2009

Ruolo pubblico dei cristiani e della religione

In merito alla questione della laicità dello Stato sollevata da diversi politici anche recentemente si potrebbe subito rispondere con la domanda posta da Benedetto XVI: «Forse che l’uomo non ci interessa?» (Discorso alla Curia, 2006). Sembra ci sia il tentativo di far apparire alcune proposte di legge e una visione dell’uomo come solo legato a una religione, invece c’è un diritto naturale che precede lo Stato e le leggi, un’idea questa che appartiene a tutti gli uomini che si fanno guidare con retta coscienza dalla verità. La Chiesa riafferma oggi un ruolo della religione nella comunità civile che, come ha detto Benedetto XVI, «è servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse» ('Deus caritas est').
Negli Usa il Papa aveva ricordato che la religione e la moralità costituiscono "sostegni indispensabili" per la prosperità politica ed in Francia aveva richiamato il ruolo della Chiesa nella relazione con lo Stato: il suo contributo specifico e insostituibile nel campo dell’educazione e nella “creazione di un consenso etico di fondo nella società”.
Anche nel recente viagggio a Viterbo il Papa non ha mancato di esortare i cristiani all'impegno civile e sociale e politico, attraverso il volontariato cristiano, “sia sul piano personale, sia su quello associativo”. “Si succedono le stagioni della storia, cambiano i contesti sociali, ma non muta e non passa di moda la vocazione dei cristiani a vivere il Vangelo in solidarietà con la famiglia umana, al passo con i tempi, ha osservato il Papa. Ecco l’impegno sociale, ecco il servizio proprio dell’azione politica, ecco lo sviluppo umano integrale”. Rivolgendosi ai laici Benedetto XVI ha quindi detto: “non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana”.

Si vuole invece introdurre il libero arbitrio dello Stato su questioni etiche di fondo. Il cristianesimo ha sempre svolto un ruolo di sviluppo umano e sociale. Non si può chiedere a nome di una falsa laicità, di escludere il laico cristiano dall’opera politica, e chiedergli di non dare il contributo alla costruzione del bene comune. Jürgen Habermas afferma: «L’universalismo egualitario è un’eredità immediata della giustizia giudaica e dell’etica cristiana dell’amore » . Oggi c’è una società plurale che chiede venga garantita ai diversi ideali, filosofie e religioni la libertà di parola: anche il cristiano ha il diritto di parteciparvi! La legittima pluralità di posizioni non deve però cedere il posto all’assunto che tutte le posizioni si equivalgono; deve rimanere un riferimento a valori comuni e a una verità assoluta per tutti.

martedì 8 settembre 2009

AMBIENTE: la tentazione catastrofista

C’è ancora oggi una tentazione catastrofista in alcuni significativi ambiti ambientalisti e politici. Ultimo esempio del potere di lobby è l’'allarme lanciato pochi giorni fa dal segretario Onu alla Conferenza di Ginevra «Il mondo va verso il precipizio». Vogliamo offrire alcuni spunti di riflessione che non vogliono e non possono essere esaustivi vista l’ampiezza del tema. Innanzitutto bisogna ricordare che non c’è unanimità nella comunità scientifica e questo vale anche per le misure e i modelli matematici. La connessione diretta tra crescita di CO2 e temperatura non è dimostrata. Sempre più scienziati sostengono che i cicli solari, nella storia, riflettono in maniera più precisa l’andamento della temperatura sul pianeta. La produzione di CO2 è solo in minima parte prodotta dall’uomo, il 90-96% è di origine naturale. Inoltre maggiore tasso di anidride carbonica rappresenta uno stimolo per la vita vegetale, risultando in un aumento della produttività agricola. L’innalzamento della temperatura dipende anche dall’attività dell’oceano, dalle radiazioni solari, dalle nubi e dall’attività dei vulcani. Non c’è nessuna certezza che sia la causa delle catastrofi ambientali. Le risorse idriche del pianeta non sono diminuite (semmai c’è un problema di distribuzione) ed è noto che ad un aumento della temperatura corrisponde una maggiore evaporazione delle acque ed una più intensa e continua serie di precipitazioni. Non è vero che il clima non è mai cambiato, ci sono sempre stati cicli caldi e freddi, vedi gli studi sugli strati dei ghiacci ai poli, gli stessi ghiacciai sciogliendosi rivelano come l’habitat naturale prima del loro formarsi fosse molto diverso: una terra oggi ricoperta di ghiacci aveva foreste tanto rigogliose da chiamarla "terra verde" (Grunland-Groenlandia). La calotta artica si è sciolta altre volte. Nel Medioevo o al tempo degli Egizi faceva anche più caldo di oggi.
Sempre quando la temperatura è stata più calda nella storia si è avuto un ciclo virtuoso di crescita di produzione e quindi crescita demografica e sviluppo e le antiche civiltà e lo sviluppo dell’Europa nel Medioevo lo dimostrano. Anche oggi l’aumento della temperatura porterebbe qualche beneficio si pensi per esempio al passaggio delle navi nel mar artico con risparmio di migliaia di Km.
Inoltre gli aumenti di temperatura del passato si sono registrati in epoche in cui non c’era ancora lo sviluppo industriale. L’aumento delle temperature registrato nell’ultimo secolo non è proporzionale all’attività industriale in quanto gli andamenti sono diversi, i ghiacciai si sono sciolti anche in altri periodi dove l’attività industriale era assente e questo si verifica dai resti di piante che si trovano sotto i ghiacciai che si ritirano, inoltre il riscaldamento è presente nell’emisfero nord e non in quello sud, l’esempio del ghiacciaio Perito Moreno che non si ritira ne è un esempio. La lobby dell’ecologismo-catastrofista, alla ricerca di un nuovo nemico, trovò la minaccia del riscaldamento globale, imputando all’uomo la causa. Con il timore della ”bomba demografica”, rivelatasi poi falsa, utilizzando scenari ambientali catastrofici in nome di una falsa idea di progresso e libertà hanno fatto accettare e diffuso la sterilizzazione e l’aborto (vedi Brasile e India o la legge del figlio unico in Cina) condizionando pesantemente lo sviluppo dei paesi poveri. Come ricorda il papa nell’ultima enciclica considerare la natura più importante della persona umana “è una posizione che induce ad atteggiamenti neopagani o di nuovo panteismo” (Caritas in Veritate n48). In questo scenario la Chiesa cattolica diventa un nemico da demonizzare. I progetti di spesa per ridurre la CO2 sono di dimensioni sproporzionate rispetto agli effetti che si vogliono ottenere, inoltre questi soldi vengono sottratti ad altre emergenze su cui si potrebbe influire maggiormente come la malaria e la fame nel mondo, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, con la metà di tale cifra si potrebbe fornire acqua potabile, servizi igienici, cure mediche di base ed istruzione per tutti gli abitanti della terra.
Un altro tema che ricorre nell’ambientalismo catastrofista è l’aumento dei poteri a organi transnazionali non eletti e all’aumento di regole che limitano la libertà: da notare che queste limitazioni vengono proposte per il bene dell’umanità e dell’ambiente ma alcuni esperti e politici ricordano che la libertà è bene fondamentale e questo ambientalismo persegue con slogan diversi linee politiche per il controllo delle persone già apparsi con altre ideologie e non a caso molti ex comunisti le sostengono.
Ma per fortuna non esiste solo questo tipo di ambientalismo. Il Magistero sociale della Chiesa sollecita a non ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento; non assolutizzare la natura, ne sovrapporla in dignità alla stessa persona umana. Giovanni Paolo II, nella lettera enciclica "Centesimus Annus" aveva spiegato la concezione cristiana del rapporto tra umanità e creato: dignità e unicità della persona umana, la centralità della famiglia con la sua opera educativa per incrementare la capacità sociale del lavoro umano.
L’errore più grande dell’ideologia ambientalista è considerare l’uomo come l'uomo come il problema e non come risorsa. Nel corso della storia l’uomo è stato capace di adattarsi ad ogni tipo di clima e lo sviluppo ha permesso di ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Se lo sviluppo è autentico non può non essere sostenibile. Si può osservare che dove le condizioni di vita per l’uomo migliorano maggiore è la sensibilità per la difesa del creato e maggiore il suo rispetto.
Incentivando lo sviluppo economico e culturale delle popolazioni si tutela anche la natura (Caritas in Veritate n51). Bisogna sviluppare un parametro culturale ottimista, non più basato sul conflitto tra attività lavorative e ambiente. L’ambiente condiziona in modo fondamentale la vita e lo sviluppo dell’uomo e l’essere umano perfeziona e nobilita l’ambiente mediante la sua attività creativa; per questo è importantissimo poter utilizzare tutte le competenze, umane, educative, economiche ed etiche scientifiche, tecnologiche, per poter analizzare e risolvere i principali problemi: un esempio è la possibilità di sfruttare la forze delle onde per produrre energia. C’è il rischio invece che si contrappongano due visioni, quella di chi considera la natura un tabù intoccabile o, al contrario, chi ritiene di poterne abusarne, ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio.
BENEDETTO XVI per la celebrazione della giornata mondiale della pace 2008 scriveva “Dobbiamo avere cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi (Gn 2,15) con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione.” Bisogna sottolineare l’importanza di uno sviluppo completo della persona umana e di una giustizia sociale in cui solidarietà e sussidiarietà concorrano insieme a ridurre quelle disuguaglianze presenti nel mondo. La questione della destinazione universale dei beni ci richiama ad adottare stili di vita e modelli di produzione e di consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile. Una proposta ben diversa dalle tesi di chi sostiene una decrescita che limiti lo sviluppo.
“Il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura è uno e indivisibile.” (Caritas in Veritate n51) Troppo spesso la questione culturale e il degrado morale ed etico che derivano dalla mancanza del rispetto della vita e della dignità dell’uomo in ogni sua fase sono sottovalutati. “Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa” (Caritas in Veritate n51)

lunedì 7 settembre 2009

IL PROBLEMA VERO DEL FINE VITA E' L'ABBANDONO DEL MALATO VEDI GRAN BRETAGNA

Da Londra giungono in questi giorni delle notizie che dovrebbero fare riflettere: i malati terminali sono lasciati senza cibo e acqua e senza cura. La denuncia arriva da un gruppo di medici britannici, specializzati in cure palliative. Secondo i medici, i malati in fin di vita sarebbero stati abbandonati a se stessi, privati di acqua e cibo e sedati in attesa della morire. Secondo uno studio pubblicato recentemente dalla Barts and the London School of Medicine and Dentistry, nel 2007 e nel 2008 il 16,5 per cento delle morti nel Regno Unito è stato causato da forti e costanti dosi di sedativi, il doppio di quelle utilizzate in Belgio e in Olanda.
Questi risultati sono il risultato dell’applicazione di alcune direttive che si ispirano al sistema Liverpool Care Pathway (Lcp), secondo le quali ai malati terminali è possibile togliere idratazione e medicine, per poi lasciarli sotto sedativi fino alla morte. Ovviamente lo scopo è quello di « alleviare le sofferenze del malato terminale».
Non possono che tornarci in mente le richieste e le motivazioni che hanno spinto la battaglia pro eutanasia in Italia e nel caso di Eluana hanno portato a richiedere la sospensione dell’idratazione. Quando sostenevamo che il vero pericolo non è l’accanimento terapeutico ma l’abbandono terapeutico molti hanno storto il naso, ci viene sempre detto che esasperiamo ed esageriamo alcuni timori e fattori, ci rammarichiamo invece di dover constatare che le nostre preoccupazioni sono reali e purtroppo dove la battaglia per la vita e culturale ha ceduto sulla difesa dei presupposti di quel legame di fiducia medico paziente e sul dovere di curare e dare quei sostegni vitali che non possono essere dichiarate terapie, le porte all’abbandono arbitrario dei malati e a percorsi eutanasici incontrollabili si sono aperte. Anzi occorre sottolineare come la libertà di scelta del paziente alla base delle richieste di apertura a tali pratiche venga poi sottomessa alla decisione di medici che decidono chi è in stato terminale e come deve morire. Attualmente in Gran Bretagna un paziente viene diagnosticato 'in fin di vita' da un team medico, dopo che gli specialisti ne hanno constatato alcuni sintomi, senza, come sottolineato dai medici che hanno dato l’allarme su questa pratica, tener conto che prevedere la morte non è scienza esatta. Quindi la decisone di non seguire più il malato dandogli dei sedativi, che non prende in considerazione neanche la possibilità di un miglioramento, tutto il contrario del prendersi cura del malato: un vero e proprio abbandono. Ci chiediamo quanto le scelte economiche incidano in queste pratiche che dimostrano che il vero pericolo per i malati terminali è l’abbandono terapeutico. Anche il codice di deontologia medica richiama al dovere del medico di tutelare la vita, la salute fisica e psichica dell'uomo e dar sollievo alla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana.
“Occorre affermare con vigore l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana. Non muta, con il trascorrere dei tempi, l’insegnamento che la Chiesa incessantemente proclama: la vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza.” (Benedetto XVI Giornata Mondiale del Malato 2009).
Bisogna riscoprire il significato della sofferenza in senso cristiano, la potenza dell’amore è più forte del male che ci minaccia. “Maria invita tutti gli uomini di buona volontà, tutti coloro che soffrono nel cuore o nel corpo, ad alzare gli occhi verso la Croce di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, la sorgente della salvezza. Vorrei dire, umilmente, a coloro che soffrono e a coloro che lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: volgetevi a Maria! Nel sorriso della Vergine si trova misteriosamente nascosta la forza per proseguire il combattimento contro la malattia e in favore della vita. Presso di lei si trova ugualmente la grazia di accettare senza paura né amarezza il congedo da questo mondo, nell’ora voluta da Dio.” (LOURDES, lunedì, 15 settembre 2008 l'omelia pronunciata da Benedetto XVI) Rivolgendosi alle migliaia di fedeli riuniti a piazza San Pietro per la XXXI giornata per la vita, il Pontefice aveva sottolineato che la vera risposta non può essere dare la morte, per quanto "dolce", ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano”.

mercoledì 2 settembre 2009

Il caso Boffo ennesimo esempio di una estate che ha degradato la vita politica e pubblica italiana

In questi giorni montano le polemiche e voci sul caso Boffo un caso un po strano che potrebbe essere l'apice di diversi scontri sia politici che ecclesiali-curiali.
Non possiamo che esprimere la nostra solidarietà e gratitudine a Boffo che in questi anni ha saputo far crescere il suo giornale e ha combattuto con coraggio una battaglia culturale nel difficile ambito giornalistico. Avvenire è diventatao un giornale di riferimento e una voce ascoltata.
Forse a qualcuno da fastidio o forse qualcuno in vista di un anno importante per leggi sui temi etici ed elezioni regionali vorrebbe condizionarne o diminuirne il ruolo, o forse anche all'interno della Chiesa qualcuno vorrebbe un cambio di rotta, chi da un parte e chi dall'altra, perchè anche i vescovi non sono immuni dallo schierarsi.
Il clima che quest'estate ha contraddistinto la stampa italiana su scandali veri o presunti è veramente squallido e degrada la categoria stessa.
Non ci importa sapere in merito alla vicenda di Boffo se è vero o no, non cambia nulla nella valutazione dei modi deprecabili con cui è stato attaccato. Per molto tempo si è detto che la battaglia politica era troppo personalizzata e invece negli ultimi mesi si è addirittura passati agli attacchi personali riguardanti la vita privata.
Forse come scrive Messori chi di dovere avrebbe potuto preservare il quotidiano cattolico lasciando a Boffo posizioni sempre di prestigio ma meno esposte. Le dimissioni verranno quando tutto si sarà placato.
Siamo un po preoccupati dello scontro sopra le righe nella Chiesa: non è positivo il continuo esporsi in pubblico con dichiarazioni di tipo diverso dei vari Vescovi. Come ha detto anche Bertone recentemente ancora prima del caso Boffo, la voce della Chiesa è una ed è quella del Papa, I vari interventi sulle diverse questioni dei Vescovi seppur autorevoli non rappresentano la posizione ufficiale del Vaticano e della Chiesa.

giovedì 27 agosto 2009

Fine Vita e RU486 il ruolo dei partiti e del Governo

Eccoci tornati dalle vacanze trascorse in portogallo dove si sta svolgendo la campagna elettorale per le politiche con al centro i temi economici e i temi bioetici. come ci ricorda anche la recente enciclica del papa le due cose non sono certo disgiunte e la questione antropologica rimane sempre al centro.
In italia come previsto la legge sul fine vita dopo i clamori sul caso eluana che aveva compattato la maggioranza e portato ad una rapida approvazione al Senato, ora deve affrontare delle difficoltà della Camera dove anche il ruolo del presidente Fini temiamo possa influire in maniera significativa viste le sue intenzioni espresse recentemente a Genova sul fine vita, Fini: «Cercherò di correggere il testo». Innanzitutto Ci sembra corretta la proposta del ministro Sacconi: scriviamo e approviamo subito una legge di due righe che salvaguardi l'obbligo di alimentazione e idratazione di tutti e lasciamo poi al parlamento il tempo di discutere della legge sul fine vita che noi invece auspicavamo approvata velocemente.
Certo un ritardo su una legge organica come quella uscita dal Senato che poteva far testo anche per altri paesi europei non è positiva soprattutto se fatta per le difficoltà di una coesione che si era espressa al Senato.
Anche sulla RU486 va dato merito al Ministro Sacconi di non arrendersi e cercare quelle vie che possano impedirne una diffusione trasformando cosi l'aborto in un sistema anticoncezionale e lasciano le donne sole.
I temi bioetici e la centralità della persona sono sempre più al centro e devono costituire la carta d'identità del pdl, nel pd l'anima cattolica e quella laica non hanno trovato un giusto equilibrio e si è scaduti in un fuorviante rilancio del tema della laicità sempre più inteso in senso laicista. A tal proposito vorremmo esprimere la nostra concordanza con Gasparri e Quagliarello che hanno risposto a Fini dicendo che la legge uscita dal Senato non è clericale e che è stata frutto di un libero dibattito al Senato che ha espresso la posizione maggioritaria sia del pdl che del Senato stesso. Già altre volte il presidente Fini si è espresso sulla laicità del Parlamento confondendola laicità con laicismo. La sfida del pdl è trovare nella difesa dei diritti inalienabili della persona e nel rilancio di una laicità adulta quella composizione delle sue diverse anime senza cadere negli errori che hanno minato la costruzione del pd

martedì 4 agosto 2009

Persecuzione dei cristiani e pericolo fondamentalismo islamico

Sempre più si hanno notizie di massacri perpetrati contro le comunità cristiane in vari parti del mondo, nelle Filippine dove è stata fatta esplodere una bomba davanti ad una chiesa, in Iraq dove continuano ad essere uccisi i cristiani, in Pakistan dove sono state bruciati vivi diversi cristiani e le loro case, in India da parte degli indù fondamentalisti, in Vietnam dove il governo ha fatto arrestare i cristiani che protestavano per avere una nuova chiesa. Nonostante la diversità delle cause e delle condizioni locali, si nota un particolare problema legato al fondamentalismo islamico che si ispira ad Al Qaeda che in Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Somalia ecc cerca di imporre la sharia e di reclutare giovani per le proprie azioni militari (si veda la storia degli 11 bambini destinati a diventare kamikaze in Pakistan o il rapimento di ragazzi nei paesi africani per insegnargli la jihad), si prefigge di farli crescere in un brodo culturale che li sacrifica per fini di potere ed economici. Dove arrivano, vedi valli afgane o dello Swat o in Nigeria, la prima cosa che fanno è distruggere le scuole e imporre la sharia e le scuole coraniche. Tutto questo si accompagna poi al diffuso odio contro i cristiani che spesso vengono identificati come “amici degli occidentali” e vengono visti come un fattore di sviluppo (vedi il ruolo predominante nell’educazione e scolarizzazione) e di riscatto per i più deboli. I cristiani non devono cedere alla tentazione della vendetta, come aveva ricordato Benedetto XVI ai cristiani del Medioriente servono “comunità cristiane continuano ad essere comunità viventi e attive, decise a testimoniare la loro fede con la loro specifica identità nelle società che le circondano”. Certamente però vanno moltiplicati gli sforzi diplomatici per fare pressioni sui governi locali in modo che metteva in campo quelle risorse e forze di contrasto (legislative ma non solo) per provvedere loro difesa, come ha chiesto il ministro Frattini in più occasioni. Ma servirebbe un’azione forte e soprattutto comune da parte dell’Europea a tale riguardo.
Bisogna guardare questi fenomeni con un occhio globale e non limitato a singoli episodi, infatti tutti questi gruppi che operano dalle Filippine al Pakistan alla Nigeria fanno riferimento ad Al Qaeda e i predicatori dell’odio sono formati nelle stesse scuole coraniche ed esportati dove servono. In particolare preoccupa la situazione dell’Africa dove senza che nessuno alzi la voce si moltiplicano gli stati in cui il fanatismo islamico cresce e prende potere Sudan, Somalia adesso la Nigeria a rischio anche Kenya dove già ci sono stati nel passato attentati e Mauritania. Come diceva CamilEd su Avvenire c’è un pericolo di un arco integralista che cerca di conquistare l’Africa e i primi ad essere colpiti sono i cristiani. Non bisogna sottovalutare questo disegno egemone che appare più evidente in Asia e che vede ancora sacrificate le comunità cristiane che come ben descrive Andrea Lavazza su Avvenire sono “diventate in alcuni Paesi l’obiettivo privilegiato dei radicali e dei fanatici alla caccia di un gruppo ben identificabile su cui scaricare tensioni e pulsioni, al quale addossare responsabilità per situazioni di crisi.” Il rischio che i cristiani spariscano da alcune regioni è grave e impoverirebbe gli stessi paesi dove sempre i cristiani contribuiscono alle comunità in cui vivono. Cresce una cultura dell’odio che prima o poi toccherà direttamente anche noi , non dobbiamo disinteressarci dei nostri fratelli cristiani nel mondo. Serve poi fare ombra alla violenza, riprendere a parlare dei segni positivi e di speranza, ripartire da essi per costruire una società più giusta, fondata sulla libertà di religione e in cui vengano rispettati i diritti perché come diceva Giovanni Paolo II non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono. Il nostro agire non è indifferente davanti a Dio e per lo svolgimento della storia (Spe Salvi).

venerdì 31 luglio 2009

In italia continua lo scontro tra due diverse visioni della vita

Due recenti fatti mostrano come in Italia continui lo scontro tra due diverse visioni della vita. Alla Camera recentemente è stata approvata la moratoria sull’aborto forzato, BENISSIMO! in quest'ottica non ci interessano le polemiche di chi anche pro-life mischia tutto e dice che ci si è dimenticati la condanna all’aborto volontario o continua a concentrarsi sulla legge194, che è e rimane una legge ingiusta, ma se l'obiettivo è difendere la vita allora prioritatio è farne percepire la meraviglia, la sacralità, quell'immagine di Dio che si riflette fin dall'inizio in ognuno di noi (salmo 138). L’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato la commercializzazione della Ru486.La verità sulla RU486 è la sua pericolosità per la salute della donna: sono più probabili infezioni, emorragie e shock settici, danneggia il sistema immunitario della donna, il tasso di mortalità è dieci volte maggiore. Ma tutti questi aspetti non sono stati sufficienti per attuare un minimo concetto di precauzione a difesa delle donne, perché c’è una componente ideologica che continua a voler estendere la pratica dell’aborto. Significativo è l’aspetto economico, infatti il farmaco con un prezzo esiguo sarà accessibile a tutti soprattutto alle giovanissime. La donna sarà caricata di tutta la responsabilità dell’aborto. Forse si poteva fare di più nella sensibilizzare sulle conseguenze e i rischi delle pillole abortive Norlevo e RU486 , se non si e' riusciti ad impedire l'introduzione della RU486 e preparare quella rivolta politica, morale e religiosa come chiede Ferrara dal Foglio e che purtroppo non si vedra', più drammatico rimane il silenzio della classe medica. L'approvazione della commercializzazione dell'RU486 segna una svolta negativa che infatti tra l'altro non vede coinvolta la classe medica e gran parte dell'opinione pubblica non sufficientemente sollecitata su tale argomento e sulle sue conseguenze sociali, prima fra tutte la banalizzazione dell’aborto. Ha ragione Ferrara, citando l'Humane Vitae, sono le pillole a fare la storia delle relazioni umane e della stessa spiritualità. Questa vicenda deve richiamare tutti alla responsabilità educativa, l’aspetto culturale e formativo-educativo è sempre più prioritario e decisivo anche al fine di creare quella coscienza nell’opinione pubblica che dovrebbe portare ad una mobilitazione e rifiuto di certi farmaci. La delibera della Camera devo far riflettere, far scrivere che l’Italia è contro l’aborto forzato è un risultato positivo, anche e soprattutto sul piano culturale, bisogna cogliere quei segnali nella società che incominciano a preoccuparsi del fenomeno aborto esteso soprattutto tra le fascie piu deboli in questo momento di crisi economica e che devono spingerci ad un azione culturale che aggreghi, non ci si divida più su schemi ideologici. Mostriamo la bellezza della vita umana, sul rimettere al centro la ragione, sul riflettere sull'importanza anche economica di fare figli, sulla irrazionalità di uccidere il nostro futuro, sopprimere una vita umana indifesa. Come ha scritto ancora una volta Benedetto XVI nell'ultima enciclica "Senza verita` si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perche´ non interessata a cogliere i valori – talora nemmeno i significati – con cui giudicarla e orientarla. La fedelta` all’uomo esige la fedelta` alla verita` che, sola, e` garanzia di liberta` (cfr Gv 8, 32) e della possibilita` di uno sviluppo umano integrale." L'educazione e' quella forza debole che può e deve essere usata per incidere sulla mentalità della gente sul tema dell'aborto e dei temi etici.

mercoledì 29 luglio 2009

Guerra ai talebani per liberare i bambini dalla cultura della morte

Ecco una notizia che andrebbe messa su tutte le prime pagine dei giornali: 11 bambini kamikaze liberati in Pakistan.
Si parla sempre della guerra sottolineando giustamente i suoi effetti devastanti su popolazioni e territori, la guerra non risolve mai i problemi e la situazione in Afghanistan ne è la prova, nonostante gli indiscussi successi sul piano delle libertà civili e della democratizzazione.
Si deve affiancare all’intervento militare un adeguato piano di ricostruzione di infrastrutture, scuole, servizi primari che devono diventare una priorità come sottolineato dal Ministro Frattini.
La notizia della liberazione di bambini e ragazzi dalle mani dei talebani, destinati al suicidio-omicidio dopo un lavaggio del cervello ancor più miserabile perché agisce si più deboli nessuno lo enfatizza ma merita di essere sottolineata. Da sola fa comprendere la necessità di opporsi con fermezza e senza esitazioni a certe ideologie che degradano le persone e le società. Stupiscono ad esempio le esitazioni di chi vorrebbe demagogicamente presentarsi come paladino dell’occidente e poi non vuole rischiare nulla per difenderne i valori fondanti la dove più sono minacciati.
Bisogna liberare la popolazione dell’Afghanistan e del Pakistan dai talebani per ridare speranza e futuro ai bambini di quelle regioni perché non crescano in un brodo culturale che li sacrifica per fini di potere ed economici. Dove arrivano i talebani, vedi valli afgane o dello Swat la prima cosa che fanno è distruggere le scuole in particolare quelle femminili e imporre la sharia e le scuole coraniche che spesso altro non sono che mezzi per ideologgizzare i bambini all’odio e alla cultura della morte: i kamikaze appunto. Tutto nel silenzio generale.

Il Piano casa una legge da applaudire

Ci è sembrato che troppo poco si sia detto a riguardo ad un provvedimento che si potrebbe definire storico: il piano casa. Tutti, soprattutto nell’ambito del centrosinistra e da parte di alcuni ambienti cattolici, per anni hanno gridato all’emergenza casa, a volte in modo spropositato visto che il problema è reale solo nelle grandi città e tenuto conto che l’Italia è il paese col maggior numero di proprietari, circa l’80% della popolazione. Adesso che il governo, il primo dai tempi del famoso piano casa Fanfani, decide di stanziare soldi per 100.000 case e in particolare alloggi popolari che dovrebbero concorrere a calmierare i costi delle case e degli affitti, nessuno applaude. E' un provvedimento che va incontro alle esigenze delle famiglie numerose, delle giovani famiglie, degli stranieri e degli studenti fuori sede, eppure gli unici commenti sono stati i soliti ambientalisti che gridano alla cementificazione oppure quelli che criticano tanto per farlo decidendo di puntare sulla polemica che ogni regione gestirà a suo modo il piano casa. Noi siamo favorevoli ad una gestione regionale, più vicina alle esigenze del territorio e ci saremmo aspettati dall’ambito cattolico e sindacale un plauso alla legge e un giudizio per una volta sull’oggetto al posto che sul soggetto. La legge inoltre finanzia e agevola gli ampliamenti alle ville e permette di rimettere in moto il comparto edilizio, uno dei più colpiti dalla crisi economica.

Insomma finanziamenti alle famiglie e a favore della ripresa economica: noi applaudiamo a questa legge.

mercoledì 15 luglio 2009

I soliti scoop-esperimenti a caccia di fondi

Ecco una nuova notizia "scientifica" dei soliti noti, visto che sono gli stessi della pecora Dolly e dell'embrione chimera. Ricerche pubblicizzate sulla stampa prima che esperti e scienziati possano valutarne i risultati non ancora pubblicati, ricerche si spingono sempre oltre il limite etico in quanto utilizzano embrioni , che muoiono, per la sperimentazione; in questo caso e' quasi paradossale uccidere un embrione per ottenere sperma da utilizzare per creare un nuovo embrione.
Inoltre si dice che lo scopo e' combattere la sterilità, ma non è così. non sono ricerche e studi che ne combattono le cause. Questi esperimenti non etici non garantiscono alcun risultato anzi gli stessi scienziati ammettono che le cavie, ottenute con quello sperma ricreato in laboratorio, sono morte quasi subito. Come non ricordare lo scandalo in Corea del Sud delle ricerche sulla clonazione presentate come grandi scoperte scientifiche e poi risoltosi come una grande bugia col solo scopo di reperire fondi alla ricerca? Perché non ricordare come proprio dalla Gran Bretagna continuino ad arrivare "notizie" su ricerche su embrioni e embrioni-chimera mentre le più recenti scoperte mostrano i grandi vantaggi e i successi risultati dalla ricerca sulle cellule staminali adulte piuttosto che su quelle embrionali? Perché continue campagne d'informazione su pillole varie senza parlare dei loro rischi e conseguenze sulla fertilità sia femminile che maschile (recenti studi mostrano che i principi attivi delle pillole si ritrovano in diverse falde acquifere). Perché non parlare di una corretta prevenzione dei fattori di rischio che possono portare all'infertilità? Perché non investire sulle tecniche che realmente aiutano a superare i problemi di sterilità?
Ci sembra che lo scopo di questi scoop-esperimenti serva solo per avere pubblicità e quindi nuovi fondi più che cercare di risolvere le malattie o i problemi in maniera seria ed efficace. Tendono sempre a seguire quella logica che separa l'atto sessuale dall'atto procreativo, una sessualità separata dall'apertura alla vita che tende ad essere usata e proposta solo come atto sessuale, come detto da Benedetto XVI nella Deus Caritas Est "L'uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell'eros può dirsi veramente superata, quando questa unificazione è riuscita. Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità. E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza."(n5). Come affermava Paolo VI nell'Humane Vitae l’atto coniugale ha due significati, unitivo e procreativo e "mentre unisce con profondissimo vincolo gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi iscritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna. Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità"(n12). Quindi per sua natura l'uomo è chiamato a compartecipare all'opera creatrice e dare un proseguimento alla storia nella generazione di nuove vita umane, eliminare questo suo ruolo ne limita anche l'umanità. Tutte queste ricerche temiamo siano orientate e vadano nella direzioni di idee della sessualità dove si negano addirittura la natura di donna e uomo e la loro specificità confondendola con l'idea di gender, sostenendo cioè ricerche ad hoc per chi vive una sessualità intrisicamente chiusa alla vita.